Lecco. Il commercio ha resistito al Covid, stabili i ‘numeri’ delle attività

Rispetto al 2019 resta invariato il totale delle imprese del commercio in città

Variano le tipologie dentro e fuori dal centro. Dal 2012, però, se ne contano settanta di meno

LECCO – Erano 715 nel 2019 e la loro somma è rimasta la stessa anche nel 2021, nonostante il duro periodo dell’emergenza Covid del 2020 e i lockdown che hanno costretto a chiusure prolungate delle attività: stiamo parlando delle imprese del commercio a Lecco e il dato emerge da uno studio della Confcommercio nazionale diffuso nei giorni scorsi.

Si tratta della settima edizione dell’Osservatorio sulla demografia d’impresa nelle città italiane realizzata dall’associazione dei commercianti in collaborazione con il Centro Studi delle Camere di Commercio. Un’analisi che ha permesso di conoscere come è cambiato il panorama del commercio dentro e fuori dai centri storici delle città, prendendo in esame undici categorie diverse di attività e le loro variazioni rispetto al 2019, prima del Covid, e rispetto al 2012, anno che ha coinciso con le ripercussioni reali sul territorio della crisi economica innescata nel 2008.

Un panorama che è mutato anche a Lecco: non nei numeri come detto, il totale delle attività prima e dopo lo scoppio dell’emergenza sanitaria (il dato di riferimento dello studio è giugno 2021) è rimasto invariato, sono però cambiate nei numeri le imprese attive nelle singole categorie. Un cambiamento che è ancora più evidente se si rapportano i dati dello scorso anno con quelli del 2012, rispetto ai quali si contano in città una settantina di esercizi in meno.

Nel complesso, in confronto al 2019, i negozi al dettaglio hanno tenuto maggiormente nel centro storico (-2) e meno fuori dal centro città (-6), stabile è invece il numero di bar e ristoranti in centro mentre se ne è registrato un aumento (+8) nelle aree non centrali della città.

Non ci sono grosse variazioni rispetto al periodo pre Covid per quanto riguarda i negozi non specializzati (-1 in centro) più sensibile è invece il calo dei negozi di generi alimentari (-3 in centro, -4 fuori dal centro) in confronto al 2019 e ancora di più sul 2012 (-9 attività in centro).

Tengono i tabaccai (-1 in centro, -1 fuori) e i negozi di informatica. Questi ultimi hanno registrato una crescita rispetto al 2012 (+3 in centro, +1 fuori).

Diminuiscono in centro i negozi specializzati in prodotti domestici rispetto al 2019 (-4) e ancor di più rispetto al 2012 sia in centro (-9) che nei quartieri (-14).

In calo, un anno dopo il Covid, anche i negozi articoli culturali (-1 in centro, -2 fuori dal centro) con una forte diminuzione del numero di attività nell’ultimo decennio (complessivamente 21 attività in meno, di cui -11 in centro e -10 fuori dal centro).

Crescono nell’ultimo anno in centro (+3) i negozi specializzati in altri prodotti ma diminuiscono (-3) in periferia. Forte è la loro riduzione rispetto al 2012 (-29).

Neanche a dirlo, un anno dopo il Covid sono aumentate le farmacie (+5 in centro, +1 fuori), in crescita anche rispetto al 2012 almeno in centro città (+6, -2 fuori).

Stabile il commercio ambulante mentre cresce il commercio on line, probabile effetto della pandemia ma anche di una maggiore dimestichezza con le tecnologie, con un aumento di attività con sede in centro (+10 rispetto al 2012, +3 rispetto al 2019).

Bar e ristoranti come detto, nonostante siano state tra le attività più in difficoltà a causa dell’emegenza sanitaria, hanno tenuto botta al Covid mantenendo invariato il loro numero in centro e crescendo (+8) nei quartieri. Se guardiamo però al 2012, vediamo che in centro il loro aumento è stato contenuto (+2) mentre nei rioni si sono perse una decina di attività di questa categoria.

LA TABELLA 

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CS = centro storico; NCS = Non centro storico

Elaborazioni Ufficio Studi Confcommercio su dati Centro Studi delle Camere di Commercio G. Tagliacarne