“Sinestesie”, a Castello di Lierna mostra d’arte contemporanea

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LIERNA – Mostra d’arte contemporanea, dall’11 al 25 giugno per iniziativa della Pro loco, in località Castello di Lierna. “Sinestesie” è il titolo della rassegna espositiva, il cui vernissage è previsto per le ore 18 di sabato 11. Esporranno Elena Carozzi, Ernesto Longobardi, Lorena Olivieri, Ciro Bonsanto, Fabrizio Martinelli, Anna Turina e Raffaella Manzini.

La mostra potrà essere visitata nei fine settimana dalle ore 14 alle 23, gli altri giorni dalle 20 alle 23.

“Sinestesia – scrive Daniele Tentori – quel punto in cui tutto può, finalmente, accadere, dove la creazione non si presenta tanto come espansione creativa, ma come ascolto di qualcosa di non ancora esistente. Sinestesia, qualcosa che si sprigiona da un ritrarsi, da un farsi da parte, da un cedere spazio”.

“E, nello stesso tempo, lo spazio che così si cede – aggiunge – quale potrebbe essere se non l’unico spazio che si è creato in questa entità senza tempo e senza spazio che è l’“insieme”, prima che la percezioni si differenzino? Ecco, tutto nasce dal ritrarsi del soggetto che lascia essere l’insieme delle cose, l’articolazione, il movimento interno di tutte le caleidoscopiche figure attraverso cui si dà l’esperienza estetica, il complesso degli eventi che da sempre abitiamo”.

Ecco allora, qui di seguito e sempre nel testo scritto da Daniele Tentori, le chiavi di lettura delle opere realizzate dagli artisti che esporranno a Lierna.

Sinestesie_mostra-arte_Lierna (2)“Lo sfondo monocromo proposto da Ciro Bonsanto ci proietta in un mondo ideale dove sottili righe nere permettono alle figure di formarsi su un campo bianco. La sottrazione del colore, quindi, dà forma alla vita, rappresentata come un positivo stare insieme. La scena è dominata da due sentimenti contrastanti,  caratterizzati da due opposte forze: centrifuga o centripeta. Le figure a margine vengono trascinante all’esterno, estirpate dall’insieme, oppure sono da questo attratte e accolte?”.

Ernesto Longobardi e Elena Carozzi proporranno un video che è un’esperienza di purificazione dagli elementi materiali, per giungere a ciò che non è rappresentabile. “Ciò è possibile – osserva Tentori – dopo un attento processo di sottrazione: è il ritirarsi da ciò che è superfluo per raggiungere l’essenza originaria del nostro essere, in un non tempo dove suono e forma prendono corpo in un unisono. Ci si trova quindi immersi in acqua dove, nella leggerezza del non-suono, è permesso solo l’ascolto”.

La Carozzi, membro del gruppo Double Dark Room, e Longobardi con le loro opere e installazioni multimediali sondano la sinestesia tra componente visiva e sonora.

La composizione materica e colorata di Mabò (esperienza artistica nata tra Raffaella Manzini e Ciro Bonsanto) trasmette un senso di energica decisione e al contempo leggero movimento. Chiede rispetto soprattutto da chi la guarda, perché non obbliga a fermare il pensiero ma lo stimola e lo libera verso caleidoscopiche figure, frutto della fusione delle nostre più intime sensazioni.

E ancora: “La ricerca dell’equilibrio è una delle caratteristiche del percorso artistico di Lorena Olivieri – osserva Tentori – che in questa occasione ci offre un’opera delicata e silenziosa. I tratti semplici, che si svolgono tra il gioco ponderato di colore e spazi bianchi, danno origine a due figure simili, autonome tra loro, ma che cercano se stesse, si cercano tra loro e cercano di risolvere il loro dubbio. Sono mute, ma si parlano attraverso il giallo oro”.

“L’elemento fisso dello spazio è attraversato dallo scorrere del tempo. La staticità della materia ci spinge a muoverci con la mente per pensare, ipotizzare, decifrare come ha vissuto o è stato vissuto questo spazio. L’opera è silenziosa, per permetterci di chiedere, di supporre, di dialogare con l’ospite. È un rapporto diretto che ci coinvolge completamente. Anna Turina ci regala molto più che niente”.

“Vezzo 2 – conclude Daniele Tentori – accosta elementi appartenenti a piani sensoriali diversi. Un pezzo di sbrindellato vetroresina, quasi fosse stato strappato, aggredisce con le sue fibre le forme sinuose del ferro. Colori accesi invadono la monocromia, colpendola al cuore. Il vecchio “ferro”, elegante e sottile, convive con la moderna “plastica”, abbozzata e ruvida. È una lotta tra elementi, tra generazioni, è un conflitto tra spazio e tempo, è il nostro mondo, è il singolare-plurale che si amalgama in un tutt’uno”.