Sanità. Operazione dei Nas, tre perquisizioni anche a Lecco

Tempo di lettura: 2 minuti

LECCO – Si è estesa anche alla provincia di Lecco l’indagine dei NAS di Milano su presunti illeciti nella sanità pubblica.

L’operazione “Dominio”, come è stata definita, ha riguardato le province di Milano, Monza e Brianza, Lecco, Varese, Vercelli, Verona, Piacenza, Bologna, Roma, Firenze, Latina e Palermo, con l’esecuzione di 29 perquisizioni locali, 21 ordini di esibizione di documentazione e 4 avvisi di garanzia, disposte dalla Procura della Repubblica di Milano.

Tre perquisizioni domiciliari sono state compiute dai NAS in mattinata a Lecco città, nei confronti di manager dell’ambito sanitario e società di provider. Nei loro confronti si ipotizza reato di corruzione, riciclaggio e truffa. 

L’indagine, secondo quanto riferito dagli inquirenti, riguarderebbe esclusivamente l’ASST di Milano Fatebenefratelli Sacco, non le strutture sanitarie lecchesi. Dall’ospedale Manzoni confermano che non ci sono state perquisizioni ad opera degli uomini dell’Arma.

Le indagini, avviate d’iniziativa nell’autunno del 2016, hanno consentito di individuare all’interno di questa ASST un “illecito e clientelare modus operandi” organizzato e gestito da alcuni tra medici e funzionari della struttura sanitaria i quali, spiegano gli inquirenti, abusando delle loro funzioni di pubblici ufficiali “condizionavano alcuni concorsi pubblici, favorendo l’assunzione di medici e paramedici da loro prescelti per meri interessi personali” inoltre “percepivano dalle case farmaceutiche somme di denaro come premio in cambio dell’incremento della prescrizione dei loro farmaci, nonché per finanziare le assunzioni”.

“Il sistema corruttivo – scrivono i Carabinieri – prevedeva l’illecito finanziamento, da parte delle case farmaceutiche, di convegni scientifici, corsi di aggiornamento e borse di studio con enormi elargizioni di denaro, mascherate come sponsorizzazioni per l’attività di ricerca medica che, allo stato, non risulta svolta”.

Per nascondere i legami corruttivi, secondo le indagini, il denaro ottenuto veniva indirizzato verso alcune società “provider di servizi” compiacenti che formalmente organizzavano gli eventi, ma di fatto distraevano il denaro ottenuto dalle società farmaceutiche, per ridistribuirlo nei conti correnti dei medici, ricompensati anche con beni di varia natura (cellulari, computer ecc).