La protesta delle lavoratici delle mense scolastiche. “Ripresa a settembre, come?”

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Presidio di protesta dei lavoratori della ristorazione scolastica

A casa dalla chiusura delle scuole, l’incertezza della ripartenza a settembre

LECCO – In un momento di emergenza economica, sono soprattutto le fasce più fragili dei lavoratori a farne le spese, ai quali gli inquadramenti contrattuali offrono scarse (o nulle) tutele: è il caso degli operatori delle mense scolastiche, i dipendenti di cooperative che fino allo scorso marzo preparavano il pranzo per gli alunni e per i bimbi degli asili comunali.

A casa dopo la chiusura anticipata delle scuole, hanno usufruito della cassa integrazione ma dall’8 giugno, termine dell’anno scolastico, sono rimaste senza alcun reddito e senza ammortizzatori sociali.

“Sono 80 mila in tutta Italia e circa cinquecento in provincia di Lecco – spiega Barbara Cortinovis della Filcams Cgil – parliamo di lavoratrici, perché la maggior parte sono donne, che hanno contratti a tempo indeterminato ma con part time ciclici e durante il periodo estivo, al contrario di insegnanti e personale scolastico, non hanno alcuna copertura né retributiva, né contributiva”.


Lavoratrici che contrattualmente restano in forze alle cooperative che le hanno assunte ma che di fatto non lavorano nei mesi di chiusura delle scuole, non potendo quindi percepire alcuna indennità di disoccupazione o altre forme di ammortizzatori.

“Grazie anche al pressing dei sindacati, il Governo ha dato la possibilità di anticipare le ulteriori 4 settimane di cassa integrazione per il periodo Covid che erano state previste per settembre e ottobre. Chiediamo a questi gruppi, spesso multinazionali, di usufruirne per poter dare respiro ai propri dipendenti”.

Il presidio davanti al Parini

Per questo i sindacati insieme ai lavoratori, mercoledì mattina, hanno effettuato un presidio di protesta davanti all’istituto Parini.


“Un luogo centrale anche rispetto agli altri istituti scolatici – spiega Fabrizio Bonfanti sindacalista della Uil Tucs– ci preoccupa la ripartenza delle scuole e soprattutto come ripartiranno gli appalti legati alla ristorazione scolastica. Oggi non c’è chiarezza, a quattro mesi dalla chiusura delle scuole non è stato fatto nulla”.

Nei giorni scorsi i sindacati hanno inviato una lettera alla Prefettura per sollevare l’attenzione sul tema.

 Stipendi già irrisori ridotti dalla cassa integrazione

“Esistono già grossi problemi contrattuali, storici, che abbiamo combattuto negli anni a livello sindacale, ora si sono aggiunte ulteriori difficoltà legate a questa situazione – spiega Luigia Minneo della Fisascat Cisl– lavoratrici che percepiscono stipendi già irrisori, 200-300 euro, che ora sono ulteriormente diminuiti con la cassa integrazione. Il periodo di chiusura estiva delle scuole viene coperta con con permessi non retribuiti che, oltre al mancato stipendio, ci costringe a perdere tre mesi all’anno di contributi pensionistici”.

“Tante le domande che ci stiamo ponendo per il rientro a settembre – prosegue la sindacalista della Cisl– distanziamenti, classi ridotte, il rischio è che serva meno personale. Vorremmo un confronto con le istituzioni per capire come intendono organizzarsi rispetto a questo servizio”.