LECCO – Nell’anno 2013 i pubblici esercizi lecchesi sono stati interessati da circa 200 controlli da parte dell’Agenzia delle Entrate, ad esclusione di ben poche attività. Controlli che tavolta non sono passati inosservati soprattutto a fronte di cartelle esattoriali “formato maxi”.
Una situazione decisamente critica che, in molti casi, ha portato gli imprenditori a riflettere sul da farsi: continuare o abbassare le serrande? C’è chi ha prefertio mollare cedendo sotto i colpi del fisco, altri invece sono riusciti, con fatica, a tenere aperta la proprial’attività.
Nel caso di bar e ristoranti la metodologia dei controlli utilizzata dall’Agenzia delle Entrate sta muovendo qualche critica tant’è che a sollevare la questione è lo stesso presidente dell’associazione Fipe di Lecco, Marco Caterisano. “Da presidente – spiega – mi capita, purtroppo sempre più frequentemente, di ricevere lamentele, ma soprattutto richieste di consigli e di supporto da parte degli iscritti all’associazione, nonché miei colleghi di categoria, impauriti e molto preoccupati per le cifre onerose loro richieste da parte dell’Agenzia delle Entrate, che metterebbero in discussione non solo futuro delle loro aziende e dei loro dipendenti, ma anche della loro stessa famiglia”.
Il problema per la Fipe Confcommercio Lecco sta nei parametri che vengono utilizzati durante i controlli. “Grazie ai confronti con i miei colleghi – prosegue Caterisano – è emerso, purtroppo, che i parametri che vengono utilizzati in questi controlli per procedere con il calcolo delle somme richieste risultano essere molto lontani dalla realtà: non considerando numerosi fattori come notevoli quantitativi di scarti, flessibilità nei dosaggi e gli elevati costi che comporta la gestione di una attività come la nostra. Il risultato sconcertante sono le somme richieste, che si scostano di gran lunga persino dal loro stesso strumento di controllo qual’è lo studio di settore. Se poi aggiungiamo lo scenario attuale in cui le imprese si trovano a dover combattere per poter sopravvivere è evidente che siamo al limite della sopravvivenza”.
Una soluzione per arginare il proprema sembra esserci. “Al fine di tutelare tutti i nostri colleghi e associati e di evitare, o quantomeno ridurre, spiacevoli e lunghe contrattazioni molto onerose per entrambe le parti, non solo da un punto di vista economico, richiedendo tempo, denaro e molte energie – prosegue Caterisano – in qualità di Fipe Confcommercio Lecco, con l’aiuto di alcuni nostri colleghi stiamo lavorando ad un progetto per la creazione di un documento, che il prima possibile sottoporremo all’attenzione della direzione dell’agenzia delle entrate. Il documento è volto a creare un elenco di parametri realmente utilizzati nella gestione delle attività con lo scopo di supportare l’Agenzia delle Entrate a comprendere meglio come effettivamente funziona il nostro complesso ma meraviglioso mondo”.
Nulla da eccepire sui controlli che “vanno effettuati – puntualizza Caterisano ma è nell’interesse di tutti creare una collaborazione con l’Agenzia, allo scopo di rendere più credibile, semplice e giusto lo svolgersi di questa attività di controllo”.
Quindi il presidente Fipe Confcommercio Lecco conclude: “Nella situazione italiana attuale di crisi che ci troviamo ad affrontare, né gli organi di controllo, né noi stessi in prima persona, possiamo continuare a permetterci di affrontare lunghe procedure giuridiche di contrattazione, che hanno come punto di partenza richieste di somme insostenibili per chiunque e che sono il risultato di calcoli troppo approssimativi e grossolani. Per questo, porteremo all’attenzione anche della Direzione Generale FIPE a Roma le nostre riflessioni, con la speranza di condivisione e di un pronto intervento, non solo a livello territoriale, ma su larga scala al fine di riuscire a fornire un supporto concreto alle imprese del nostro settore”.

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