Le nuove regole europee imporrebbero interventi alla gran parte degli immobili in provincia
Costruttori perplessi: “Serve un piano strutturato”. I condomini: “Mancano i soldi, cittadini già al limite”.
LECCO – Le chiamano ‘case green’ ma al verde potrebbero ritrovarsi i cittadini se costretti ad aprire il portafoglio per mettere a norma le proprie abitazioni: le nuove regole varate martedì dal Parlamento Europeo impongono la riqualificazione degli immobili di edilizia residenziale privata alla classe E entro il 2030 e la classe D entro il 2033.
Forte è lo scontro politico sul regolamento e il Governo italiano hanno già annunciato battaglia sulla normativa che sta suscitando forti perplessità anche nel lecchese tra gli operatori del settore immobiliare:
“E’ una moneta dalla doppia faccia – ci dice Marco Bandini, presidente provinciale dell’associazione degli amministratori di condominio (Anaci) – l’aspetto positivo è che si proseguirebbe con l’opera di riqualificazione energetica avviata con il superbonus, con benefici per l’ambiente ma anche di riduzione dei consumi e con un incremento di valore sul mercato degli immobili riqualificati a favore dei proprietari. Il lato negativo sono i costi e tanto basta ad azzerarne i benefici”.
Nel lecchese “i condomini rappresentano il 70% delle proprietà immobiliari, la gran parte costruiti negli anni Settanta-Ottanta e l’80% dovrà essere riqualificato stando alle nuove regole – rimarca Bandini – Ma oggi i cittadini hanno già grossissime difficoltà per l’aumento dei costi, per le bollette da pagare e spesso non riescono a sostenere alcuni interventi di manutenzione in condominio, figuriamoci una riqualificazione energetica che comporta investimenti ben più ingenti. Non si può chiedere alle persone un ulteriore sforzo, non ci sono le condizioni”.
Il nodo principale riguarda le risorse, ad oggi non è stata fatta chiarezza sulla possibilità di incentivi, si aspettano le trattative tra i Governi per giungere al testo definitivo: “Se l’Europa prevede dei contributi, allora cambia tutto, ma l’Italia da sola non può permetterselo, tanto che ha già bloccato il 110%”
Troppi edifici da riqualificare
“Il grosso del parco abitativo della nostra provincia non è certamente performante, il gap da recuperare è troppo elevato – spiega Paolo Cavallier, direttore di Ance Lecco – La proprietà immobiliare in Italia è molto parcellizzata e deve essere aiutata e sostenuta, altrimenti difficilmente sarà attuabile questa normativa. Oltre al problema economico c’è anche un problema tecnico di vincoli a cui sono sottoposti alcuni edifici storici e che andrebbe superato. Quello tenuto dall’Europa ci sembra quindi un atteggiamento poco equilibrato”.
Per il referente dell’associazione dei costruttori lecchesi “è chiaro che per ridurre le emissioni sia necessaria un’attenzione all’involucro dell’edificio, però serve anche il coraggio di incentivare degli interventi con un progetto strutturato e a lungo termine, in quel modo potremmo garantire l’attuazione degli interventi ed anche una crescita programmata e programmabile del nostro settore. Il contrario di quanto accaduto in questi anni”.
Il riferimento è al bonus 110% che se da un lato ha aiutato il settore dell’edilizia, dall’altro ha causato una situazione insostenibile per le casse dello Stato, costretto a correre ai ripari lasciando l’amaro in bocca a tanti cittadini che ne avevano fatto richiesta, interessati alla cessione del credito, e alle stesse imprese.
“Incentivi senza respiro creano benefici immediati, così è stato per l’edilizia con il superbonus, oggi però la cessione del credito è molto complicata da applicare e sta mettendo in difficoltà imprese e cittadini. Se è stato deciso di non concederla oltre ad una certa data, va però garantito a quanti hanno fatto richiesta nei tempi di ottenerla. Invece, tanti privati che hanno creduto nella serietà del proprio paese si sono ritrovati abbandonati a loro stessi”.