Garlate. “Filare è un lavoro insidioso”, arte tessile e sonora al museo della seta

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Museo della seta Garlate

Mostra di Alice Galli, promossa dal Distretto Culturale del Barro

Inaugurazione sabato 20 settembre ore 17

GARLATE – Il Distretto Culturale del Barro, in collaborazione con il Comune di Garlate, inaugura, nell’ambito del progetto “Un luogo dopo l’altro”, l’installazione di arte contemporanea tessile e sonora “Filare è un lavoro insidioso”, realizzata da Alice Galli con la voce narrante di Anna Boli, allestita presso il Museo della Seta Abegg di Garlate.

L’inaugurazione si terrà sabato 20 settembre alle ore 17. L’installazione sarà poi visitabile nei fine settimana, durante l’orario di apertura del museo, da domenica 21 settembre a domenica 5 ottobre.

“Filare è un lavoro insidioso dà vita, all’interno del Museo e in dialogo con i suoi spazi, a un’installazione poetica che richiama la forma di un bozzolo: un bosco di filamenti sospesi al soffitto, intrecciati con lana e tessuti di recupero – continuano dal Distretto Culturale del Barro – L’opera è accompagnata dalla lettura di un nuovo ‘canto della filanda’, scritto dall’artista e interpretato da Anna Boli, in cui bachi da seta e filatrici si danno voce a vicenda, condividendo la loro condizione di lavoratrici subordinate”.

“Centrale in questo canto e nell’opera è il ‘Bombyx mori’, il nome scientifico del bombice del gelso, comunemente noto come baco da seta – continuano i coordinatori dell’evento – Questa specie di falena, originaria dell’Asia centro-orientale e selezionata dall’uomo, viene nutrita appositamente per produrre la seta con cui costruirà il suo bozzolo, che successivamente sarà stufato per estrarne il filo”.

Gli organizzatori spiegano cos’è un bozzolo: “Si tratta di un filo di seta unico, lungo e continuo, che può estendersi da 300 metri fino a 1 o 2 chilometri. Il momento in cui il bombice si prepara a filare e costruire il bozzolo, posizionandosi su rami veri o artificiali, è chiamato ‘salita al bosco’, proprio questa fase l’installazione vuole evocare. Così dall’atto del filare, che lega donne e bachi, atto magico, capace di creare materia attraverso un processo di trasformazione, incantesimo, nasce l’installazione tessile. Alice fila, come le filatrici e le bache, una crisalide, tana, invitando ad entrare e a prendere parte in modo evocativo al lavoro di trasformazione del filo”.

Oltre all’aspetto tessile, il Museo ospita anche un testo poetico diffuso nell’ambiente, che propone un nuovo “canto della filanda”, immaginando un’alleanza interspecie tra donne e falene (bombici del gelso).

È interessante ricordare che, durante il lavoro, alle filatrici era vietato chiacchierare; per questo, il canto diventava una tattica di resistenza. Immaginare un nuovo canto interspecie apre uno sguardo diverso sulla filanda, invitandoci a considerare la co-presenza di corpi umani e non umani come una possibile alleanza di fronte a una condizione comune di oppressione: le donne e i bambini al lavoro, i bachi da seta bolliti” spiegano dal Distretto Culturale del Barro.

“Da questa prospettiva nasce una piccola contro-narrazione che racconta come donne e bachi abbiano condiviso il gesto del filare, il lavoro e la condizione di sottomissione a un padrone. Per l’artista, donne filatrici e bachi da seta sono legati, interdipendenti e impegnati insieme a filare per altri. Umani e non umani diventano così specie-compagne, in linea con il pensiero della biologa e filosofa femminista Donna Haraway” concludono dal Distretto Culturale del Barro.

Locandina
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