La protesta dei pensionati contro la Finanziaria

Tempo di lettura: 3 minuti

I pensionati lecchesi sono sul piede di guerra. Mercoledì mattina qualche centinaio di iscritti ai movimenti sindacali Cigl-spi, Cisl-fnp e Uilp si sono trovati di fronte alla Prefettura di Lecco, in corso Promessi Sposi, per fare sentire la propria voce contro la manovra finanziaria appena varata dal Governo.
Sventolando bandiere e distribuendo volantini i pensionati hanno manifestato in maniera pacifica per un’ora e mezza prima dell’incontro tra i rappresentanti sindacali e il prefetto Marco Valentini, stando ai margini della strada per tutto il tempo, salvo un paio di minuti in cui hanno occupato la carreggiata. “Siamo qui legittimamente a rappresentare i pensionati, soprattutto i nostri 60mila iscritti – spiega Marco Colombo della Fnp – non possiamo assolutamente accettare questa finanziaria”.

I punti fondamentali richiesti dai manifestanti sono tre: il primo, la riduzione immediata dei costi della politica, eliminando gli sprechi e le inefficienze. Il secondo, il mantenimento delle attività dei servizi sociali e delle prestazioni socio-sanitarie da parte degli enti locali, con un primo stanziamento per il fondo di non autosufficienza; il terzo, l’anticipazione della tassazione al 20% delle rendite finanziarie e l’introduzione, in accordo con i paesi facente parte dell’Unione europea, dell’imposta sulle transazioni finanziarie.

“Pagavamo già 36 euro per le visite specialistiche – dichiara Sergio Pomari, rappresentante della Spi, in merito all’aumento dei costi sanitari – ora hanno alzato il ticket di altri dieci euro. Con la crisi la gente non può spendere tanti soldi. Inoltre vogliamo difendere il potere d’acquisto delle nostre pensioni, senza dimenticarci di quelle delle donne, la cui età pensionabile si innalza sempre più”.

“Non si possono fare riforme pensionistiche a ogni stagione – è il commento di Giampiero Paradisi, responsabile Uilp, che propone una soluzione – bisognerebbe mettere un tetto massimo alle pensioni, che può essere cinque o seimila euro al mese, senza vitalizi o altri benefici. Uno poi può andare in pensione dopo 35 anni o dopo 40 e a seconda degli anni di lavoro avere una retribuzione adeguata. Non si risolve nulla innalzando sempre di più l’età pensionabile”.

“Siamo abbastanza soddisfatti di come è andato l’incontro con il Prefetto – dichiara al termine del colloquio Colombo – ha preso atto delle nostre preoccupazioni, condividendone anche alcune. Inoltre ora manderà una comunicazione al Governo. Anche riguardo alla manifestazione possiamo dirci contenti: la gente presente era molta per essere a luglio”.

Un’ulteriore voce alleata a quella dei pensionati arriva da Eugenio Martignoni, responsabile del tribunale dei diritti del malato che indica come sia “scandalosa” la situazione, infatti sono arrivate “proteste da centinaia di lecchesi”.

Dato allarmante: la pensione media mensile nel nostro territorio è di 824 euro lordi.