“Percezione errata dello stato dell’economia italiana, colpa della cattiva informazione e delle fake news”
In tanti alla serata organizzata da Confindustria Lecco e Sondrio
LECCO – Dati alla mano, l’Italia è e resta un Paese forte, finanziariamente sano, e produttivo. Indubbiamente da migliorare e migliorabile, ma di certo non è così “claudicante” come viene dipinto.
Tuttavia, per colpa della cattiva informazione fatta anche di fake news e di una politica non sempre all’altezza di interloquire con Bruxelles in ambito europeo, il paese è vittima di una distorsione della realtà che porta ad una percezione errata dello stato dell’economia italiana.
Questo ha comportato e comporta due effetti negativi. Il primo, riguarda la scarsa considerazione che i “big” dell’Unione Europea hanno nei confronti del nostro Paese e ciò si declina in una sorta di sopraffazione dell’UE nei confronti dell’Italia. Il secondo effetto negativo riguarda la considerazione che i cittadini italiani hanno dell’Europa e dell’Italia. Da un lato vedono l’Europa come il capro espiatorio di ogni male, arrivando talvolta a pensarla come un “carrozzone” inutile, mentre l’Italia viene vista una nazione poco dinamica, poco competitiva e molto indebitata.
Un quadro complicato, ma decisamente chiaro quello emerso nella serata di ieri, giovedì, organizzata da Confindustria Lecco e Sondrio, che si è tenuta in sala Don Ticozzi a Lecco ed ha visto in cattedra: Oscar Giannino giornalista di Radio 24 in veste di moderatore, l’economista Marco Fortis nonché vice presidente e direttore di Fondazione Edison, e l’esponente della Commissione del Parlamento europeo per l’Industria, la Ricerca e l’Energia Rebecca Sofia Amorena. A fare gli onori di casa il presidente di Confinustria Lecco e Sondrio Lorenzo Riva.
“La gente spesso ragiona più con la pancia che con la testa – ha spiegato l’economista Fortis – E vede nell’Europa non un’opportunità ma un ostacolo. Eppure l’Europa è il mercato più grande e più ricco del mondo. Paesi come la Cina vengono, com’è successo recentemente, per fare affari ben sapendo quali sono le potenzialità e noi vorremmo uscire?”.
Quindi Fortis ha snocciolato una serie di dati che mostrano come l’Italia sia un paese molto più sano e produttivo di quel che si creda: “La percezione dello stato dell’economia italiana non solo tra gli stranieri ma anche tra gli italiani è molto sganciata dalla realtà. L’Italia è percepita come una nazione poco dinamica, poco competitiva, molto indebitata. In realtà, solo alcuni settori dell’economia italiana sono poco dinamici e competitivi mentre molti altri invece lo sono e addirittura primeggiano a livello mondiale o europeo. Per esempio, siamo i primi nel settore dell’agricoltura e secondi nel settore del turismo. Non solo. La ricchezza privata dell’Italia è molto elevata e il debito privato è relativamente basso. Il rapporto debito pubblico/PIL, viceversa, è molto alto e la sua crescita certamente non deve continuare come in passato perché esso ha raggiunto livelli che sottraggono preziose risorse allo sviluppo produttivo e agli investimenti attraverso il pagamento di una mole di interessi troppo gravosa. Ma il debito pubblico italiano è più sostenibile e meno sbilanciato di quello di molti altri Paesi che pure hanno rating sovrani migliori dell’Italia. Inoltre, è un debito largamente finanziato dalla ricchezza interna e i cui interessi passivi sono per una quota importante onorati da un surplus primario dello Stato che non ha eguali nel mondo da più di 25 anni”.
Dall’altro lato ci sono aspetti negativi, ha proseguito Fortis: “Il Paese soffre di alcuni
divari territoriali persistenti, di un alto livello di tassazione e di un calo demografico che ne penalizza la crescita economica. Inoltre, l’instabilità politica contribuisce a generare un’immagine di debolezza del Paese e crea difficoltà ai settori manifatturiero e a quello dei servizi. Ma l’aumento del PIL per abitante e dei consumi pro capite delle famiglie dell’Italia negli ultimi anni è stato significativamente più forte di quello di molti altri Paesi europei e dell’Ocse. Gli investimenti in macchinari e mezzi di trasporto hanno vissuto un autentico boom, le imprese manifatturiere italiane sono diventate più moderne, competitive e
internazionalizzate. Sono oltre 1.400 i prodotti in cui l’Italia occupa una delle prime cinque posizioni al mondo per migliore bilancia commerciale con l’estero. Il made in Italy non è più solo moda, mobili, cibo e vino, che pure rimangono dei settori di eccellenza e fama mondiale. L’Italia è diventata con gli anni leader anche nella meccanica, nei mezzi di trasporto, nella farmaceutica”.
Per Fortis uno dei motivi principali per cui il percepito non corrisponde al reale sta nella cattiva comunicazione: “Siamo riusciti ad apparire pericolosi agli occhi dell’Europa perché non siamo riusciti a spiegare i nostri punti di forza. Questo perché il più delle volte non abbiamo avuto burocrati e politici capaci di spiegare e comunicare”.
In pieno accordo il giornalista Giannino con l’economista Fortis: “C’è grande capacità nelle piccole medie imprese ed è da questa realtà che bisogna partire”.
Ma se è vero che la cattiva comunicazione e le fake news hanno fortemente contribuito a raccontare e dipingere un quadro non veritiero dell’economia italiana, di contro ci sono storie di successo come ha sottolineato Rebecca Sofia Amorena. “E’ vero, noi non comunichiamo bene con l’Europa, ma è vero anche il contrario, ossia che l’Europa non comunica bene con noi. Per quanto mi riguarda, a Bruxelles cerco ogni giorno di difendere l’Italia. Io opero nel settore spaziale e posso dire che l’Italia va forte: è in Italia che si producono cibi per gli astronauti, i componenti per i satelliti e ancora è in Italia che si elaborano i dati inviati dai satelliti stessi. Quindi la cattiva informazione va combattuta anche facendo emergere le storie di successo e soprattutto facendo squadra”.
Gioco di squadra non sempre facile da attuare, soprattutto se si pensa al divario che esiste ancora tra il Nord e il Sud del paese: “Basterebbe guardare i dati di ottobre 2018 relativi alla politica di coesione in Italia. Per il periodo 2014 – 2020, attraverso il Fesr (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale), l’Italia può beneficiare di circa 31,76 miliardi di euro: due terzi attraverso il Fondo europeo di sviluppo regionale e l’ultimo terzo attraverso quello sociale. Una vera e propria opportunità che purtroppo nel Sud Italia è stata sfruttata in minima parte con finanziamenti di progetti pari a soli 429 milioni di euro”.
Non ha dubbi Fortis nel ribadire che bisogna iniziare a farsi carico dei propri errori e dei propri sbagli, smettendo di puntare il dito contro l’Europa, incolpandola di essere artefice dei nostri problemi. “Prendiamo il passaggio dalla Lira all’Euro. In Italia i prezzi sono aumentati del doppio. Ma questo non è imputabile all’Euro. E’ imputabile al fatto che il sistema politico non ha monitorizzato l’effetto sui prezzi delle merci, cosa che negli altri Stati hanno saputo fare. I prezzi li abbiamo fatti aumentare noi, non l’euro, adottando il cambio un euro uguale mille lire. Ma questa è stata una scelta nostra, non dell’Europa. L’Euro non ci ha tolto niente, anzi, ci ha fatto diventare più adulti permettendoci di entrare in un mondo globalizzato”.
Mondo globalizzato che passa anche attraverso il superamento dei confini: “Attenzione – ha ammonito Giannino – i confini è vero che servono, ma se si vuole essere competitivi e restare all’interno del più grande e ricco mercato del mondo, bisogna superarli e andare oltre”.
Infine un consiglio, tra il serio e il faceto, ai numerosi presenti in sala: “Quando sarete nell’urna per il voto alle prossime elezioni europee, ricordatevi di tutte le cose che ci siamo detti stasera”.