Metastasi, il commercialista delle slot al banco dei testimoni

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Tribunale di Lecco (1)

 

LECCO – Sono state le figure e le attività della DBM Electronics e della Rinnovo Immobiliari Srl protagoniste dell’udienza di martedì nell’ambito del processo Metastasi, durante la quale sono stati ascoltati i primi  testimoni portati in Aula dalle difese.

Di fronte al collegio giudicante presieduto dal giudice Enrico Manzi hanno così sfilato i testi portati dalle difese Giuliano e Camporini, legali di Gaetano Mauri, e Guglielmana, difensori di Claudio Crotta, chiamati ad inquadrare l’attività delle due società lecchesi gestite da Crotta insieme al socio Claudio Bongarzone. Nell’ipotesi degli inquirenti i due costituirebbero i prestanome di Mario Trovato, presunto boss della locale lecchese “sgominata” dall’inchiesta Metastasi.

Al banco dei testimoni si è seduta per prima Paola Mauri, figlia dell’imputato Gaetano Mauri, presunto socio occulto della DBM. Perito informatico, la donna ha raccontato dell’attività di famiglia all’interno della società fondata dalla  madre e che come oggetto sociale aveva inizialmente la riparazione di schede elettroniche. Poi la decisione di ampliare l’attività della società, con la specializzazione in apparecchi di intrattenimento (slot machine). “Mio padre è meccanico e ha sempre avuto interesse nell’occuparsi di macchinari e della loro riparazione – ha raccontato la donna al collegio – così dava una mano senza essere socio. Nel 2004 la società divenne Srl e io divenni socia. Purtroppo per alcune difficoltà abbiamo deciso di vendere la società nel 2008,  ma mio padre voleva continuare a lavorare nel settore e così mise in contatto i noleggiatori di slot machine con dei conoscenti, che venni a sapere dopo erano i signori Crotta e Bongarzone. Avevano una società, la DBM Electronic, e una volta che la collaborazione fu decisa mio padre cominciò a lavorare con loro come tecnico riparatore. Credo venisse pagato più che altro in contanti, prendeva dai 1.000 ai 1.500 euro mensili, così mi diceva, dipendeva dal lavoro da fare”.

La collaborazione procedeva bene, ha proseguito la testimone, fino a che il padre andò da lei a chiederle il favore di investire i titoli di stato a garanzia della DBM: “Mi raccontò che la società aveva bisogno di aumentare il fido bancario ma per farlo occorrevano altre garanzie e Crotta e Bongarzone si erano rivolti a lui per un aiuto. Lui chiese a me. Io non volevo che mio padre perdesse il lavoro così, forse ingenuamente, investii i titoli di stato che avevo comprato con i miei risparmi e li misi a garanzia della DBM presso la Banca Popolare di Sondrio. Ai 10 mila euro iniziali ne aggiunsi altri 10 mila che venivano dall’acquisto di azioni della banca. Un mese fa – ha quindi rivelato la teste – la banca ha attivato la garanzia togliendomi 20 mila euro…”.

Slot_machineLa teste ha quindi ribadito il ruolo del padre all’interno della società, su richiesta del Pubblico Ministero Bruna Albertini: “Lui lavorava più che altro in magazzino, quindi quando c’erano bisogno di riparazioni lo mandavano nei bar”. “Ha mai raccolto i soldi dalle slot?” la domanda del pm “Mai, lui aggiustava le macchinette”.

Ascoltato quindi anche Saverio Napolitano, dipendente della DBM Electronic, testimone comune delle difese Mauri e Crotta. Presso la società Napolitano svolgeva il ruolo di referente per il giro dei bar dov’erano stanziate le macchinette: “Io svuotavo le macchine dai soldi – ha raccontato – e mi occupavo della contabilità a fine mese. Avevo la zona di Milano mentre a Lecco il giro lo faceva Bongarzone”. Negata ancora una volta l’ipotesi che anche Mauri si occupasse dello svuotamento delle slot machine: “Mauri era il tecnico, lavorava su richiesta per riparazioni. Poteva capitare che aiutasse con la contabilità ogni tanto ma in linea di massima il suo lavoro era di tecnico”.

Come spiegato dal teste era compito di chi si occupava di svuotare le macchinette effettuare il ripristino ovvero il rimettere al loro interno l’importo iniziale. Il “refill”, ovvero il “rifornimento” dell’importo vinto, è  invece compito del barista: “Di fatto il barista che fa il refill sulle vincite anticipa soldi suoi, della cassa. Quando poi noi facevamo il ripristino calcolavamo la paga del barista e quindi quanto spettava a noi. Il versamento sul conto corrente veniva fatto da me e Bongarzone, lui per i suoi bar e io per i miei. A volte capitava che tornassi tardi da Milano e per non portarmi i contanti a casa li lasciavo nella cassaforte in ufficio”. Dai 5 mila alle 12 mila euro le cifre raccolte dalle macchinette durante i giri, come testimoniato da Napolitano. Più dirette le domande gli avvocati Guglielmana interessate a capire eventuali collegamenti tra il loro assistito Claudio Crotta e Mario Trovato: “Ha mai avuto rapporti diretti con Mario Trovato lei?” “No” la pronta risposta del teste “Ha mai ricevuto ordini, minacce, o semplicemente qualcuno le ha consigliato di installare una macchinetta in un bar piuttosto che in un altro solo per indiretta influenza di Trovato?” “no” ancora la risposta del teste, che ha garantito “non ho mai visto niente di strano”.

In aula anche il commercialista della DBM e della Rinnovo Immobiliare di Crotta e Bongarzone, ragionier Pietro Pecis, teste sia per la difesa Crotta che Ghislanzoni (il geometra assistito dagli avvocati Giarletta e Bignardi) il quale ha riferito di una situazione contabile normale: “Il signor Crotta era uno puntiglioso, fin troppo” ha detto il testimone. Riprodotta quindi al collegio una copia della relazione contabile dal 2006 al 2013 richiesta dall’amministratore giudiziario della Rinnovo  Immobiliare Srl dottor Pellizzi.

La prossima udienza, in calendario per il 15 dicembre, vedrà terminare le audizioni dei testimoni portati dalla difesa Guglielmana. Toccherà quindi all’avvocato Marcello Perillo, difensore di Mario Trovato, dei suoi quattro figli e della compagna Ivashkova, cominciare l’esame dei suoi testimoni.