LECCO – E’ stata fissata per il prossimo 1° febbraio davanti al giudice Alessandra Simion la discussione nell’ambito del processo a carico di Abderrahim Moutaharrik, 28enne lecchese arrestato lo scorso aprile con l’accusa di terrorismo internazionale per presunti legami con l’Isis.
Il procedimento penale per rito abbreviato (richiesto dall’imputato e anche dalla moglie, Salma Bencharki) si è aperto lo scorso 22 novembre presso il Tribunale di Milano. In quella sede i legali difensori di Moutaharrik, Vittorio Platì e Sandro Clementi, avevano depositato un’istanza per permettere al loro assistito e alla moglie (detenuti rispettivamente nel carcere di Sassari e al Rebibbia di Roma) di partecipare alle udienze. Istanza rifiutata dal Gup, per motivi di sicurezza, come spiegato nell’ordinanza (leggi qui).
Un rifiuto che ha spinto i difensori a sollevare alcune questioni che verranno con ogni probabilità sciolte nel corso della prossima udienza, il 1° febbraio. Quindi toccherà alla pubblica accusa trarre le proprie conclusioni.
“Il nostro assistito attende l’esito di un provvedimento che come difesa stiamo aspettando ma che ancora non possiamo anticipare – ha detto l’avvocato Platì – i nostri quesiti restano gli stessi: bastano delle telefonate per supporre l’esistenza di un’associazione finalizzata al terrorismo internazionale? E ancora, il proposito di partenza per territori di guerra è già condannabile?”.