LECCO – Pagare fatture in 30, 60, 90 giorni? Per molti risulta un’impresa impossibile, tanto che due aziende su tre nell’area lecchese e comasca subiscono ritardi nei pagamenti e l’insolvenza dei propri clienti.
E’ quanto emerge dall’ultima indagine dell’Osservatorio rapido congiunto di Confindustria Lecco e Unindustria Como che per il mese di settembre ha riscontrato tra i propri associati un peggioramento del fenomeno. Solamente per un’impresa su dieci è stato riscontrato un miglioramento.
In provincia di Lecco il problema riguarda il 60,7% del campione intervistato, con il 34% di imprese che proprio nel mese di settembre hanno registrato l’aggravarsi della situazione. Come se non bastasse, i rapporti con le banche non aiutano gli imprenditori che da tempo chiedono un’apertura di credito maggiore da parte degli istituti finanziari.
Uno scenario non semplice quello che emerge dall’indagine di Confindustria, che per il mese di settembre dalla quale emerge lasciano emergere un panorama complesso, con elementi che indicano un rallentamento dopo i seppur timidi segnali positivi.
Non certo riguardo alla produzione nelle fabbriche lecchesi, stabile per il 50% del campione, mentre i giudizi negativi (32,7%) sono quasi il doppio di quelli che parlano di un aumento produttivo (17,3%). La capacità produttiva utilizzata si attesta nell’area Como – Lecco mediamente al 71,8% di quella disponibile, ed è di oltre 3 punti percentuali inferiore a quanto rilevato nella precedente edizione (75,1% riferita allo scorso maggio).
Diminuiscono gli ordini sia per il mercato interno, con un terzo delle aziende interrogate che ha dichiarato di aver subito un calo della domanda, che per l’export anche se in modo più contenuto: per sette aziende su dieci gli scambi sui mercati internazionali risultano infatti stabili (43,6%) o addirittura in crescita (26,4%).
Per quasi un’azienda su due è in diminuzione anche il fatturato: il 47,8% del campione lascia emergere un calo delle vendite, a fronte del 32,1% di imprese che indicano fatturato stabile, mentre il 20,1% segnala un aumento delle entrate.
“Crediamo che il nostro territorio possa progressivamente uscire da questo quadro difficile e ritrovare dinamiche positive puntando sempre più sui suoi migliori asset, dalle competenze diffuse all’export, passando per risorse umane qualificate – afferma il presidente di Confindustria Lecco, Giovanni Maggi – Asset che trovano un sostegno nei servizi e nelle iniziative che costantemente come Associazione mettiamo in campo proprio perché crediamo nella possibilità di ripresa”.
Sul versante previsionale il quadro resta incerto, con un’azienda su cinque che indica un possibile incremento dei livelli, mentre altrettante prevedono una possibile ulteriore diminuzione, marcando in qualche modo un equilibrio rafforzato dal restante numero di aziende che si aspettano stabilità per il breve periodo. Le imprese hanno inoltre segnalato una tendenza alla crescita dei costi legati all’approvvigionamento delle materie prime. Per quanto riguarda invece lo scenario occupazionale, si rivela una generale stabilità.
“Per le imprese di Lecco – evidenzia il direttore Giulio Sirtori – il giudizio riguardante il mantenimento dei livelli occupazionali, che si conferma come prevalente, raggiunge una percentuale dell’ 83%. Si registra inoltre sul territorio un ulteriore dato relativo agli ammortizzatori sociali: rispetto a questo indicatore, le ore totali erogate valutando il numero di dipendenti rapportati a zero ore sono diminuite in settembre rispetto ai mesi precedenti. Questo in uno contesto generale dove evidentemente le imprese continuano a fare ricorso agli ammortizzatori sociali, sia nelle forme ordinarie che in quelle più gravi”.

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