RUBRICA – Quel ginocchio dolorante vi preannuncia l’arrivo della pioggia senza necessità di consultare il meteo.it?
Il colonnello Giuliacci con le sue previsioni del tempo vi tiene costantemente aggiornati sulle condizioni di quella spalla lussata tre anni fa?
E’ certo che su 10 persone affette da fibromialgia o da dolori alle articolazioni almeno 8 sono “meteo sensibili”.
Alcune patologie, come artrite reumatoide, mal di schiena, osteoartrite, mal di testa, gotta, nevralgia del trigemino sembrano effettivamente essere influenzate dai mutamenti climatici.
Ma la correlazione fra dolori e cambiamenti climatici ha un fondamento scientifico o si tratta di suggestione da leggenda metropolitana? Il Cambio del tempo ci fa stare peggio?
Numerose teorie sono state elaborate nel tentativo di dare una spiegazione scientifica al fenomeno e già Ippocrate sosteneva che vi fosse un legame fra dolore e condizioni meteorologiche.
Molti hanno provato a spiegare il fenomeno focalizzandosi sui mutamenti di pressione atmosferica che si accompagnano ai cambiamenti del tempo.
Per semplificare, immaginate le vostre articolazioni come una bottiglia con il tappo: se salite in montagna la bottiglia si espande; se scendete la bottiglia “si accartoccia”.
Se fosse vero dovrebbe concludersi che i barocettori avvertono, proprio come la vostra bottiglia, il cambiamento di pressione, in modo più intenso se le articolazioni sono già compromesse. Da qui la sensazione di maggior dolore che si percepisce quando cambia il tempo.
Ma se la spiegazione fosse questa, perché nessuno si lamenta del dolore quando sale in montagna a farsi il weekend?
Perché il cambio di tempo ci fa stare peggio?
Il fenomeno è in realtà molto più complesso ed i mutamenti di pressione atmosferica c’entrano poco o nulla.
Solo negli ultimi anni grazie allo sviluppo delle neuroscienze del dolore sta iniziando a farsi un po’ di chiarezza.
Il dolore non è più inteso come la risposta del corpo ad un singolo stimolo, ma piuttosto come il risultato dell’interazione di diversi fattori psicofisici, a loro volta influenzati da credenze, atteggiamenti, contesto, precedenti esperienze ecc.
Concetti come sensibilizzazione primaria e maladattativa, sensibilizzazione centrale e iperalgesia secondaria, plasticità neuronale e fattori psicosociali possono aiutare a spiegare perché con il caldo si sentono meno i dolori.
Per semplificare pensiamo al ruolo fondamentale dell’umore anche nella percezione del dolore: siamo tutti più contenti e vispi quando splende un bel sole con l’aria secca e questa sensazione di benessere si ripercuote sui centri di percezione del dolore a livello cerebrale.
Come dar torto dunque alla nonna che per tutto l’inverno è stata chiusa in casa a dolersi del suo ginocchio malconcio, fra maratone di “Beautiful” alternate a sessioni di “Uomini e Donne”, mentre fuori piove e tira vento?
Una bella passeggiata mangiando un gelato al gusto di primavera non potrà che far stare meglio quel ginocchio!
Dott. Renzo Raimondi
Fisioterapista, Osteopata, Master in Riabilitazione Dei Disordini Muscoloscheletrici
Riceve presso poliambulatorio Pentavis in via Carlo Cattaneo 69, Lecco, (www.Pentavis.it /Tel 0341287555)
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