LECCO – Tangenti in cambio di ‘favori’ che consentivano ad un’azienda di non pagare le imposte attraverso compensazioni tra quanto dovuto e ipotetici crediti nei confronti dell’ente previdenziale: questo sarebbe il meccanismo messo in atto da un pubblico funzionario e un imprenditore del settore edile.
E’ quanto scoperto dalle indagini della Polizia Tributaria della Guardia di Finanza e la Squadra Mobile della questura di Lecco che, congiuntamente, hanno portato avanti l’inchiesta sfociata oggi in due ordinanze di custodia cautelare nei confronti dell’imprenditore bergamasco (C.A.) e dell’attuale direttore dell’Inps di Sondrio, Angelo D’Ambrosio, fino al 2017 alla guida dell’Inps di Bergamo, ora agli arresti domiciliari.
Si concentrano in un anno, a cavallo tra il 2016 e il 2017, le verifiche attuate dagli investigatori di Finanza e Polizia, coordinati dalla Procura di Bergamo, e riguardano principalmente fatti accaduti nel territorio bergamasco.
L’inchiesta inizio da una precedente indagine, cominciata nel 2016 che aveva portato, già verso la fine del 2017, all’individuazione di un insidioso e subdolo sistema di frode ai danni dello Stato perpetrato da un gruppo organizzato che aveva replicato sistematicamente il ricorso alle indebite compensazioni d’imposta su numerose realtà economiche distribuite tra le province di Bergamo e Lecco, ma presenti anche in altre province del territorio lombardo, nonché in altre regioni italiane.
In quell’occasione fu arrestato Marco Sarti, consulente fiscale, classe 1960, residente a Lecco ma originario di Salerno, già gravato da precedenti specifici relativi a illeciti fiscali, accusato di aver occultato al fisco diversi milioni di euro attraverso operazioni fittizie.
“La nuova indagine è una costola della precedente inchiesta ed apre un filone inedito” spiega il tenente colonnello Antonio Gorgoglione, a capo del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Lecco.
Gli accertamenti delle forze dell’ordine avrebbero messo in luce una condotta non consona da parte del dirigente pubblico.“Il direttore forniva due tipi di aiuti – spiegano dalla Finanza – offrendo all’imprenditore notizie che non avrebbe dovuto avere, anticipando eventuali ispezioni e controlli da parte della pubblica amministrazione ed anche agevolando pratiche di rimborso all’impresa, compensando l’importo dovuto con ipotetici crediti su pratiche Inps”.
L’importo ‘risparmiato’ in un anno dall’impresa, secondo quanto verificato dagli inquirenti, si aggirerebbe intorno ad un milione e mezzo di euro. Ammonterebbe invece a 50 mila euro la somma dei ‘benefit’ (denaro contante, viaggi e altre utilità) offerte in cambio dall’impresario al direttore dell’ente pubblico. Finanza e Polizia avrebbero accertato e documentato almeno cinque episodi corruttivi in un solo anno.