Merate, è piaciuto e ha stupito “Sei personaggi in cerca di attore”

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Lo spettacolo è andato in scena sabato nell’ambito del Maggio Manzoniano Merate

Scenaggiatura di Stefano Motta, sul palco Filippo Ughi e Silvia Melis, accompagnati dalla chitarra di Luigi Mandelli

MERATE – Sei personaggi in cerca di attore, ovvero don Abbondio, Renzo, Lucia, fra Cristoforo, l’innominato e Gertrude che hanno preso vita sul palcoscenico dell’Auditorium Giusi Spezzaferri di Merate. E’ piaciuto e ha nello stesso tempo stupito lo spettacolo portato in scena da Silvia “Sissi” Melis e Filippo Ughi, con l’accompagnamento musicale di Luigi Mandelli. Inserito nel cartellone del Maggio manzoniano Merate 2019, lo spettacolo ha visto protagonista nell’insolita veste di sceneggiatore Stefano Motta, direttore artistico della kermesse, nonché preside del Collegio Villoresi. E’ stato lui, profondo conoscitore dell’opera dello scrittore ottocentesco, che ha ridato vita ad alcuni dei personaggi dei Promessi sposi traendo spunto dai testi di Alessandro Manzoni, Cletto Arrighi, Guido da Verona, di Piero Chiara e dagli Atti del Processo a Virginia Maria de Leyva.

L’attore Filippo Ughi (Foto Teka edizioni)

Il risultato? Un’ora di spettacolo letteralmente volata via, complice anche l’affinità creata dall’insolita compagnia che è riuscita a imprimere alla rappresentazione un ritmo incalzante così da far correre, sulle note della chitarra rock di Mandelli, un’ora in un attimo. Teatro di narrazione, pirandelliano ben al di là dell’omaggio nel titolo alla celeberrima opera Sei personaggi in cerca di autore, lo spettacolo, introdotto dall’assessore Federica Gargantini, ha regalato al pubblico contenuti rivoluzionari e inattesi, rivelando grazie anche alla rilettura anche parodistica del romanzo manzoniano effettuata da Cletto Arrighi, Guido da Verona, Piero Chiara (quest’ultimo citato dallo stesso Motta in occasione dell’incontro con Vittorio Sgarbi di sabato 4 maggio) un don Abbondio, una Lucia e un Innominato molto inattesi e diversi dai clichè a cui siamo abituati.