Comitato Acqua: ‘Cari sindaci, che figuraccia sopprimere l’A.ATO’

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LeccoNotizie è venuta in possesso di una lettera inviata dal Comitato Lecchese per l’Acqua Pubblica e i Beni Comuni, indirizzata ai primi cittadini di tutta la Provincia di Lecco. Contiene un pesante attacco ai sindaci dopo la soppressione, lo scorso 20 dicembre, dell’Assemblea dell’Autorità ATO – sostituita dalla ristretta Azienda Speciale (soli 5 membri del Cda).

Ecco il testo integrale della missiva, davvero critica nei confronti di chi “oltre all’abdicazione”, non avrebbe persa l’occasione “di fare una figuraccia, dimostrando ai cittadini che l’hanno eletta la scarsa volontà a mantenere la  titolarità degli uffici a cui è preposto”.

Ai Sindaci dei Comuni della provincia di Lecco
e p.c. Consiglieri Comunali

Oggetto: soppressione A.ATO e gestione dell’acqua in provincia di Lecco.

Gentile Sindaco,
lo scorso 20 dicembre 2011, nella sede della sala Consigliare del Comune di Lecco, dove era convocata l’Assemblea dell’Autorità ATO, Lei ha probabilmente contribuito a decidere per la soppressione di questo organismo assembleare dei Sindaci, destinato al governo dell’acqua.
L’ha fatto nonostante il nostro invito a RINVIARE la decisione. L’ha fatto nonostante la richiesta di soppressione non fosse né urgente né indifferibile. Infatti, in Lombardia, la scadenza formale al 31.12.2011, che avrebbe fatto eventualmente scattare il commissariamento, valeva solo per chi non avesse ancora effettuato l’affidamento del servizio. Caso che non riguardava l’ATO di Lecco che il suo affidamento, seppur temporaneo, l’aveva realizzato, in capo a Idrolario.
Questa Sua decisione, che niente impediva potesse essere presa più consapevolmente l’ultimo giorno del 2011, possiamo dire è avvenuta in un contesto che “più realista del re” non si poteva. Questa scelta di auto-abdicazione dei poteri del Sindaco comporta – lo ribadiamo – l’espropriazione della titolarità dei Comuni nelle decisioni più importanti legate al servizio idrico (Piano d’Ambito, Modello Gestionale, Tariffe, ecc.), che sono state consegnate ad un fantomatico Ufficio d’Ambito provinciale, sapendo che si sta andando verso la soppressione delle stesse Province.
E, tuttavia, insieme al danno c’è stata anche la beffa.
Come spesso è già colpevolmente capitato con decisioni passate, i Sindaci della provincia di Lecco, sottoposti a evidenti pressioni di alcune centrali politiche provinciali e nazionali non elette,  hanno deliberato impegni, successivamente smentiti, non solo dal Referendum, ma da diverse sentenze della Corte Costituzionale, dimostrando come queste decisioni  siano state gravi, anzi gravissimi  errori  di valutazione amministrativa e politica.
La pesante caduta di credibilità e di responsabilità dei Sindaci del nostro territorio è la conseguenza più ovvia e alla lunga più evidente.
Anche questa volta, la decisione assunta (quasi all’unanimità) dai Sindaci dell’ATO di Lecco, si è scontrata con il decreto Milleproroghe voluto dal Governo Monti che, come era prevedibile, ha rinviato al 31 dicembre 2012 la soppressione delle A.ATO e delle relative Assemblee.
Insomma gentile Sindaco, oltre all’abdicazione, non si è persa l’occasione di fare una figuraccia, dimostrando ai cittadini che l’hanno eletta la scarsa volontà a mantenere la  titolarità degli uffici a cui è preposto.
Come Comitato, aspettandoci un sobbalzo di orgoglio civico, non possiamo che attenderci pubbliche scuse nei confronti dei cittadini.  E un conseguente impegno ad agire nel nuovo anno (che si preannuncia difficilissimo per i cittadini e per gli enti locali) in conformità allo spirito del Referendum, facendo valere, a tutti i livelli di governo superiori, le ragioni costituzionalmente inalienabili delle autonomie locali e del governo pubblico e democraticamente partecipato dell’acqua, bene comune.
Non vorremmo che la scelta affrettata e inopportuna per la soppressione dell’A.ATO, fosse motivata dall’ansia di consegnare l’acqua ad una società, Lario Reti Holding, organizzata in multiutility e in quanto tale votata al profitto e alle logiche di mercato, con molto probabili futuri accorpamenti ad altre società più grandi e relative quotazioni in Borsa; il che significherebbe portare l’acqua all’interno di contesti sempre più lontani dai cittadini e dalla loro possibilità di partecipazione e controllo.  Il classico repertorio che condurrebbe nei fatti ad una “privatizzazione”, anche se formalmente pubblica.
Non è questo il buon anno che ci aspettiamo, anche nella prospettiva di un dialogo democratico, che vorremmo potenziato e reso più trasparente ed effettivo.
Distinti saluti

COMITATO LECCHESE PER L’ACQUA PUBBLICA E I BENI COMUNI