Postini sul piede di guerra: sabato sciopero in piazza

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LECCO – Scendono in piazza i postini lecchesi,  nella mattinata di sabato, 16 giugno, con una manifestazione-presidio nell’area adiacente l’ingresso dell’Ex-Piccola (Via Ghislanzoni angolo Via Amendola) dalle 9.30 alle 12.00, organizzata da CONFSAL Comunicazioni, CISL-SLP, UGL-COM e UIL.

L’intento dei promotori è quello di  sensibilizzare la popolazione circa le problematiche che il settore di recapito di Poste Italiane sta attraversando in questa difficile fase socio-economica.  Oltre ai problemi interni i postini si lamentano anche per le difficoltà che riscontrano nel fornire un servizio adeguato alla popolazione, a causa della mancanza di personale e all’inefficienza del sistema di gestione.  E prendono come esempio sil territorio lecchese i disservizi accaduti nel corso degli ultimi mesi.

Nel comunicato dei sindacati si Legge: “Soprattutto in Lombardia il settore vede una condizione di calo strutturale del prodotto senza che l’Azienda faccia nulla per acquisire nuove commesse o riqualificare il settore con nuove lavorazioni. Per portare un esempio, presso il Centro Postale di Via Lamarmora era presente la cosiddetta “Accettazione” che permetteva alle aziende locali di poter spedire comodamente le proprie missive; ora le aziende sono costrette a portare i propri invii presso i Centri Postali fuori provincia o, in alternativa, ai competitori di Poste Italiane. Doveva decollare il nuovo servizio di consegna raccomandate “inesitate” presso il Centro Postale di via Lamarmora, ma il servizio è inspiegabilmente ancora espletato dall’ufficio di Lecco in Via Dante. Siamo ancora in attesa della costituzione di alcuni “siti industriali” che consentirebbero lavorazioni più sicure ed efficienti per garantire il miglior servizio alla popolazione ed alle aziende della provincia. Nel frattempo questi lavoratori sono costretti in condizioni estremamente disagevoli e prive delle più elementari norme di sicurezza (Caloziocorte e Barzanò)”.

Sempre nella nota stampa i lavoratori del settore recapito rivendicano “la garanzia di poter offrire un Servizio Universale degno di questo nome, mentre i manager aziendali sono solo concentrati sulla contrazione dei costi di gestione. Si preoccupano solo di far smaltire le ferie residue dei lavoratori senza preoccuparsi che intere zone di recapito restino prive di presidio oppure garantendo il “minimo indispensabile” pensando di poter gestire con scuse al limite del ridicolo le innumerevoli e motivate lamentele della clientela-utenza. I mezzi aziendali sono ormai in condizioni fatiscenti e rischiano di essere estremamente pericolosi sia per il conduttore che per strutture, autoveicoli, terzi. La cultura della sicurezza è ormai solo nelle parole e nei manifesti che tappezzano i muri dei siti produttivi: Dispositivi di Protezione Individuale inesistenti o obsoleti. E’ stato di recente presentato un progetto di nuova ristrutturazione che potrebbe prevedere a breve il recapito a giorni alterni nelle località a bassa densità abitativa e nelle zone rurali. Ai lavoratori vengono richieste prestazioni anche al di là dei limiti contrattuali e dei limiti orari previsti per legge, per espletare anche mansioni non previste solo per mascherare la carenza di personale che è la principale causa dei disservizi cui la popolazione è ormai condannata (A Merate i portalettere anticipano il loro orario per ripartire la corrispondenza, che poi devono recapitare e prolungano per le operazioni interne successive al recapito)”.