Mascherine FFP2 cinesi non a norma ritirate anche dall’azienda ospedaliera di Lecco
Bandite dopo l’indagine della Finanza, ne erano state distribuite a milioni in tutta Italia.
LECCO – Erano state consegnate anche all’azienda ospedaliera di Lecco le mascherine cinesi, distribuite a livello nazionale, finite al centro dell’indagine della Guardia di Finanza di Gorizia che nei giorni scorsi ne ha sequestrati 60 milioni ancora giacenti in diversi depositi ubicati su tutto il territorio italiano.
Mascherine che, secondo gli accertamenti dei finanzieri, sono “risultate del tutto carenti dei requisiti necessari per essere considerati dispositivi di protezione”.
“Le analisi di laboratorio che precedettero i primi sequestri evidenziarono, infatti, che il coefficiente di penetrazione di questi dispositivi è decisamente superiore agli standard previsti – avevano spiegato le Fiamme Gialle – In alcuni casi, infatti, la capacità filtrante è risultata essere addirittura 10 volte inferiore rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate nella falsa convinzione che potessero garantire un’adeguata protezione”.
Le mascherine sequestrate sarebbero solo il residuo di forniture “per circa 250 milioni di pezzi ereditato dalla precedente gestione della struttura – nazionale – per l’emergenza” sottolineano dalla Guardia di Finanza.
Le strutture sanitarie ma anche enti di Protezione civile, in gran parte delle regioni d’Italia, stanno verificando se hanno a disposizione i modelli banditi di mascherina e li stanno ritirando. Anche l’azienda ospedaliera di Lecco, ricevuto l’avviso di Regione Lombardia, nei giorni scorsi ha provveduto a farle ritirare: si tratta nello specifico del modello Kn95 e ne sono state raccolte 25.259 tra quelle rese dai reparti e quelle che erano ancora in giacenza.