Anche il gruppo Giovani di Lecco all’evento “Quattro chiacchiere con…” promosso da Confartigianato Lombardia
La storia di Andrea Lixi
LECCO – Dati, condivisione e disruption: ecco le tre parole chiave per il futuro delle imprese secondo Mauro Baricca, formatore d’impresa e protagonista dell’ultimo appuntamento di “Quattro chiacchiere con…” il ciclo di eventi di formazione di Confartigianato Lombardia e i suoi giovani imprenditori a cui il Gruppo Giovani di Lecco ha preso parte con il suo presidente Matteo Casiraghi, Andrea Lixi CEO di Zelando Srl e Angelo Pavoni socio della Pavoni Snc.
“Ci sono due aspetti fondamentali per il vostro futuro – ha sottolineato Eugenio Massetti, presidente Confartigianato Lombardia – il saper lavorare e la voglia di lavorare. Vi abbiamo dato fiducia e spazio affinché possiate dare il vostro contributo in Confartigianato e nelle vostre imprese, garantendone stabilità e crescita. È una questione di soddisfazione e pienezza personale, oltreché una responsabilità sociale perché l’artigianato e la MPI copre oltre la metà dei posti di lavoro lombardi, perciò il nostro intraprendere assicura solidità al territorio”.
Servono dati per leggere i segni che ci dà il futuro, la condivisione più che il nascondimento dei propri “segreti” e puntare sulla disruption cioè su un cambiamento dei modelli di business: è così che Baricca declina le strategie per cavalcare il cambiamento in atto, mai così rapido nella storia.
Ad interloquire con Baricca ben 5 imprese, guidate da giovani tra cui Zelando Srl, software house attiva da più di vent’anni, con un’anima sempre sperimentatrice e orientata alla crescita, guidata dal giovane Andrea Lixi.
“Post diploma il mio obiettivo era quello di laurearmi in ingegneria informatica presso il politecnico di Milano, imparare il più possibile ed incontrare persone di un certo rilievo al fine di apprendere dove e come riuscire a costruire la mia piccola azienda nel grande mercato dell’IT – racconta Lixi –. Arrivando da una famiglia di umili origini per prima cosa dovetti trovarmi un lavoro per potermi pagare gli studi, anche se avrei preferito un impiego saltuario che mi occupasse solo i weekend così da avere il tempo di studiare durante la settimana, ma nessuno mi volle assumere come cameriere, lavapiatti o ruoli similari in quanto lacunoso di esperienza nell’ambito della ristorazione. Perciò decisi di sfruttare le mie competenze informatiche dirottando le ricerche verso un impiego come sviluppatore software. Assunto come stagista full-time per 500 euro al mese mi trovai a questo punto in difficoltà a dover gestire 8 ore di lavoro al giorno più lo studio in università. Oltretutto, per non farmi mancar nulla, in quello stesso periodo fondai un’associazione sportiva (della quale tutt’ora oggi sono presidente) atta a divulgare la pratica del parkour. Studio, lavoro full-time e associazione sportiva da gestire divennero gli ingredienti perfetti per creare un ragazzino di 19 anni senza vita sociale e con una precaria stabilità mentale. Ma ad un certo punto la svolta: grazie alla mia ex professoressa di informatica trovai un’azienda di Lecco dove tale Lorenzo Longatelli (titolare della Zelando) mi offrì una posizione part-time per 650 euro al mese come sviluppatore software.Partito con un contratto di 20 ore a settimana, poi convertito a 25, rimase comunque molto difficile tenere botta con gli impegni in corso. Tornavo a casa stanco dal lavoro, dovevo seguire le problematiche quotidiane dell’associazione sportiva (in pieno Covid) e in più c’era l’università. Arrivai al punto in cui le mie ore di sonno si ridussero al minimo sopportabile, così mi decisi che era giunto il momento di cambiare qualcosa.Lorenzo si dimostrò fin da subito disponibile ad assumermi con un contratto indeterminato full-time perciò la soluzione che mi si presentò fu quella di abbandonare gli studi per dedicarmi interamente a Zelando, imparare il più possibile da questa esperienza lavorativa, guadagnare qualche soldo in più da poter investire nell’associazione e poi un domani, chissà, riuscire a trovare i fondi per staccarmi da Zelando e infilarmi nel mercato IT con qualcosa di mio. Prima di abbandonare definitivamente gli studi volli conoscere meglio quale potesse essere il mio futuro in Zelando. Durante una riunione con Lorenzo colsi l’occasione per rendergli noto il mio piccolo sogno di mettermi in proprio. Sinceramente, mi sarei aspettato una reazione negativa e magari di perdere la proposta di assunzione a tempo indeterminato, mentre invece la risposta che ricevetti mi stupì e la ricordo ancora oggi come se fosse ieri: “fermo lì… piuttosto ti cedo la mia azienda… sono anni che cerco un socio”. Lorenzo dice sempre che se non fosse stato per me avrebbe chiuso l’attività entro un paio d’anni o poco più. Era finito anche lui a dover gestire troppe cose da solo senza più trovare il tempo per ciò che per lui era davvero importante e stimolante. Oggi invece lavora più sereno, ha più tempo per la famiglia, per se stesso ed è tranquillo che, se anche un domani volesse definitivamente abbandonare la scena, ci sarà comunque qualcuno che porterà avanti la società. Lui riesce a curare di più quello che ama e io posso rendere realtà il mio sogno, conseguentemente se chi la dirige ama e si diverte in ciò che fa, la società è maggiormente produttiva e cresce con costanza: siamo passati da 8 dipendenti a 17 e siamo attualmente in cerca di nuove risorse. A mio avviso ci sono parecchi ragazzi con la mia stessa vocazione così come ci sono parecchie aziende che faticano a trovare successori validi, la mia storia potrebbe aiutare ambo le parti ad uscire allo scoperto creando casi di successo come quello di Zelando”.
“Gli imprenditori sono un genere unico di essere umano – ha concluso Baricca – perché anche nei momenti complicati e di difficoltà vedono possibilità più grandi e hanno fiducia nelle proprie capacità e in quelle dei propri collaboratori”.