Sciopero alla Maggi Catene, proteste ai cancelli dell’azienda

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Il presidio dei lavoratori davanti alla Maggi Catene

 

OLGINATE – Agitazione sindacale davanti ai cancelli della Maggi Catene: una quindicina di lavoratori ha incrociato le braccia venerdì mattina, sostenuti dai sindacati dei metalmeccanici di Cisl e Uil, denunciando ritardi sui pagamenti degli stipendi e del fondo pensionistico integrativo.

“Le difficoltà perdurano da troppo tempo – spiega Enrico Azzaro della Uilm – c’è necessità, prima che la situazione arrivi al punto di non ritorno e con il rischio di ricadute pesantissime, non solo sull’azienda ma sopratutto sui lavoratori, di aprire una discussione con la proprietà”.

Un’azienda, quella di Olginate, “che non ha mai vissuto problemi – ci racconta una dipendente – lavoro qui da quasi quarant’anni e non c’è mai stata la necessità di fare uno sciopero come quello di oggi. Ma siamo stanchi”.

Secondo quanto riferito dagli stessi lavoratori, sono ormai cinque anni che si protrae l’incertezza legata alle spettanze. “Questo mese prenderemo lo stipendio di marzo. Negli ultimi due mesi sono riusciti a pagarci interamente la busta paga, altri mesi invece ricevevamo un acconto, anche di 500 euro, e poi il saldo successivamente”.

“Non si sa mai quando si prende lo stipendio, capiamo che loro sono in difficoltà ma anche noi lo siamo” ci dice un’altra lavoratrice. “Il ritardo dei pagamenti prevede anche dei termini, i lavoratori oggi sono esausti. Oltre a questo c’è anche il fondo pensionistico Cometa che non viene versato dal terzo trimestre del 2013 ” denuncia Marco Oreggia della Fim Cisl.

I sindacalisti Enrico Azzaro (Uilm) e Marco Oreggia (Fim Cisl)

 

La nota azienda olginatese è oggi guidata da Corrado Maggi, fratello di Giovanni Maggi, ex presidente di Confindustria Lecco e attualmente coordinatore per il Gruppo tecnico Welfare di Confindustria nazionale.

I sindacati pretendono la “massima chiarezza” da parte della società e chiedono di capire come verranno utilizzate le risorse che verranno introitate dalla vendita dello stabilimento della Zincofuoco Bergamasca, azienda satellite del gruppo Maggi.

“La Maggi non vive una crisi legata al lavoro, quello non manca, è una crisi di liquidità – spiega Oreggia – è una situazione di sofferenza che si sta trascinando da tempo”.