Incidente sulla Lariana, in tanti per l’addio ad Elvezio: “Proteggici da lassù”

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A Valmadrera i funerali ad Elvezio Fumagalli, morto in un incidente

Presenti i familiari e tantissimi amici. “Per fortuna possiamo ricordati”

VALMADRERA – “Non possiamo credere che tu te ne sia andato così, senza salutarci, in maniera improvvisa. Ma forse, a ben pensarci, l’unico modo per portarti via da noi doveva essere questo, alla fine di un rettilineo, in prossimità di una curva, contro un mezzo più grande di te, quasi ti avessero teso un tranello. Ora non potremo più gioire guardandoti negli occhi, per fortuna esistono le fotografie e i ricordi”.

Parole commosse e piene di affetto quelle lette sotto la pioggia fuori dalla Chiesa di Santo Spirito di Valmadrera, dove oggi pomeriggio, giovedì, si sono tenuti i funerali di Elvezio Fumagalli, il 51enne valmadrerese scomparso in un tragico incidente lungo la SS583 Lariana, tra Lecco e Bellagio.

Elvezio Fumagalli

L’incidente

Erano da poco passate le 14.30 sabato scorso, 6 aprile, quando Elvezio, alla guida del suo furgoncino Ford acquistato per effettuare servizio navetta da Lecco fino a Bellagio, si è scontrato frontalmente con un camioncino del pollo allo spiedo all’altezza della curva appena prima della galleria Melgone, di fronte al Motel Nautilus. Un urto violentissimo, che non gli ha lasciato scampo. Elvezio abitava a Vassena (Oliveto Lario), ma quel pomeriggio era diretto a Valmadrera per andare a trovare la mamma, Claudia.

Tantissimi presenti

In prima fila, dentro la Chiesa di Santo Spirito, c’era proprio la mamma di Elvezio, con accanto la sorella Amalia, il marito Emilio e i giovani nipoti Stefano e Simone, stretti in un composto silenzio. Intorno gli amici di una vita, i colleghi e datori di lavoro (Elvezio era autista di bus per LineeLecco), alcuni rappresentanti dell’amministrazione comunale, semplici conoscenti e tantissime persone rimaste attonite dalla tragica notizia e che hanno voluto essere presenti per salutare per l’ultima volta il 51enne.

“Ora Elvezio guida verso Dio”

“Sentiamo un peso per questa scomparsa improvvisa e sentiamo anche il peso di una verità da mettere a fuoco, della responsabilità. Davanti alla salma del nostro fratello Elvezio sentiamo tanti pesi, soprattutto quello della sua assenza – ha detto durante l’omelia Don Isidoro Crepaldi, parroco Valmadrera – tuttavia il desiderio di bene che tutti abbiamo dentro ci porta a sentire che il bene che avremmo voluto continuare a volergli fa sentire ancora più vicina la sua presenza”.

“Guidare era la sua passione, mi è stato raccontato in questi giorni di dolore, gli piaceva. Ora però Elvezio deve provare a guidare su un’altra strada, quella verso il Signore. Una strada illuminata non da lampioni artificiali ma dalla luce per eccellenza, che lo accoglierà. Ogni strada, anche la nostra, conduce verso Dio, qualunque vita abbiamo condotto”.

I ricordi degli amici

Al termine della messa i presenti si sono radunati sul sagrato della Chiesa per leggere alcuni ricordi di Elvezio, prima di avviarsi verso il cimitero nuovo. “Meno male esistono i ricordi, tu vivrai sempre nei nostri. Da lassù guarda la tua mamma e dalle la forza di andare avanti. Noi penseremo al tuo sorriso che ci accompagnerà per sempre. Ciao Elvezio, questo non è un addio, ma un arrivederci“. E poi ancora: “La tua forza e la tua ostinazione nulla hanno potuto, hai dovuto arrenderti. Neanche la tua mamma è riuscita a tenerti buono, questa donna che adoravi e che nominavi sempre. Le riconoscevi il merito di averti sempre ascoltato, sostenuto e supportato. Proprio lei ti aspettava quel giorno, con un arrosto già pronto per la domenica, che avreste dovuto passare insieme”.

“Ci mancherai Elvezio, sapevi trasformare una tranquilla serata in una serata indimenticabile. Con il tuo vocione creavi una confusione tale che si capiva a distanza che eri arrivato! Siamo fieri e orgogliosi di averti conosciuto e di aver fatto un pezzo di strada insieme. Caro amico, così forte ma così fragile, così rude ma così sensibile, così gioioso ma anche malinconico, non ci abbandonare. Ora ti immaginiamo con un pallone tra i piedi o con un volante tra le mani, felice e sereno”.