LECCO – Riceviamo e pubblichiamo la lettera inviata dall’agronomo ed ex consigliere comunale Giorgio Buizza:
“Siamo a Lecco in Piazza Mazzini. Ci troviamo davanti due alberi di Cedrus atlantica var. glauca, specie originaria dell’area dell’Atlante (nord africa). Anche qui storie di migrazioni, ma parliamo di piante e di 3 secoli fa.
Il monumento a Giuseppe Mazzini, – opera di Francesco Modena, donato al Comune da Giuseppe Gasparotti, inaugurato il 6 ottobre 1957 – è seminascosto dalle fronde di uno degli alberi piantati contestualmente alla ristrutturazione della piazza avvenuta in quel periodo pochi anni prima della copertura di questo tratto di Caldone.
In via Mazzini, dal 1927 al 1953, fermava il tram urbano che collegava Malavedo con Maggianico passando per il centro di Lecco. Nello stesso punto fermava anche la linea della tramvia per Erba/Incino (foto 1 e 2) anch’essa soppressa nel 1953.
Un altro dettaglio può essere interessante: negli anni 30, intitolato a Arnaldo Mussolini, fratello del Duce, fu piantato un abete in una aiuoletta triangolare, circa dove oggi c’è la pensilina dei bus (foto 3). Le cronache dell’epoca l’anno denominato “pino”, in realtà si trattava di un abete che ha avuto vita difficile in mezzo al traffico e all’asfalto.
I nostri padri hanno ritenuto di onorare Mazzini intitolandogli la Piazza e piantandovi tre cedri disposti a triangolo secondo lo schema utilizzato per la formazione delle tre aiuole verdi e dei vialetti di attraversamento (foto 4 – il monumento a Mazzini non c’è ancora).
Al centro è poi sorta una pensilina destinata ad ospitare gli utenti del servizio pubblico, opera pregevole di arredo urbano del tempo, in ferro robusto, a ricordare l’attività lavorativa alla base dell’economia lecchese. A quei tempi sarà stato considerato un evento eccezionale piantare tre alberi esotici (di origine africana) visibili a quell’epoca solo nelle ville dei ricchi e dei potenti, non certo nelle aree pubbliche dove ci si doveva accontentare di platani, olmi, tigli, ippocastani e poco altro.
Il monumento a Mazzini compare dunque dopo la sistemazione della piazza nel 1957 per opera degli esponenti del Partito Repubblicano Italiano (PRI): l’epitaffio sul monumento è di Giosuè Carducci. Nel pozzetto antistante il basamento è installato un faro per dare luce notturna al monumento. Da troppi anni Mazzini dorme sonni tranquilli al buio, coperto in parte dalle fronde del cedro e sostanzialmente defilato alla vista dei passanti.
Perché ne parliamo? É indispensabile che i cittadini conoscano la loro città e gli elementi verdi che caratterizzano certi angoli a cui abbiamo ormai fatto l’abitudine al punto da non riconoscere più la loro bellezza, l’origine e la consistenza; ce ne accorgiamo solo quando qualcuno decide di alterarli.
Qualche hanno fa uno dei tre grandi cedri è seccato. Probabilmente le sue radici hanno occupato tutto lo spazio disponibile nell’aiuola diventata troppo piccola; forse il ripetersi di estati molto calde ha provocato il disseccamento dell’albero, mai sostenuto da irrigazioni di soccorso. Secondo logica ci si poteva aspettare che venisse sostituito con un nuovo albero di cedro riproponendo l’impianto originario, ma così non è stato.
Ora rimangono due piante: belle, sane, forti, maestose, profumate. La piazza è diventata, più che un luogo di aggregazione, un luogo di transito caotico e di parcheggio a volte incontenibile. Qualcuno ricorderà quando la Piazza Garibaldi era accessibile alle auto: c’erano persino i clienti della Banca Popolare di Lecco, e non erano pochi. Nonostante ciò si decise di liberarla dalle auto in transito e in sosta (programma realizzato solo in parte).
Ora è in atto uno sforzo congiunto dell’Assessorato ai LL.PP. e della Società Linee Lecco che operano in perfetta sintonia, per razionalizzare i parcheggi del centro città e per farli rendere in termini economici.
Da sottolineare che Linee Lecco ha il compito istituzionale di portare in centro i mezzi pubblici lasciando le auto private in periferia come fanno in tutte le città evolute del mondo.
Nel caso di via Sassi, grazie alle rimostranze dei cittadini, le pretese sono state leggermente ridimensionate a favore della salvaguardia di due alberi esistenti.
In piazza Mazzini, non essendosi potuto realizzare un incosciente autosilos sotterraneo, programmato alcuni anni fa e poi cancellato per ovvii problemi idrogeologici, si prevede che gli spazi di parcheggio siano razionalizzati in superficie. Le auto in centro città, per alcuni, sono una esigenza vitale. Più si promettono possibilità di sosta e più si spreca tempo per trovare un posto (introvabile) per sostare. Per soddisfare questa esigenza una risposta c’è: moderna e risolutiva: togliere le aiuole, il prato e gli alberi e definire gli stalli con le righe multicolori e con le sbarre.
Ecco perché bisogna stare attenti a quei due – i cedri rimasti – potremmo non vederli più. Apprezziamoli finchè siamo in tempo. E che Mazzini ci aiuti”.
Giorgio Buizza