Gli artigiani lecchesi in coro: “Lo Stato deve fidarsi di noi”

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LECCO – L’artigianato lecchese fa sentire la propria voce e lancia un messaggio esplicito: “Noi ci siamo, nonostante tutto. E vogliamo gettare un seme rappresentato dalla nostra energia, nella speranza che possa dare i suoi frutti ma anche nella consapevolezza che affinché possa germogliare occorre far prevalere gli interessi del Paese. Tocca certamente anche a noi farlo, ma altresì alle istituzioni e alla politica e se lo si farà sarà meglio per tutti”.

Non è stato tenero, Daniele Riva, all’assemblea annuale di Confartigianato Imprese Lecco che si è svolta ieri, venerdì, nella sede di via Galilei. “Un anno fa di questi tempi – ha detto il presidente dell’associazione di categoria – lamentavamo che dopo dodici mesi di governo Monti non vi fosse stato ancora alcun riscontro alle nostre richieste relative ai provvedimenti da assumere per tornare a far crescere il Paese. E’ passato un anno e in effetti una crescita c’è stata, anzi più d’una: sono cresciute le tasse, è cresciuta la burocrazia, sono cresciuti i costi per le imprese e sono aumentate anche le aziende costrette a chiudere”.

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Parlano i numeri, a sostegno dell’analisi di Riva. Dal 1° gennaio al 1° ottobre di quest’anno hanno cessato l’attività ben 558 imprese artigiane lecchesi e le nuove aperture non bastano a compensare un saldo negativo che porta il numero delle aziende del settore in provincia a quota 9.273, contro le 9.436 dello scorso anno.

Il numero uno della Confartigianato lecchese ha quindi lamentato la mancata attuazione dei provvedimenti varati tra il 2008 e il 2012 per quanto riguarda le auspicate semplificazioni in materia di lavoro, previdenza, fisco, privacy, appalti, edilizia e ambiente. “Non servono nuove leggi – ha detto Daniele Riva – basterebbe far funzionare quelle che già ci sono, eppure noi siamo riusciti persino a complicare… la semplificazione”.

E’ il mondo della politica al centro delle severe critiche del presidente, quello stesso mondo che “non è più il luogo in cui si producono idee e innovazione, anche se forse non lo è mai stato”. E l’amministrazione pubblica dovrebbe operare “almeno non mettendoci i bastoni tra le ruote, visto e considerato che lo shock fiscale a cui ci hanno sottoposto i precedenti governi, così come l’attuale, ha contribuito soltanto ad aggravare la recessione e a deprimere i consumi”.

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Quello dell’artigianato lecchese è un coro unanime. “Non serve una laurea – è stato detto in sede di assemblea – per capire che più si tassa più si decresce e ogni Governo, indipendentemente dal suo colore politico, ha dimostrato di non saper fare ciò che davvero serve per poter abbassare la pressione fiscale, ossia tagliare di qualche decina di miliardi la spesa pubblica”.

“Lo Stato deve fidarsi maggiormente di noi – è stato quindi l’appello lanciato da Giorgio Merletti, presidente nazionale di Confartigianato Imprese – e ai politici io dico: “Fate le riforme”. Noi siamo pronti a fare la nostra parte, ma occorre riorganizzare lo Stato, fare la riforma della legge elettorale, magari riducendo anche il numero dei parlamentari, rivedere il sistema amministrativo. Insomma fare le riforme che realmente servirebbero per far ripartire questo Paese”.

Merletti, che nel suo intervento non ha risparmiato una stoccata al sindacato, colpevole a suo giudizio di essersi appiattito sulle proprie posizioni , ha aggiunto: “All’estero c’è ancora interesse per i nostri prodotti e noi continuiamo a essere apprezzati. Tutto ciò ci autorizza a sperare, perché le sfide future si giocheranno proprio sui prodotti, fatti bene e con un alto valore aggiunto. Ricordiamoci che il lavoro non si cerca ma si crea e non dimentichiamo di interagire il più possibile con i nostri colleghi artigiani”.

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Prima del presidente nazionale aveva parlato Giuseppe Bertagna, coordinatore della Scuola internazionale di dottorato in formazione della persona e mercato del lavoro all’Università di Bergamo. Questi si era soffermato sull’esigenza di un’efficace integrazione tra scuola e lavoro, indispensabile per il futuro economico e sociale del Paese, lamentando il fatto che in Italia non si riesca ad affiancare alle Università una formazione professionale degna di questo nome. “Con le leggi che ci sono – ha detto Bertagna – l’apprendistato non potrà purtroppo mai essere la strada per aumentare il numero di coloro i quali si formano in azienda e anche per questo ritengo che le aziende con apprendisti siano rette da autentici eroi”.

La platea ha applaudito. E l’applauso è scaturito spontaneo anche nel momento in cui sono stati chiamati i titolari delle imprese premiate con la medaglia d’oro e un attestato per la loro “fedeltà associativa”. Il riconoscimento è andato a 26 aziende della provincia di Lecco associate da 60, 53, 52, 45, 41 e 40 anni.

A consegnare i premi, oltre al presidente nazionale Giorgio Merletti e a Daniele Riva, anche Cesare Fumagalli, lecchese, segretario generale di Confartigianato Imprese.

QUI L’ELENCO IN PDF DELLE AZIENDE PREMIATE