LECCO – Truffate con un raggiro alquanto strano costato 220 euro. Vittime dell’imbroglio Sara Ratti e Francesca Ruggeri titolari del negozio di parrucchiere Arricciaspiccia di via Sassi.
Il fatto risale a sabato scorso quando nel negozio si è presentata una signora: “Aveva un vestito scuro, portava degli occhiali scuri nonostante ci fosse brutto – spiega Sara – Sinceramente questo dettaglio mi ha fatto insospettire, ma la cortesia e l’affabilità della donna di mezza età hanno avuto la meglio… Mi ha detto che avrebbe voluto fare un regalo alla figlia, che era già nostra cliente e si è messa pure a descrivermela. Voleva fissare per lei qualche appuntamento per un totale di 280 euro, cifra che avrebbe pagato e che avremmo scalato di volta in volta a secondo del servizio che avremmo prestato alla figlia. Quando è stato il momento di pagare ha estratto una carta di credito dell’American Express. A questo punto quando la stavo per inserire nel Pos mi ferma e mi dice: “Mi sa che non funziona”. Io mi sono fermata e stavo per dirle che invece funzionava, ma lei ha subito aggiunto: “E poi, sa che faccio, pago in contanti”. Così le ho ridato la carta senza aggiungere altro”.
A quel punto la signora riprende la sua carta, apre il portafogli e informa Sara di non avere con sè il denaro. Quindi prende il cellulare e dice di telefonare al marito che era nei pressi del negozio per farsi portare i soldi. Parla con una persona e, una volta appeso, aspetta. “Ad un certo punto – prosegue Sara – la signora sempre con molta cortesia e gentilezza, mi dice che sta per arrivare sua suocera con 500 euro, la quale abita in via Carlo Cattaneo, ma avendo il gesso ha bisogno di un aiuto per portarla in negozio”.
Creato il clima di fiducia e cancellata ogni diffidenza, Sara pensando di fare una cortesia alla signora, chiede alla sua dipendente di accompagnare la donna, andando incontro alla suocera senza doverla fare arrivare fino al negozio e le consegna 220 euro che sarebbe stato il resto dei 500 euro che avrebbe dovuto incassare.
“A quel punto succede che la mia dipendente segue la signora fino ad un portone di via Carlo Cattaneo, la quale le indica quale citofono deve suonare. In quel momento la donna si fa dare il resto, peccato che mentre la mia dipendente suonava, la signora ha colto l’attimo per dileguarsi e a quel campanello ha risposto un estraneo… “.