“Liquidazioni camuffate”: è guerra tra i commercianti

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LECCO – Vetrine del centro tappezzate dalla scritta “Liquidazione” e commercianti sul piede di guerra: al centro della bufera alcuni loro colleghi, rei di aver avviato delle vendite promozionali ricorrendo ad un termine che per uso comune, oltre che per legge, è associato alla chiusura o al trasferimento dell’attività, alla trasformazione o al rinnovo dei locali.

“Un Natale in liquidazione – ha ironizzato non senza irritazione Alberto Negrini, presidente del distretto di Lecco centro per Confcommercio – un notevole numero di negozi, una quindicina in città, hanno proposto queste liquidazioni camuffate, sfruttando la deroga con la quale la Regione ha autorizzato le vendite promozionali. Parliamo di negozi importanti a Lecco, con decine e decine di vetrine totalmente occultate e recanti messaggi devastanti; la città non era addobbata a festa, ma, per così dire, ‘alla fine del mondo’”.

“Il problema – ha spiegato Negrini – è che non si tratta di attività in chiusura o in trasferimento, tanto che le ritroveremo vive e vegete dopo aver fatto concorrenza sleale agli altri esercenti e creato un danno considerevole al commercio; il 90% dei negozianti ha subito l’azione di una minoranza”.

Numerose le segnalazioni giunte al referente di Confcommercio dagli esercenti “seccati” della situazione:

“A mio parere la responsabilità di tutto ciò è da attribuire ad una politica che ha consentito a questi commercianti, con stratagemmi, di attuare questi tipi di vendite partendo da una scellerata legge regionale – ha proseguito Negrini – ed anche di un Amministrazione locale che non ha ritenuto di dover prendere provvedimenti per bloccare il fenomeno. Chiunque poteva vedere quelle vetrine e determinare se erano non erano promozioni”.

Il peso da pagare, secondo il presidente, è stato molto alto: “Rispetto ad altre città lombarde, il territorio con la peggior situazione estetica era proprio il nostro capoluogo – ha ribadito Negrini – un bruttissimo messaggio che ha pesato negativamente su di un bilancio già provato dalla crisi, portandoci ad un dato nettamente peggiore rispetto ad altri centri dove, invece, un’immagine più di qualità è stata mantenuta”.

“Credo che l’amministrazione abbia mancato e sia molto lontana dalle esigenze dei commercianti e dei cittadini – ha concluso Negrini – perché quando saltano le regole salta tutto un sistema così come il rispetto degli sconti, perché la maggior parte di questi era dal 20% al 30%, non certo il 70% . Il consumatore non è tutelato, perché questa è pubblicità ingannevole volta a far entrare il maggior numero di clienti possibili. Non è concorrenza sul prezzo, è il far west”.