Caso König, interviene il PD: “Comportamento inaccettabile”

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Vista_aerea_Konig_mod (1)MOLTENO – “Riteniamo che la chiusura di una fabbrica che rappresenta da oltre vent’anni un fiore all’occhiello per il territorio, una ditta all’avanguardia, non possa avvenire, come invece è successo, sotto traccia senza alcun confronto né con i rappresentanti istituzionali del comune e della Provincia nè con i sindacati, un atteggiamento che crea un danno economico e occupazionale per il territorio davvero grave”.

Così il Partito Democratico commenta l’annunciato trasferimento all’estero della produzione della storica azienda König di Molteno che si appresta a licenziare oltre cento lavoratori e spostare la propria attività in Carinzia e Repubblica Ceca.

Un comportamento quello della Pewag, multinazionale che a settembre è subentrata a Thule nella gestione dell’azienda moltenese, ritenuto dal PD “ inaccettabile e irresponsabile specialmente nei confronti di quel centinaio di lavoratori che da un giorno con l’altro si troveranno senza lavoro e senza alcuna prospettiva sul breve periodo”.

Per questo, spiegano dal partito, “il P.D. di Lecco farà ogni sforzo possibile per assicurarsi che la vicenda possa concludersi in maniera positiva valutando le richieste dell’azienda ma con la salvaguardia dei posti di lavoro e del futuro dei lavoratori come punto fermo. Per quanto in suo potere la Segreteria provinciale del P.D. attraverso i propri parlamentari Fragomeli e Tentori e il Consigliere regionale Straniero si è già attivata per seguire da vicino e con la massima attenzione lo sviluppo della questione. Già in questi giorni la vicenda è approdata sui tavoli della Regione e a Roma al Ministero dello Sviluppo Economico, come primo per portare all’attenzione delle Istituzioni questa grave vicenda che sarebbe sbagliato relegare a contorni esclusivamente territoriali”.

“Purtroppo – concludono i democratici – non solo nella nostra Provincia assistiamo da tempo ad una vera e propria “svendita” delle eccellenze produttive che vengono poi di fatto smantellate e trasferite in Paesi dove la manodopera è a basso costo, una brutta strada che richiede a tutti gli organismi coinvolti e alla politica in primis una profondissima riflessione e una soluzione in tempi celeri”.