Coronavirus. Nominata commissione regionale per verifiche sui decessi nelle Rsa

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L'assessore Giulio Gallera

La commissione sarà presieduta da Mauro Agnello. Gallera: “Da Regione disposizioni chiare sin dall’inizio”

Il dg di Areu Zoli: “Abbiamo vissuto una situazione veramente difficile, bellica”

MILANO – E’ stata nominata ufficialmente la commissione chiamata a fare luce sulla situazione nelle Rsa lombarde, in particolare modo sui casi di decessi. Presidente sarà Mauro Agnello, già direttore dell’Agenzia dei controlli sul sistema socio-sanitario Lombardo. Lo ha annunciato l’assessore Gallera in una conferenza stampa convocata alle 13 a Palazzo Pirelli insieme ai componenti dell’Unità di Crisi.

L’assessore Giulio Gallera

Gallera: “Da Regione subito direttive precise per affrontare l’emergenza nelle Rsa”

Compito della commissione, come specificato da Gallera, sarà quello di capire com’è stata gestita la situazione e cos’è successo nelle Rsa: “Ci tengo a precisare ancora una volta – ha dichiarato – che le linee guida, che risalgono al 23 febbraio, e le ulteriori delibere di marzo sono state chiare. Il trasferimento di pazienti Covid positivi nelle Rsa è avvenuto solo in strutture che avevano aree separate e autonome, anche dal punto di vista organizzativo e del personale, quindi non insieme ad altri ospiti già ricoverati. Il trasferimento è stato necessario, i nostri ospedali erano sotto pressione, non c’erano più posti ma c’erano persone da ricoverare e vite da salvare”.

Ospedali saturi: “Necessario il trasferimento di alcuni pazienti nelle Rsa con tutte le misure di sicurezza del caso”

L’assessore Gallera ha fatto alcune precisazioni sulle delibere approvate da Regione Lombardia proprio per la gestione dell’emergenza sanitaria nelle Rsa: “Già il 23 febbraio, proprio ad inizio emergenza, avevamo dato alcune linee guida chiedendo ai parenti di evitare visite ai cari ricoverati nelle Rsa. Personalmente ho ricevuto tantissime telefonate di persone indignate da questa cosa, ma lo abbiamo fatto proprio nell’ottica di tutelare le persone più fragili. L’8 marzo abbiamo chiuso le Rsa alle persone esterne specificano come avrebbero dovuto essere trattati gli ospiti con sintomi influenzali o positivi al Covid19. Sin da subito abbiamo avuto difficoltà perché se è vero che avevamo i tamponi (oltre 2 milioni quelli ordinati da Regione all’inizio dell’emergenza, ndr) avevamo un problema di reagenti – ha precisato – ma è anche vero che l’indicazione data era quella di isolare subito i pazienti con sintomi influenzali”.

Gallera ha continuato: “Il 23 marzo abbiamo fatto un’altra delibera, sulla quale, permettetemi di dire, si è fatta molta disinformazione: il portare i pazienti fuori dagli ospedali e collocarli nelle Rsa che ne avessero la disponibilità serviva per liberare spazi in presidi dove non c’era più posto. Ho personalmente visto al Pronto Soccorso di Lodi pazienti sdraiati nei letti della pediatria, per bambini, attaccati al respiratore”. 145 i pazienti ‘trasferiti’ come precisato da Gallera: “Tutti in fase meno acuta e non grave”. Infine, la delibera del 30 marzo, l’ultima, in cui Regione indica un protocollo preciso per il trattamento dei pazienti Covid nelle Rsa.

“La Lombardia ha dimostrato una grande resistenza”

“Il nostro obiettivo – ha concluso – è ed è sempre stato la salute di tutti i nostri cittadini. Quello che è accaduto nella nostra Regione ha i caratteri di una vera e propria guerra, impossibile fare paragoni con quanto successo in altre Regioni, per fortuna loro, aggiungo. Abbiamo dimostrato una grandissima resistenza e una grandissima forza. Sono certo che il lavoro della commissione nominata per le Rsa sarà valido per fare chiarezza”.

Il direttore generale di Areu Lombardia Dott. Alberto Zoli

Il Dg di Areu: “Abbiamo vissuto una situazione difficilissima”

Alla conferenza stampa era presente anche il Direttore Generale di Areu Lombardia, dott. Alberto Zoli che ha dato un’idea dell’emergenza vissuta anche dai soccorritori: “La situazione che abbiamo vissuto è stata molto difficile, i numeri parlano chiaro: si è passati da 13 mila chiamate al giorno a oltre 40 mila. Queso ci ha obbligato a mettere in atto adeguati sistemi di protezione. Abbiamo dimostrato una netta capacità di filtro delle chiamate, infatti sulle 40 mila pervenute nei giorni clou dell’emergenza, 5 mila sono state trasferite al 118. Talmente tante che, comunque, era difficile processarle tutte”.

Zoli ha parlato di una situazione ‘bellica’: “Si è passati da 300 casi di eventi respiratori infettivi totali il 19 febbraio a 1.509 casi il 13 marzo e 1.000 casi il 30 marzo. Sin da subito abbiamo messo in atto dei protocolli precisi che riguardavano anche il trattamento di pazienti nelle Rsa e nelle Residente per Disabili. Abbiamo soccorso ben sapendo che il punto principale era la capacità di trasferire il paziente in ospedale: nei momenti più bui abbiamo dovuto aspettare anche 4 ore di tempo fuori dal Pronto Soccorso prima di poter dare in carico il paziente, già assistito e soccorso da noi. Il sistema si è dunque trovato di fronte alla necessità di diluire il più possibile ma nei momenti critici ci siamo trovati di fronte gli ospedali saturi” ha concluso.