Don Walter Magnoni: perché oggi serve un nuovo modo di abitare la Terra

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Don Walter Magnoni
Don Walter Magnoni

Nel nuovo libro “Abitare la Terra senza calpestarla”, il teologo e docente don Walter Magnoni, acquatese d’adozione, affronta le sfide sociali e ambientali dei nostri territori

Su Lecco osserva: “Identità forti, ma serve una visione cittadina più ampia per crescere insieme”

LECCO – Nel rione di Acquate, dove guida la Comunità Pastorale Beata Vergine di Lourdes, don Walter Magnoni continua a intrecciare vita pastorale e riflessione civile. Don Walter, teologo e docente di Etica sociale all’Università Cattolica, torna in libreria con “Abitare la Terra senza calpestarla” (Castelvecchi, Roma 2025), un saggio che nasce all’ombra della Laudato si’ (la seconda enciclica di Papa Francesco scritta nel suo terzo anno di pontificato) e rilancia la necessità di tenere insieme ambiente, relazioni e responsabilità collettiva. Un tema che don Waler affronta con lo sguardo di chi conosce da vicino le trasformazioni dei territori e il valore delle comunità che li abitano.

“La sfida è quella di un’attenzione sia alle questioni sociali che a quelle ambientali e che queste vadano tenute insieme”, spiega.
Un binomio che per don Walter si traduce in scelte molto quotidiane: “Significa, da un punto di vista dei rapporti sociali, recuperare quella cura, quell’attenzione che passa anche dalla capacità di vivere una gentilezza, una cordialità; dal punto di vista ambientale significa rendersi conto che non siamo da soli e che possiamo fare tanto per gli altri”.

La critica al paradigma tecnocratico

Abitare la terra senza calpestarla libro don Walter Magnoni 2025 copertina
La copertina del libro “Abitare la terra senza calpestarla” di don Walter Magnoni (Castelvecchi 2025)

Nel libro, e nelle parole dell’autore, la tecnologia non è nemica, ma va ricondotta alla sua misura. Don Walter lo chiarisce subito: “La mia critica non è tanto una critica alla tecnologia… la tecnoscienza, se ben orientata, può produrre cose belle”. Il nodo sta altrove, in quella deriva culturale che definisce ‘paradigma tecnocratico dominante’, una logica che “cerca una sorta di massimizzazione del profitto a scapito sia dell’ambiente che delle persone”.

Un modello che concentra potere, riduce complessità, impone un pensiero unico orientato al risultato immediato: “È un problema legato al fatto che c’è tanto potere in mani di pochi e non si sa come verrà utilizzato”.

Il riferimento al dibattito culturale contemporaneo è diretto. Interpellato su Umberto Galimberti, Don Walter riconosce la profondità dell’analisi del filosofo ma ne distingue l’esito: “La sua è una visione tragica, una visione senza speranza. Invece ‘Abitare la Terra senza calpestarla’ si muove dentro un’ottica di speranza che per noi è anche una speranza cristiana”.

Aree interne, comunità e rischi di spopolamento

Da anni don Walter studia le dinamiche territoriali, in particolare la frattura crescente tra città e aree interne, tema che tornerà al centro della relazione che terrà il 24 febbraio a Catanzaro. “Le aree interne… hanno dentro una questione di spopolamento, del rischio che alcune zone, malgrado un potenziale significativo, diventino aree depresse”.

Magnoni sottolinea il contributo del sociologo Giovanni Carrosio — “che cito ampiamente”, puntualizza — per descrivere territori che rischiano di svuotarsi “non solo fisicamente”, ma soprattutto dal punto di vista delle relazioni.
Per invertire la rotta, la ricetta passa da due direttrici: “Bisogna ricostituire delle comunità” e farlo tenendo insieme “un elemento economico” e “un elemento culturale”. A questo affianca la riflessione di Vito Teti e del suo concetto di “restanza”: “Concordo con lui sul fatto che se ad esempio non c’è la possibilità in alcuni territori di avere una scolarizzazione, poi questo rende difficile il ricostituire delle comunità”.
Un ruolo, in questo, può giocarlo anche la Chiesa: “In questo anche la Chiesa può giocare la sua parte”. Magnoni non ne tratta nel volume, ma anticipa che sarà un passaggio della riflessione in vista del convegno calabrese.

Lo sguardo su Lecco: identità forti e una sfida condivisa

Il discorso si sposta naturalmente su Lecco, realtà che don Walter conosce bene. Qui la questione non è lo spopolamento né la mancanza di servizi: “Lecco non è un’area interna perché comunque è collegata bene anche con una metropoli come Milano… addirittura c’è l’università”.

La sfida riguarda piuttosto il modo in cui la città pensa se stessa: “Lecco è una città che ha bisogno di ripensarsi e una grossa sfida è quella tra forti identità territoriali e capacità di lavorare dentro una visione più cittadina”.
Una storia di “tanti campanili”, osserva, che oggi richiede la capacità di “uscire dai propri piccoli orticelli per sentirsi parte di una comunità più ampia… e immaginare anche delle azioni non solo ecclesiali, ma anche culturali insieme”. Alcuni segnali positivi ci sono, ma “sicuramente c’è ancora da fare”.

Nel pensiero di don Walter Magnoni, l’abitare non è un concetto astratto ma un impegno concreto, fatto di relazioni da ricostruire e territori da custodire. La speranza — che lui rivendica come tratto distintivo rispetto agli sguardi più cupi sul presente — diventa la leva per affrontare insieme la crisi sociale e ambientale. È in questa prospettiva che Abitare la Terra senza calpestarla propone un cambio di passo: rimettere al centro comunità, cura e responsabilità condivise, perché solo così i luoghi tornano a vivere e le persone trovano il loro spazio autentico nel mondo.