Lacrime e ricordi alla veglia per Giorgia e Milena: “Sarete per sempre”

Tempo di lettura: 4 minuti

Gremita la chiesa parrocchiale di Paderno per la veglia funebre per Milena Marangon e Giorgia Cagliani

Don Gianni: “La cappella dell’oratorio resterà aperta tutte le sere fino al funerale per raccogliere pensieri, riflessioni e condivisioni”

PADERNO – La rabbia, la malinconia e la speranza. Sono i tre momenti che hanno scandito la veglia funebre che si è tenuta questa sera, martedì, in memoria di Giorgia Cagliani e Milena Marangon, le due inseparabili amiche di 21 anni unite anche nella morte. Sabato sera stavano raggiungendo a piedi il lungofiume di Brivio per partecipare alla festa del paese quando sono state travolte da un furgone condotto da un uomo di 34 anni, per cui il Gip ha confermato durante l’udienza di oggi la misura della custodi cautelare in carcere.

Don Gianni all’altare con la foto di Milena e Giorgia

Un impatto devastante con le due giovani studentesse universitarie morte purtroppo sul colpo. Conosciute ben oltre i confini di Paderno, appassionate entrambe di sport, Milena e Giorgia sono state ricordate nel momento comunitario voluto questa sera in chiesa parrocchiale dal parroco don Gianni De Micheli in attesa del via libera della magistratura per la celebrazione dei funerali. “In questi giorni ci siamo messi in ascolto ed è forse questo il senso più bello di essere comunità” ha detto il sacerdote rimarcando come la cappella dell’oratorio resterà aperta tutte le sere dalle 21, come da domenica a questa parte e fino alla celebrazione delle esequie, per raccogliere ricordi, pensieri, sorrisi di chi vuole custodire il ricordo di Giorgia e Milena.

Proprio dai primi messaggi, dalle riflessioni ancora a caldo e dai pensieri che si sono susseguiti in questi giorni sono nati le testimonianze lette dagli amici delle due ragazze, intervallate dai canti, intonati con forza e partecipazione dal coro parrocchiale e dai brani dei Vangeli scelti da don Gianni. “Siamo qui oggi per cercare una presenza e una speranza, consegnando allo stesso tempo le nostre fragilità, la rabbia, lo smarrimento e le paure – ha esordito il sacerdote, di fronte a una chiesa troppo piccola per contenere tutte le persone, tra cui anche i genitori di Milena e i nonni di  Giorgia che hanno voluto pregare per le due ragazze -. Siamo qui a consegnare questi momenti al Signore nella speranza che possano essere custoditi e anche trasformati”.

A essere consegnata per primo, simbolizzata da una pianta di cactus, la rabbia, rappresentata dai tanti pensieri che hanno animato la mente di tanti in questi giorni di dolore: “Perché è successo questo? Dov’era Dio? Perchè proprio a loro due, ragazze giovani e brillanti? Perchè erano al posto sbagliato al momento sbagliato?”

Un momento seguito da quello della malinconia, del senso di mancanza, di incompiutezza dato da un addio tanto violento quando improvviso: “Spero che in mezzo alle stelle vi sentirete a vostro agio e noi quaggiù avremo due luci in più da ammirare in cielo” hanno aggiunto gli amici consegnando all’altare, sotto la splendida fotografia delle due amiche, una pianta di rose.

Infine l’ultimo momento, quello della speranza, rappresentato da un bulbo che deve germogliare: “Spero con tutto il cuore che tu possa sentire tutto il nostro amore” le prime parole, seguite da una promessa, scandita con convinzione, quella di “vivere ogni giorno a pieno come avete fatto voi”.

Don Gianni ha poi voluto aggiungere una riflessione: “In questi giorni ci siamo messi in ascolto ed è forse questo il significato più profondo di una comunità, ovvero di essere un luogo in cui ci si ascolta, in cui si ascoltano desideri, attese, speranze, malinconie, rabbia, paura e sofferenza. E forse, se avessimo il coraggio di ascoltarci di più, faremmo passi insieme perché questo porta l’ascolto”.

 

Da questi momenti di comunità sono nati i pensieri condivisi nella veglia e ne nasceranno di nuovi: “La cappellina dell’oratorio è diventata il nostro polmone che ascolta: continueremo a trovarci davanti all’altare, con davanti i nomi di Giorgia e Milena e la loro immagine, per costruire memoria e custodire il ricordo. La memoria non è solo esteriore: è qualcosa che costruiamo con i sorrisi, le parole, gli abbracci e le emozioni. Giorgia e Milena saranno per sempre se daremo a ogni incontro, a ogni relazione la terra per crescere e germogliare e se sapremo consegnare qualcosa di significativo, ovvero tale da lasciare il segno. Anche di fronte alla nostra rabbia continueremo a metterci in ascolto, a essere amici, a cercare di trovare parole di vita e di Vangelo”.