Il ricordo di Bonatti nelle parole di Rossana Podestà e Luca Radaelli

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LECCO – Serata di alto livello e di grandi emozioni quella che si è svolta mercoledì 22 maggio in un Teatro della Società esaurito in ogni ordine di posto, nell’ambito della manifestazione “Monti Sorgenti”. A ricordare la figura di Walter Bonatti, prima le immagini e le parole della compagna Rossana Podestà, poi lo spettacolo “In capo al mondo” curato da Teatro Invito e recitato da Luca Radaelli.

“E pensare che tutto è nato perché una volta ho rivelato che se fossi dovuta scappare su un isola deserta, avrei voluto essere insieme a Walter Bonatti…”. E’ con queste parole che è iniziato il ricordo di Rossana Podestà, una vita passata a fianco di uno dei più celebri e importanti alpinisti del mondo. Dopo aver proiettato in apertura un video dedicato al leggendario alpinista, con immagini di alcuni viaggi e un’intervista nella quale ricordava “come l’unica esplorazione ormai possibile è l’introspezione umana, perché tutto nasce dal desiderio di conoscere il mondo”, la compagna Rossana Podestà ha preso la parola e ha iniziato a snocciolare racconti e aneddoti legati ai trent’anni di vita passati accanto a Bonatti: “sono stata molto fortunata a incontrarlo, perché era un uomo che sapeva fare tutto e poi viveva la vita che mi sarebbe sempre piaciuto vivere: sono stati trent’anni meravigliosi”.

Andare in montagna con Walter – ha ricordato la Podestà – significava vederlo perfettamente immerso nel suo mondo: quando era a contatto con la roccia dimostrava una grande tranquillità e sapeva trasmettere quel senso di massimo rispetto nei confronti della montagna”. Secondo Rossana Podestà, “questa sua sicurezza e in parte anche il suo amore per la solitudine, che considerava la dimensione perfetta del viaggiatore, derivava da un fatto legato alla sua vita personale, avvenuto quando aveva solo quattro anni: il padre non volle iscriversi al Partito Nazionale Fascista per mantenere il negozio e così tutta la famiglia si trovò senza più nulla. Walter fu mandato in campagna dai nonni e lì dovette arrangiarsi: viveva da solo e la vita di campagna in qualche modo l’ha formato, abituandolo ad affrontare la vita senza pesare sugli altri”. “Non è un caso – ha fatto notare la compagna di Bonatti – che le scalate più importanti e i viaggi più faticosi li abbia realizzati in solitaria”. L’unica eccezione in questo senso, almeno nel mondo alpinistico, era costituita da Carlo Mauri: “il Bigio era il compagno di cordata preferito da Walter – ha raccontato Rossana Podestà – era l’unico con cui poteva fare anche il secondo senza problemi: quando scalavano, come è accaduto al Gasherbrum, erano come una persona sola”.

“Ancora oggi – ha concluso la compagna di Walter Bonatti – è molto amato dai ragazzi, che spesso mi vengono a trovare per chiedermi di lui. Per quanto mi riguarda, quella di Walter è una presenza-assenza: di giorno lo sento molto presente, specie quando mi trovo a sistemare il suo sterminato archivio fotografico, ma quando cala il sole diventa un’assenza e una mancanza totale”. Infine, alle parole di Rossana Podestà sono seguite le immagini del video “Patagonia 2002”, un filmato ripreso dallo stesso Bonatti – “che sapeva fare bene anche questo lavoro” – e montato da Rossana Podestà.

La seconda parte della serata legata al ricordo di Walter Bonatti, a cui come ha ricordato il presidente del CAI Lecco Emilio Aldeghi “è dedicata tutta la rassegna di Monti Sorgenti di quest’anno”, ha visto la rappresentazione dello spettacolo teatrale “In capo al mondo”, un atto unico curato dalla compagnia di Teatro Invito e recitato dall’attore Luca Radaelli. “Ci tenevo molto a questo spettacolo – ha dichiarato al termine della rappresentazione l’attore e co-autore, insieme a Federico Bario, del testo – perché è il primo debutto nella mia città”.

Radaelli, accompagnato da Maurizio Aliffi alla chitarra, ha condotto i numerosi spettatori attraverso le tappe principali della vita di Bonatti, alternando momenti di riflessione a episodi della vita del celebre alpinista ed esploratore, a partire dalle mitiche scalate al Cervino e al Dru, fino alla tragica esperienza del K2, per poi passare alle esplorazioni condotte negli angoli più remoti e selvaggi del pianeta. “Cosa spinge gli uomini a raggiungere certe mete – si è interrogato nel monologo teatrale Radaelli – cosa li porta a giocarsi il tutto per tutto, a cercare la conoscenza oltre le colonne d’Ercole? Avventura e cultura si fondevano in Bonatti – ha proseguito l’attore lecchese – perché ogni impresa è prima di tutto un viaggio nella mente e Bonatti si nutriva dei romanzi d’avventura letti da ragazzo, tanto da reinventare il genere del giornalismo d’esplorazione”. “Per citare Montale – ha concluso Radaelli – noi siamo della razza di chi rimane a terra, ma ci conforta l’idea che ci siano degli eroi come Bonatti che compiono certe imprese: in loro vediamo quel coraggio che ci rende uomini liberi”.