Atletica, doping. I lecchesi: “Polverone inutile. Ecco perché”

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LECCO – Grande risalto mediatico in questi giorni alla notizia del deferimento di 26 atleti della Fidal (Federazione Italiana Atletica Leggera) da parte della procura antidoping della Nado, la stessa che per altri 39 atleti ha chiesto l’archiviazione.

Un gran polverone sollevato che a distanza dello scandalo doping in Russia e Kenia, getta ombre anche sulla Federazione Italiana. Tuttavia è giusto precisare che in questo caso non si tratta di doping ma di violazioni degli articoli: 2.3 (eluso controllo) e 2.4 (mancanza reperibilità). In buona sostanza, gli atleti, che sono tenuti a comunicare gli spostamenti che prevedono di effettuare per essere sempre a disposizione a fronte di eventuali controlli antidoping a sorpresa, in alcuni casi non lo hanno fatto.

sandro_marongiuIl primo che alza uno scudo in difesa degli atleti italiani è un guru dell’atletica lecchese e non solo: Sandro Marongiu, che spiega: “Conosco personalmente moltissimi degli atleti coinvolti e presumo che da parte loro ci sia stata solo negligenza”. Poi suggerisce: “Resta tuttavia una domanda: invece di rendere così complicate le cose, visto che un atleta deve essere disponibile 24 ore al giorno tutti i giorni comunicando quotidianamente i propri spostamenti, non sarebbe più semplice che sia la procura antidoping a chiamare a sorpresa il singolo atleta quando intende effettuare un controllo? A quel punto l’atleta deve essere raggiungibile nel giro di pochissime ore dagli addeti che provvederanno ad effettuare i controlli. In questo modo, se l’interessato non si dovesse far trovare, allora sì sarebbe giusto far scattare la squalifica”.

Autotorino Presentazione Skyrunning Michele Fontana (6)Tra gli atleti di punta del territorio lecchese ai quali abbiamo chiesto un’opinione abbiamo c’è Michele Fontana (sette volte campione italiano di categoria e 8° classificato ad un campionato europeo Under 23 di corsa campestre). “In questi giorni non si fa altro che parlare di atletica, ci si ricorda di parlarne solo in occasione di grandi manifestazioni o di casi di doping (o presunto) come in questo caso – spiega il forte atleta – Come disciplina siamo messi in croce mentre in altri sport non c’è tutto questo accanimento. Certo, forse c’è stata negligenza da parte degli atleti ma basta un giorno che non hai il collegamento internet, qua in Valsassina capita ad ogni temporale, e non puoi comunicare i tuoi spostamenti del giorno successivo e sei passibile di deferimento. Ovviamente se gli atleti fossero stati avvisati sin da subito di una qualsiasi mancanza, sarebbero stati più attenti a dare le comunicazioni dovute, ma da qui a squalificarli per due anni c’è ne passa. E’ come voler mettere sullo stesso piano chi parcheggia in divieto di sosta a chi sorpassa con la striscia continua”.

Francesco BonaDa par suo Francesco Bona (campione italiano Assoluto di mezza maratona e vice campione di maratona dove ha vestito anche la maglia azzurra nonché bronzo ad un mondiale militare sulla distanza) commenta: “Sicuramente ci sono state delle mancanze da parte degli atleti perché se un regolamento dice che devi comunicare i tuoi spostamenti sei tenuto a farlo. Ma la colpa non è solo degli atleti perché anche la Federazione e il Coni avrebbero dovuto avvisare delle mancanze. E’ capitato ad alcuni atleti che conosco di aver dato le indicazioni corrette relative ai propri movimenti ma che, per un motivo o l’altro, non sono state trasmesse agli uffici competenti. In casi simili l’atleta in questione ha avuto subito l’opportunità di chiarire senza doversi difendere a distanza di anni ed essere additato come atleta che si è nascosto perché dedito all’uso di sostanze dopanti”.

Valeria RoffinoValeria Roffino (quindici titoli giovanili vinti più due Assoluti) dichiara: “Ho fatto parte anche io del sistema e non voglio giudicare nessuno perché siamo professionisti e quindi è il nostro lavoro. Però è capitato anche a me, a volte, di dimenticare di comunicare la mia reperibilità. Certo qualche volta in un anno, non tantissime, ma la sostanza non cambia. Ci sono giorni che non stai nemmeno bene ed è l’ultimo pensiero che ti passa per la testa quello di accendere il pc e compilare i dati richiesti. Per esempio a me è capitato, durante un raduno in Trentino, di non riuscire a completare l’operazione richiesta, era il primo del mese e nel sistema continuava ad uscire il giorno 32, che non esiste! E quel problema al sistema non mi permise di mandare i dati. Si sta facendo una grande confusione, qua si paragona una mancata reperibilità al doping… sono due cose estremamente diverse ma per fare audience si preferisce mettere tutto nello stesso calderone e sollevare più polvere possibile. Conosco personalmente moltissimi degli atleti coinvolti e sarei pronta a mettere non una ma entrambe le mani sul fuoco”.

Elena Bonfanti 2Sulla stessa linea d’onda Elena Bonfanti (22 podi ai campionati italiani, primatista italiana Assoluta e Under 23 della 4x400m): “Si sta facendo una grande confusione. Anche questa mattina sentendo la radio non si faceva altro che parlare dello scandalo doping che ha colpito l’atletica italiana. A me sembra che si voglia alzare un gran polverone per far vendere i giornali e alzare l’audience delle trasmissioni. Non si tratta assolutamente di accuse di doping ma di mancata comunicazione di reperibilità da parte degli atleti. Io stessa devo comunicare dove e quando possono trovarmi per un eventuale controllo. Per ora non ho mai avuto nessun problema, certo che dover segnalare sempre dove ci troviamo e anche l’orario è una cosa impegnativa e per quello di solito io metto sempre l’ora in cui mi sono appena svegliata e non ho ancora iniziato la mia giornata di lavoro. Del resto l’imprevisto può sempre succedere e se tu avevi detto che ti trovavi in un posto e per qualsiasi motivo devi recarti in un altro e ti arriva un controllo a sorpresa e non ti trova, ti viene attribuito un controllo mancato”.

Hamed El MazouryStesso pensiero per Hamed El Mazoury (svariati titoli giovanili tra cross e pista  argento ai campionati europei Under 23 sui 1000m): “E’ un casino, non è possibile… E’ vero che siamo atleti professionisti ma bisogna capire che per gare o allenamenti siamo sempre in giro. Basta dimenticarsi un giorno di comunicare dove ti dovresti trovare il giorno successivo ad una certa ora che automaticamente passi per colpevole. Se il sistema avesse funzionato e chi doveva vigilare avesse avvisato gli atleti della loro mancata comunicazione, penso che tutti sarebbero stati più attenti, invece so di atleti che si vedono contestati moltissimi casi di mancata comunicazione di reperibilità”.

Panizza056Infine, ma non da ultimo, Giacomo Panizza (campione italiano assoluto dei 400hs): “Mi da molto fastidio tutto questo polverone per nulla, si vuole far passare una mancanza da parte degli atleti con una sentenza di colpevolezza per doping che non c’entra nulla in tutta questa storia. Certo, qualcosa non ha funzionato come dovrebbe, il sistema? La federazione? Gli atleti? Diciamo che non c’è stata sintonia tra tutti gli attori coinvolti. Se io controllore so che tu atleta hai saltato un controllo, ti avviso e se tu atleta nonostante io ti abbia avvisato continui a fare finta di nulla, probabilmente qualcosa non ha funzionato, c’è stata superficialità sicuramente, ma da qua a scrivere che nell’atletica ci sono un numero di dopati ce ne corre. Però, si sa, per far ascolto e vendere giornali, bisogna sempre amplificare le notizie sbattendo il mostro in prima pagina a suon di titoloni che attirino l’attenzione della gente”.