LECCO – La morsa del caldo estivo soffoca colture e animali, e la Coldiretti Como –Lecco lancia l’allarme: a crollare è la produzione di latte, che ha registrato “un calo vistoso, anche del 15-20% in meno”, come spiega il presidente dell’associazione Fortunato Trezzi; ma anche la produzione di uova e miele subiscono gli effetti di questa torrida estate, nella quale i maiali hanno addirittura perso l’appetito, tanto da consumare il 40% in meno della loro razione giornaliera.
Il problema non sussiste tanto per le mucche, le galline o i suini (che adattano il proprio metabolismo alle pazze temperature del periodo, consumando meno cibo e riducendo la loro produzione) quanto per le tasche degli allevatori, costretti a mettere mano al portafoglio per correre ai ripari: in diverse stalle sono infatti scattate le contromisure, con l’accensione di ventilatori e doccette refrigeranti e l’utilizzo di integratori specifici a base di sali di potassio nell’alimentazione preparata dagli allevatori. Questi accorgimenti, utilizzati per indurre le fiere ad una maggiore produzione, “fanno però aumentare esponenzialmente i costi per le imprese, come anche il forte incremento dei costi delle farine, in particolare quelle di soia”, sottolinea Coldiretti.
La siccità investe anche la cerealicoltura, e il quadro dipinto dall’associazione degli agricoltori è poco rassicurante: “La stagione è iniziata male già nel mese di marzo – spiega il presidente Trezzi – con semine complicate dall’aridità dei terreni, di difficile aratura: le stime di una contrazione dei raccolti fatte in quei mesi, che indicavano una contrazione del 30%, ora potrebbero essere riviste con un ulteriore ribasso. Ai non addetti ai lavori può sembrare impossibile che un territorio come quello comasco e lecchese, bagnato dalle acque di un grande lago e circondato dalle alpi con ghiacciai perenni, possa soffrire queste problematiche: eppure la nostra è una delle province lombarde dove la siccità colpisce più duro e dove gli effetti possono essere più disastrosi”.
Una criticità rispetto alla quale il direttore di Coldiretti Como-Lecco, Francesco Renzoni, non esita a puntare il dito contro “un’insufficiente programmazione delle risorse idriche comune a tutto il nord Italia, che in un territorio come il nostro deve tener conto dei rapporti transfrontalieri con la vicina Svizzera. In pratica – sottolinea il direttore – nei decenni scorsi le province alto-lombarde non si sono dotate di un sistema adeguato di invasi in grado di sopperire a situazioni di annate siccitose che pure, negli ultimi anni, si sono susseguite con una frequenza impressionante”.
Il problema riguarda soprattutto le oltre cento aziende, comasche e lecchesi, coltivatrici di mais “a secco”, ovvero senza l’ausilio di sistemi e canali di irrigazione. Preoccupazione anche per i prati destinati alla fienagione che, denuncia la Coldiretti, già ora stanno registrando cali più che drastici di produzione al taglio.
A dimostrare con tutta evidenza i morsi della siccità è il basso livello toccato dal Lago di Como che, insieme agli altri bacini lombardi (Maggiore, Iseo e Garda), è ampiamente al di sotto della media stagionale. Da martedì 17 luglio a oggi, il Lario, è passato infatti da 83,5 centimetri a circa 38 centimetri, con una perdita di quasi mezzo metro.