A Pino Cacucci con “L’elbano errante” il 18° Premio Manzoni al Romanzo Storico

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Eugenio Milani consegna il premio a Pino Cacucci (a sinistra)

Serata finale, ieri, alla Casa dell’Economia con il verdetto della giuria popolare

Sul palco anche gli altri due finalisti: Paolo Colagrande con “Salvarsi a vanvera” e Alessandro Bertante con “Mordi e fuggi”

LECCO – Con 52 voti, la giuria popolare composta da 115 lettori selezionati da alcune librerie del territorio ha decretato il successo del libro “L’elbano errante” di Pino Cacucci a cui è stato assegnato il Premio Manzoni al Romanzo Storico 2022. Nella serata finale svolta ieri, nell’auditorium della Casa dell’Economia, durante l’incontro con i tre autori finalisti è avvenuto lo spoglio delle schede alla presenza del notaio Federica Croce.

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I retroscena della nascita delle Brigate Rosse in “Mordi e Fuggi” di Alessandro Bertante (28 voti), la storia di un giovane pescatore in cerca della sorella rapita dai corsari turchi in “L’ebano errante” di Pino Cacucci e l’incredibile impresa messa in atto da un gruppo di ebrei per sfuggire agli oppressori nazisti in “Salvarsi a Vanvera” di Paolo Colagrande (33 voti): queste le tre opere scelte dalla giuria tecnica guidata dal presidente Ermanno Paccagnini e sottoposte ai 115 lettori che si sono espressi.

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“Tre scrittori tra i più affermati del panorama non solo nazionale, tre libri molto diversi tra loro – hanno detto Stefano Motta e Gianmarco Gaspari, membri della giuria tecnica che hanno dialogato con i tre autori -. Tre voci che più diverse non potrebbero essere e che rivelano le rispettive formazioni”.

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Da sinistra, Paolo Colagrande, Pino Cacucci e Alessandro Bertante

Una serata piacevole dove i tre scrittori si sono raccontati al pubblico (particolarmente bella la storia che ha fatto nascere l’amicizia tra Pino Cacucci e il maestro Federico Fellini) e dove c’è stato spazio per una riflessione sul mondo attuale e sullo spazio che potranno avere i romanzi, ma più in generale la letteratura, in un mondo iperconnesso dove le storie sono quelle di Instagram o Facebook che durano lo spazio di una manciata di secondi.

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“Una serata decisamente interessante, tre storie bellissime e proprio questo è il nostro impegno per Lecco – ha detto il presidente di Confcommercio Lecco e di Assocultura Lecco Antonio Peccati -. Stasera sono qui a testimoniare questa voglia di continuare a crescere come siamo cresciuti in questi anni”.

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Presente alla serata anche l’assessore Renata Zuffi: “Ringrazio a nome dell’amministrazione per le importanti riflessioni con cui torno a casa stasera e ringrazio perché questo Premio mette al centro la figura di Alessandro Manzoni: attraverso I Promessi Sposi si parla e si guarda al futuro e quindi si guarda ai nostri giovani”.

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Anche Giuseppe Borgonovo, presidente di Acinque Energia, main sponsor dell’evento, ha portato il suo saluto: “Complimenti alla giuria tecnica e alla giuria popolare. I complimenti più vivi vanno a questi tre scrittori perché si premia il loro merito, ma è un premio anche alla città perché il Premio Manzoni fa onore a Lecco”.

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A chiusura il saluto di Eugenio Milani, presidente di 50&Più, associazione che organizza il Premio: “Proprio da questo palco mi piace ricordare che uno degli scopi di questo appuntamento culturale è quello di promuovere la lettura. Il Premio è dedicato a Manzoni, un gigante della letteratura perché è riuscito a cogliere nel presente il futuro”.

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Ricordiamo che sabato 12 novembre (ore 21), sempre all’auditorium della Casa dell’Economia, ci sarà un nuovo importante appuntamento: verrà consegnato il Premio Manzoni alla Carriera 2022 alla cineasta di fama internazionale Liliana Cavani che ci farà l’onore di essere a Lecco.

I romanzi finalisti

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Alessandro Bertante

Alessandro Bertante – “Mordi e fuggi”

Milano, 1969. Università occupate, cortei, tensioni nelle fabbriche. Alberto Boscolo ha vent’anni, viene da una famiglia normale, né ricca né povera, è iscritto alla Statale ma vuole di più. Vuole realizzare un proprio progetto politico. Deluso dall’inconcludenza del Movimento Studentesco, si avvicina a quello che di lì a poco sarà il nucleo delle Brigate Rosse. I mesi passano, Alberto partecipa alle azioni dimostrative, alle rapine di autofinanziamento e al primo attentato incendiario, ma il suo senso di insoddisfazione non si placa. Vuole agire sul serio. Alessandro Bertante dà vita a una vicenda umana tumultuosa e vibrante, nella quale scorrono i fatti cruciali che innescheranno la tragica stagione degli anni di piombo. Un romanzo duro e avvincente, dal ritmo serrato e incalzante, che non cerca facili risposte, ma che apre nuove domande su uno dei periodi più drammatici della recente storia italiana.

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Pino Cacucci

Pino Cacucci – “L’elbano errante”

Isola d’Elba, 1544. I corsari turchi, al comando di Khayr al-Din detto Barbarossa, sbarcano nottetempo su una spiaggia accanto a Longone – l’odierna Porto Azzurro – dove Lucero e sua sorella Angiolina si preparano alla pesca dei calamari. Lucero viene ferito, Angiolina rapita. Lucero, guidato da un indomabile sentimento di vendetta, si trasforma – anche grazie all’incontro con il capitano Rodrigo, compagno e mentore – in un “duellante imbattibile” e in un soldato di ventura. Angiolina entra nel talamo del Signore di Algeri: cambia nome in Aisha, dà un figlio al sovrano della città-stato corsara, e ne diventa la Favorita. Pino Cacucci mette in moto una grande macchina narrativa che macina peripezie, storia, poesia, navi, armi e sentimenti, dipingendo un complesso affresco. Come non mai si avverte la gioia sensuale del racconto, l’avvicendarsi maestoso di fantasia e realtà, di voci e personaggi.

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Paolo Colagrande

Paolo Colagrande – “Salvarsi a vanvera”

Autunno 1943. Secondo un’antica maledizione – inventata di sana pianta e venduta al comando tedesco come leggenda popolare – nelle viscere di una miniera di carbone sulla sponda del Rio Fogazza si nasconderebbe la Salamandra Ignifera Gigante Cinese, capace di folgorare a vista qualsiasi forestiero si avvicini. Per Aride Mestolari la scoperta casuale del giacimento è l’unica speranza di salvare se stesso e la sua famiglia. E così, mettendo insieme una squadra di persone altrimenti destinate a fine certa – una professoressa di liceo, un suonatore di clavicembalo, un fattorino e un numero imprecisato di irregolari che dal giorno alla notte si cuciono addosso il titolo di geologo, minatore, fuochista, carpentiere o artificiere – Aride comincia a vendere carbone alle milizie, tenendole ben lontane dalla miniera con lo spauracchio della vampa infuocata. Con uno sguardo perennemente distratto eppure traboccante di verità, Paolo Colagrande apre un varco nella Storia. Un romanzo miracoloso, divertentissimo e palpitante, sulla fiducia nell’ingegno umano e sul potere salvifico delle parole.