Riesame: arresti domiciliari per
il dg dell’ospedale

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Il direttore dell'AO di Lecco, Mauro Lovisari

direttore Mauro LovisariLECCO – Arresti domiciliari per Mauro Lovisari: è questa la sentenza del Tribunale del Riesame nei confronti del direttore generale dell’Azienda Ospedaliera della provincia di Lecco, accusato di turbata libertà degli incanti nell’ambito di un inchiesta sugli appalti nella sanità che ha coinvolto politici e dirigenti.

La misura cautelare nei confronti del dg degli ospedali lecchesi, richiesta dai pm ed accolta dal giudice, resta comunque sospesa in attesa che sul caso si esprima anche la Cassazione alla quale la difesa ha presentato ricorso.

La vicenda ruota attorno alla gara d’appalto da circa 34 milioni di euro per il servizio di lavanderia che secondo l’accusa sarebbe stata pilotata dopo presunte pressioni esercitate nei confronti di Lovisari da Gianstefano Frigerio, ex segretario della DC, in carcere ad Opera dallo scorso 8 maggio con l’accusa di aver incassato mazzette per l’Expo, in cambio di incarichi di prestigio in altri ospedali lombardi. La stessa indagine che, sul filone di Expo 2015, ha portato in carcere il “compagno G” dell’inchiesta Mani Pulite , Primo Greganti.

“L’esame dei verbali della gara dimostra il contrario – spiega il legale di Lovisari, l’avvocato lecchese Stefano Pellizari – se l’accusa associa l’assegnazione dell’appalto ad un punteggio più alto di 12 punti per la società vincitrice, in realtà quell’azienda aveva vinto la gara per aver avanzato una proposta economica molto più vantaggiosa delle altre concorrenti. Questo significa che se mai ci fossero state delle pressioni nei confronti del mio assistito sarebbero state inutili perché la gara non è stata condizionata”.

Il giudice ha però ritenuto di appoggiare le richieste dei pubblici ministeri e decretare la misura dei domiciliari non solo nei confronti del dg dell’azienda ospedaliera lecchese ma anche per il direttore generale e per quello amministrativo dell’ospedale di Melegnano.

“Non ci sono motivazioni tali da rendere necessarie queste esigenze cautelari – continua l’avvocato – il rischio di inquinamento delle prove non sussiste visto che il direttore è stato sospeso dal suo ruolo e la documentazione già acquisita dalle forze dell’ordine durante le perquisizioni, è passato anche diverso tempo tanto che da un mese attendevamo questa udienza”.

Ora si dovrà attendere almeno fino a fine settembre per il pronunciamento della Cassazione e proprio fino al 30 di settembre Lovisari resterà sospeso dal suo incarico, così come recentemente deciso dalla giunta regionale