LECCO – Mai fidarsi della vittima. E’ quanto hanno spiegato gli agenti della Digos di Lecco, che recentemente hanno risolto due casi di aggressione, indipendenti l’uno dall’altro, ma con un denominatore comune: la simulazione. Gli uomini della Questura di Lecco hanno infatti smascherato due giovani che hanno denunciato violenze avvenute nei loro confronti, i quali avevano realmente subito un pestaggio, ma agli agenti avevano raccontato una versione non corrispondente alla verità.
Il primo di questi casi risale alla serata del 14 maggio 2011, quando un 20enne di origine serbo-bosniaca (R.V.) residente nell’alto lago, uscì malconcio dalla discoteca Orsa Maggiore di Lecco a seguito di una rissa scoppiata nel locale. In due lo aggredirono “senza motivo”, disse la vittima agli agenti della polizia, e il caso fu affidato alla Digos poiché sembrava prefiguarsi un reato legato a motivi politici/razziali. Oltretutto, nell’episodio il giovane riportò serie lesioni, che costrinsero i medici a sciogliere la prognosi dopo ben 24 ore. Iniziarono così le indagini, con lo studio delle immagini delle telecamere interne alla discoteca, che dimostrarono ciò che realmente accadde quella sera: a provocare la rissa fu proprio il 20enne che, respinto da una ragazza, sputò in direzione di quest’ultima, scatenando le ire dei suoi aggressori.
Proprio dalla ragazza si è concentrata l’attività investigativa della Digos, che riuscì a rintracciarla grazie ad un particolare bracciale da lei indossato. Recentemente le forze dell’ordine hanno potuto individuare i responsabili del pestaggio (F.V. e A.G.), entrambi 20enni, residenti nella Brianza lecchese, che hanno confermato la versione già appurata dagli agenti. Sono quindi partite le denunce: rissa per tutti e tre i personaggi di questa storia, lesioni personali solo per i due aggressori.
C’è poi la storia di un 18enne della Valsassina (C.P.), vittima di un pestaggio il 26 agosto dello scorso anno, “a opera di 5 giovani” descritti nei minimi particolari dal ragazzo (figlio di un consigliere comunale di un imprecisato paese dell’area di residenza del giovane). Peccato che, anche in questo caso, la realtà era ben altra: il 18enne sarebbe stato sì picchiato, procurandosi ferite guarite in 10 giorni, ma non da una banda di teppisti, bensì da un solo ragazzo suo coetaneo (F.G.) per uno sgarro nei suoi confronti.
Una bugia con la quale il 18enne voleva nascondere ai genitori un’attività poco decorosa: “Si tratta di giovani provenienti da famiglie comuni, che gravitano però in un’area grigia, tra normalità e micro-criminalità” ha spiegato il commissario Domenico Nera. Una menzogna per coprire piccoli furtarelli tra coetanei, e che ha deviato per ben 5 mesi le indagini dei militari. Infine gli agenti hanno individuato il vero aggressore, che ha svelato la verità dei fatti. La vittima del pestaggio è stata così denunciata per simulazione di reato; il suo aggressore, invece, è accusato di lesioni.
“Un fenomeno preoccupante e in costante aumento quello della simulazione di reato” ha spiegato il questore di Lecco, Fabrizio Bocci.