L’intervista all’infettivologa Piconi del Manzoni: “La fase 2? Affrontiamola senza paura, ma con rigore”

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La dottoressa Stefania Piconi intervistata a Mattino 5 all'inizio dell'emergenza quando ancora era in servizio all'ospedale Sacco di Milano

Arrivata dal Sacco di Milano a marzo in piena emergenza coronavirus, la dottoressa Piconi guarda con fiducia alla fase 2

“Rispetto all’inizio della pandemia, le nostre conoscenze cliniche sono sicuramente migliorate; ora abbiamo parametri clinici e biochimici che ci aiutano ad inquadrare velocemente il paziente”

LECCO – Arriva dall’ospedale Sacco di Milano e si è trovata a dirigere il reparto di Malattie infettive dell’ospedale Manzoni di Lecco in piena emergenza coronavirus. Stiamo parlando della dottoressa Stefania Piconi, che dal 9 marzo ha preso il posto dell’ex primario, il dottor Paolo Bonfanti, trasferito all’ospedale San Gerardo di Monza. A lei, una laurea in medicina e chirurgia nel 1992, una specializzazione in malattie infettive nel 1997 e un’altra in allergologia e immunologia clinica nel 2003, abbiamo chiesto di raccontarci come ha vissuto queste prime settimane in servizio all’Asst Lecco e quali sono gli scenari per l’immediato futuro, in vista della seppur graduale riapertura di diverse attività con la cosiddetta fase 2.

E’ entrata in servizio a marzo in piena emergenza sanitaria: che situazione ha trovato?
“Quando sono arrivata il 9 marzo alle Malattie Infettive dell’Ospedale di Lecco l’emergenza coronavirus era già iniziata da circa due settimane. Devo dire che sia a Lecco come a Merate erano già state messe in atto tutte le procedure organizzative e sanitarie necessarie per affrontare l’incredibile e-d esponenziale aumento di richiesta di posti letto.
Le mie difficoltà oggettive non conoscendo gli ospedali e i colleghi erano assolutamente evidenti, ma devo dire che in entrambe i presidi ho sempre incontrato operatori sanitari e colleghi sempre disponibili ad aiutarmi. In particolare i miei collaboratori delle Malattie Infettive (medici infermieri e OSS) si sono dimostrati da subito molto pazienti (nonostante la loro evidente stanchezza) e reattivi difronte alla mie continue richieste di aumentare l’attività quotidiana in risposta ad una domanda sempre più pressante”.

Come sta evolvendo la situazione negli ospedali della nostra Asst?
“Come a livello nazionale. Continuano lentamente a diminuire i pazienti Covid positivi sia come ricoverati che come arrivi in Pronto Soccorso. Allo stesso modo aumentano i guariti e diminuiscono i pazienti ricoverati nelle Terapie Intensive o che necessitano di ventilazione assistita non invasiva. Arrivati a questo punto anche negli ospedali di Lecco e Merate si sta studiando una strategia condivisa e comune per affrontare la fase 2 che sia in grado di riaprire alla popolazione e ricominciare a permettere l’accesso alle cure in sicurezza sia per i pazienti che per i lavoratori”.

Il coronavirus è un virus nuovo. Cosa sappiamo a oggi?
“Il COVID 19+ appartiene ad una famiglia di virus che in realtà conosciamo bene. Rispetto all’inizio della pandemia, le nostre conoscenze cliniche sono sicuramente migliorate; ora abbiamo parametri clinici e biochimici che ci aiutano ad inquadrare velocemente il paziente e soprattutto ci aiutano a trattare precocemente le complicanze a breve termine perché invece quelle a lungo termine devono ancora essere conosciute”.

Dal 29 partiranno anche nella nostra Provincia i test sierologici. Qual è la differenza rispetto ai tamponi? Cosa possiamo sapere grazie al tampone e cosa grazie a un test sierologico? 
“I tamponi e i test sierologici analizzano due aspetti molti diversi dell’infezione da Covid 19+. Con il tampone si amplifica, mediante una tecnica di biologia molecolare, il virus quindi la positività o negatività del tampone ci indica semplicemente se il virus è più o meno presente nelle alte vie respiratorie del paziente. I test sierologici, invece, cercano nel sangue dei pazienti la presenza degli anticorpi nei confronti del virus. Come per tutti i test sierologici anche in questo caso verranno cercate sia le IgM, espressione di una infezione in fase attiva e recente, che le IgG la cui isolata presenza è quasi sempre da ricondurre ad una infezione pregressa. Nella gestione dei pazienti come degli operatori sanitari, sarà utile combinare il risultato dei test sierologici all’esito del tampone naso-faringeo per inquadrare i casi guariti dai casi di pazienti in diverse fasi di malattia fino all’identificazione di quei pazienti guariti, ma che tuttavia continuano persistentemente a liberare, attraverso i secreti respiratori, virioni di Covid 19 e che rappresentano quei “super diffusori” che vanno a mio avviso attentamente valutati”

Sui test sierologi in particolare si fa un gran parlare ultimamente: qual è il grado di affidabilità?
“Sembrano test più affidabili dei tamponi anche se il loro grado reale di affidabilità non è ancora noto anche perché è una storia che dobbiamo ancora scrivere. Tuttavia, come le dicevo, cercano aspetti molto diversi. Con i test sierologici potremo dividere la popolazione ancora recettiva da quella già esposta, ma non saremo in grado di identificare i soggetti ancora in grado di infettare che in una logica di salute pubblica rimane l’aspetto a mio avviso più importante”.

Siamo in lock down ormai da settimane, ma il numero di contagi sale ancora. Si è capito da dove arrivano questi nuovi casi di positività al covid 19?
“Per quanto riguarda la nostra realtà i nuovi casi possono dipendere ancora dalla nostra vicinanza con la provincia di Bergamo o semplicemente dal fatto che sono aumentati notevolmente i numeri dei tamponi fatti”.

L’epidemia finirà solo quando verrà trovato il vaccino o il virus si attenuerà con l’estate così come l’influenza stagionale? A quali scenari, secondo lei, andiamo quindi incontro?
“Personalmente penso che come per qualsiasi altra infezione il vaccino rappresenta l’unica ed efficace risposta per ridurre ed arginare l’epidemia. Con un meccanismo oramai ovvio e noto a molti la vaccinoterapia riduce la numerosità della popolazione recettiva aumentando quella immune. Ovviamente la sua efficacia sarà tanto più evidente quanto più numerosi saranno i soggetti che accetteranno di sottoporsi al vaccino e anche per questo aspetto le confesso che penso che il futuro ci riserverà non poche sorprese. Riguardo alle variazioni climatiche, è abbastanza noto che alcune malattie infettive, comprese quelle virali, riconoscono degli andamenti stagionali, non posso che augurarmi che questo sia vero anche per il Covid 19 +”.

Il 4 maggio è dietro l’angolo. Si potrà davvero ripartire, per quella data, in sicurezza?
“Per me sì, se si rispettano le regole già ampiamente diffuse vale a dire mascherina per tutti, evitare assembramenti e mantenere la distanza sociale. Questo non vuol dire che sarà semplice ho sempre sostenuto che la fase di riapertura sarebbe stato più difficile sia da un punto di vista organizzativo che emotivo rispetto a quella di chiusura, ma ribadisco che arrivati a questo punto vada assolutamente affrontata senza paura, ma con rigore”.