Confindustria finanzia nuovi laboratori nelle scuole, stanziati 250 mila euro

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Investimento che guarda alla formazione dei nuovi lavoratori

Riva: “Abbiamo bisogno di competenze e le scuole possono fare tanto”

LECCO – Un investimento importante che guarda al futuro del mondo produttivo dell’area di Lecco e di Sondrio: ben 250 mila euro sono i fondi che Confindustria e Fondazione Badoni, che ha contribuito con 30 mila euro, ha messo a disposizione di cinque istituti tecnici e di formazione professionale per adeguare e integrare i loro laboratori.

Il piano straordinario di Confindustria coinvolge a Lecco gli istituti Fiocchi e Badoni, il Cfp Aldo Moro di Valmadrera e nel sondriese l’Itis Mattei di Sondrio e l’Iis Pinchetti di Tirano.

“E’ un messaggio forte quello che Confindustria vuole dare al territorio – ha sottolineato Lorenzo Riva, presidente di Confindustria Lecco Sondrio- il futuro delle nostre fabbriche dipende dalla capacità che avremo di convincere i giovani a frequentare le vostre scuole, dalla capacità di dare loro un insegnamento moderno e attuale. La velocità cambiamento dipende da noi, L’industria, seppur trasformata grazie ai processi d’innovazione tecnologica, non potrà mai fare a meno delle persone. Abbiamo però bisogno che i giovani in uscita dalle scuole abbiano la preparazione adatta e lo spirito giusto per entrare in azienda”.

Il presidente Lorenzo Riva

Servono tecnici specializzati

E’ la mancanza di competenze sul mercato del lavoro (soprattutto tecnici, operai specializzati), un problema che si è affacciato ai distretti industriali del nord d’Italia subito dopo il periodo della crisi economica, a cui si cerca ancora una volta di dare risposta. Confindustria parte dalle scuole:

“Abbiamo già avuto buoni risultati con progetti formativi, al Marco Polo di Colico per esempio, dove l’iniziativa è stata accolta bene non solo dalla scuola ma anche dagli studenti e dalle loro famiglie – sottolinea Antonio Bartesaghi presidente di Fondazione Badoni e di Federmeccanica Lecco – i territori di Lecco e Sondrio rappresentano un’eccellenza della manifattura italiana e oggi faticano a trovare personale con competenze tecniche capita spesso che le aziende debbano ‘rubarseli’ a vicenda offrendo una paga migliore. Dobbiamo continuare a chiedere al tessuto scolastico di attirare ragazzi che abbiano voglia di impegnarsi in un ambito tecnico che oggi può facilmente garantire lavori stabili e salari mediamente alti”.

Antonio Bartesaghi

Scuole pronte a preparare i lavoratori di domani

Un invito colto a braccia aperte dalle scuole. “Il Fiocchi ha fatto discretamente bene – ha spiegao il preside Claudio Lafranconi – ha più che raddoppiato gli iscritti e ai primi di novembre aprirà il laboratorio dell’occupabilità territoriale che per noi ha rappresentato un investimento e un impegno non indifferente. L’obiettivo è quello dare alle aziende ragazzi già formati e nel nostro laboratorio possono operare con macchine tradizionali, che oggi però sono datate e necessitavano di nuove strumentazioni. Per noi è importante che i ragazzi conoscano i meccanismi prima di lavorare con macchinari automatici”

“Migliorare i laboratori è fondamentale – sottolinea Marco Anghileri , direttore dell’Aldo Moro – non abbiamo mai abbandonato le macchine tradizionali e ne abbiamo una discreta dotazione. Quello di cui necessitavamo era invece un macchinario a controllo numerico di heidenhain e un robot antropomorfo per insegnare agli allievi l’utilizzo del braccio meccanico”.

I presidi degli istituti lecchesi

“Nessuna scuola si salva da sola, è necessario fare sistema – ha ricordato Angelo De Battista, preside dell’istituto Badoni, scuola che si è aggiudicata il bando della Fondazione per un laboratorio meccanico integrato per l’automazione industriale – sappiamo che molto dipende dalle scuole, dal punto di vista del personale docente dobbiamo attenerci alle graduatorie, ma stiamo lavorando molto sui curriculum scolastici. C’è ancora un problema serio, la mancanza di presenza femminile negli istituti tecnici e professionali che potrebbe invece contribuire alla crescita di figure tecniche sul territorio, dipende ancora molto dai pregiudizi rispetto al lavoro in azienda associato al genere maschile. In un quadro di calo demografico, è un problema che si andrà ad acuire”.

Aziende aperte alle scuole

“Noi imprenditori conosciamo bene il divario tra la domanda e l’offerta di lavoro, è un gap che dobbiamo essere in grado di colmare nel tempo – ha auspicato Giacomo Riva, presidente dei Giovani Industriali – la comunicazione è importante, dobbiamo far capire ai giovani che il lavoro in fabbrica non è più quello di una volta, è un ambiente diverso dove poter mettere a frutto le conoscenze e crescere professionalmente”.


“Le porte delle nostre aziende sono aperte alle scuole e ai loro studenti – è intervenuta Marta Rota della Varo di Valmadrera – La nostra azienda è fatta di capitale umano, sono le persone e non i macchinari che lavorano e devono essere altamente formate. Per il turn over interno abbiamo assunto 35 ragazzi a tempo determinato, arrivano da scuole o università importanti, ma la vera formazione la facciamo ancora noi in azienda. Per questo è importante l’iniziativa di Confindustria, consente di ridurre i tempi d’ingresso dei ragazzi. Una vera fortuna per loro e per noi imprenditori”.