Gilardoni. “Lavoratori psicologicamente devastati”

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Da destra il procuratore Antonio Chiappani e Marco Cadeddu, dirigente della Squadra Mobile
Da destra il procuratore Antonio Chiappani e Marco Cadeddu, dirigente della Squadra Mobile

 

LECCO – “Il nostro primo interesse era quello della tutela psicofisica delle persone coinvolte, era però necessario anche preservare la continuità aziendale di un’impresa che dà un reddito a centinaia di famiglie del territorio e che garantisce, con i propri prodotti, la sicurezza di strutture pubbliche come tribunali e aeroporti”.

E’ il procuratore Antonio Chiappani a fare il punto sul lavoro degli investigatori sul caso della Gilardoni Raggi X, all’indomani della chiusura formale delle indagini. Un’inchiesta partita dalle denunce dei lavoratori, 54 in tutto quelle esaminate dagli uomini della Squadra Mobile della Questura di Lecco, che hanno messo in luce i presunti maltrattamenti all’interno ditta di via Arturo Gilardoni.
Insulti, oggetti scagliati contro i lavoratori, addirittura morsi: quanto emergeva nei racconti dei dipendenti sarebbe stato provato dagli inquirenti attraverso documentazione audio e video fornita dalle maestranze ma raccolte anche dagli stessi agenti, monitorando con la propria strumentazione quello che accadeva all’interno dell’azienda. A questo si aggiungono le relazioni dei sanitari della direzione territoriale del lavoro dell’ATS (ex Asl) che ha preso parte al team coordinato dalla Polizia di Stato. Sono 22 i casi di lesioni, anche superiori ai 40 giorni di prognosi, accertati dagli agenti. 

“Una vicenda che ci ha toccato umanamente – ha spiegato il dirigente della Squadra Mobile, Marco Cadeddu – ci siamo trovati di fronte a persone molto provate dal punto di vista psicologico, devastate. Persone che stavano male, che hanno completamente stravolto la propria vita, la propria condizione di sé, il proprio stare al mondo”.

Il lavoro degli investigatori della Questura si è svolto tra il febbraio e l’estate dello scorso anno e si è concentrato su sei soggetti, iscritti nel registro degli indagati. Al centro dell’inchiesta vi è l’ex presidente Cristina Gilardoni, definita dalla stampa nazionale come la ‘nonna padrona’ in relazione ai racconti delle presunte vessazioni subite dai lavoratori, e il suo braccio destro, Roberto Redaelli, ex capo del personale, entrambi per l’ipotesi di maltrattamento nei confronti dei dipendenti dell’azienda. Sono indagati anche i due medici del lavoro di cui si avvaleva la Gilardoni, Stefano Marton e Maria Papagianni per “inosservanza degli obblighi inerenti alla funzione di medico” in relazione alle misure di tutela della salute psicofisica dei lavoratori.

 

Marco Cadeddu, dirigente della Squadra Mobile

 

Risulta indagato pure il nipote della donna, Andrea Ascani Orsini, socio di minoranza e direttore di produzione, per il mancato adempimento ad alcune normative sulla sicurezza e salute sul posto di lavoro per culpa in vigilando, così come l’ex presidente e il capo del personale, mentre ad Alberto Comi, ex direttore di Confindustria Lecco, viene contestato di aver svolto il ruolo di consulente del lavoro per l’azienda senza essere iscritto all’albo.

“Volevamo che la situazione di illegalità finisse – ha sottolineato il procuratore – sarebbe stato semplice intervenire con misure cautelari o interdittive, in questo modo però avremmo messo a rischio la continuità aziendale e gli interventi di fornitura e manutenzione di quegli impianti che garantiscono la sicurezza di tante strutture pubbliche del nostro Paese”. Un lavoro importantissimo quello svolto dalla Gilardoni complicato anche dal fuggi fuggi delle professionalità che negli ultimi anni hanno lasciato l’azienda mandellese.

La svolta è avvenuta con la sentenza del tribunale di lavoro di Milano che nell’ottobre scorso ha accolto l’istanza presentata dal nipote Ascani Orsini nei confronti della zia Cristina per distruzione di valore di impresa, contestando alla presidente una cattiva gestione dell’azienda. Il palazzo di giustizia milanese, come sottolineato dal procuratore Chiappani, avrebbe rilevato un’ “irragionevolezza gestoria” che avrebbe potuto mettere in pericolo le sorti dell’azienda mandellese. Azzerato il consiglio di amministrazione, ora la Gilardoni Raggi X è guidata dal figlio Marco che da subito ha ristabilito le corrette relazioni con lavoratori e sindacati.

“Abbiamo tutti operato in modo sinergico affinché non vi fosse un tracollo della situazione – ha concluso Chiappani – Il prefetto Lilliana Baccari in tutto questo ha svolto un ruolo eccezionale, ponendosi come interlocutore per lavoratori e sindacati, guardando anche all’interesse della sicurezza nazionale”.