FILCA, i lavoratori: “Senza stipendio pur di risollevare l’azienda”

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Michelangelo
Pierangelo Pedercini, portavoce dei lavoratori

LECCO – “Abbiamo sempre lavorato in maniera affiatata all’interno dell’azienda, apprezzando quanto fatto negli anni e non abbiamo nulla da contestare rispetto a come è stata condotta fino alla sua chiusura, determinata dalla crisi che ha investito il settore dell’edilizia”.

A parlare è Pierangelo Pedercini, portavoce degli ex lavoratori della Filca riuniti in un comitato che, mercoledì pomeriggio, ha effettuato in presidio di fronte al tribunale, nel giorno della decisione dei giudici sul concordato o il fallimento della cooperativa.

“Siamo qui oggi per cercare di far capire al tribunale e ai giudici che il fallimento sarebbe un’ipotesi drammatica per noi ex dipendenti. Chiediamo a loro che non si basino solo sui meri numeri ma tengano conto della condizione drammatica degli ex dipendenti, che per dieci mesi hanno lavorato senza percepire lo stipendio, facendo tanti sacrifici anche negli anni passati, tra contratti di solidarietà e cassa integrazione. Ora chiediamo che ci venga riconosciuto quanto di nostro diritto, le nostre spettanze arretrate”.

Una possibilità che, secondo il comitato di lavoratori, verrebbe meno in caso di dichiarato fallimento: “La liquidazione si basa su un piano articolato che vede il supporto di 5 milioni di euro da parte di alcuni istituti di credito, soldi che non sarebbero resi disponibili in caso di fallimento. Anche la vendita degli asset aziendali, che potrebbe realizzarsi in modo ordinato con la liquidazione e non all’asta come avverrebbe invece con il fallimento. Nell’ipotesi migliore, con l’asta fallimentare, si recupererebbe solo il 30% del valore dei beni venduti, a quel punto verrebbero a mancare i soldi per i creditori privilegiati”.

I lavoratori in presidio fuori dal tribunale

 

Con il concordato invece, prosegue il rappresentante dei lavoratori, “riceveremmo subito il 50% di quanto ci è dovuto e la parte restante alla vendita degli asset, in un tempo stimato in circa due anni”. Il presidio dei lavoratori è stato salutato da Giacomo Fumeo, patron della Filca, che intorno alle 14.30 ha fatto ingresso con i suoi avvocati in tribunale. “Abbiamo stima di Fumeo, io personalmente sono entrato in azienda insieme a lui, circa 40 anni fa. Ha iniziato come responsabile del personale e poi ha fatto carriera, arrivando alla dirigenza. Lo reputo una persona capace e onesta. Purtroppo di fronte alla crisi c’è stato poco da fare. Il problema sono stati i finanziamenti delle banche che sono venuti a mancare”.

Giacomo Fumeo

Stima a parte nel loro datore di lavoro, assicurano gli ex dipendenti, “il comitato è nato in maniera spontanea e autonoma, non influenzata dall’azienda. E’ stato creato ora perché siamo all’ultima spiaggia, non ci siamo mossi prima perché abbiamo ritenuto di non dover contestare nulla alla società, nonostante lavorassimo senza percepire lo stipendio. Lo abbiamo fatto per il bene dell’azienda e per il nostro, per potare avanti un piano di ristrutturazione del debito con le banche, prima che alcune di loro si sfilassero. Fino all’ultimo contavamo di avere la forza di risollevare le sorti della cooperativa”.