PAVIA – La Giunta di Regione Lombardia ha disposto la sospensione immediata del dottor Michele Brait dall’incarico di direttore generale dell’Azienda socio sanitaria territoriale (Asst) di Pavia con conseguente sospensione del trattamento economico.
Al vertice dell’azienda ospedaliera pavese, Brait è finito agli arresti domiciliari, insieme ad altre tre persone, nell’ambito di un’indagine della Guardia di Finanza sulle presunte irregolarità di un bando di gara indetto dalla ASST di Pavia nel 2017, per l’affidamento dei servizi di trasporto in ambulanza svolti da una cooperativa di Pesaro per gli ospedali di Voghera, Vigevano, Mede, Mortara, Casorate Primo, Broni e Stradella.
“La cooperativa dopo essersi aggiudicata un appalto del valore di circa 2 milioni di euro – spiegano dalla Guardia di Finanza in una nota, avrebbe – spesso mancato di garantire, già dai primi mesi di operato, il servizio richiesto dall’appalto, creando numerosi e continui disservizi uniti a sensibili ritardi e mancate prestazioni sanitarie, spesso confermati anche da molte segnalazioni pervenute dai pazienti trasportati e dai medici in servizio presso i citati presidi ospedalieri, facendo presuppore l’utilizzo di un numero di autoambulanze e automediche inferiore a quello che era stato contrattualmente previsto”.
La Guardia di finanza definisce “un’offerta anomala, talmente fuori mercato (perché quanto offerto non copriva neanche i costi del servizio)” quella avanzata dalla cooperativa all’ASST di Pavia per vincere il bando.
Le fiamme gialle hanno accertato che la base d’asta dell’appalto sarebbe stata “fissata illegalmente ad una soglia inferiore alle tariffe regionali – spiegano – causando, di fatto, l’esclusione automatica degli altri operatori sanitari che non avrebbero mai potuto accettare lecitamente un’offerta cosi svantaggiosa”.
E la cooperativa indagata come ha potuto far fronte a un ribasso di oltre il 25% rispetto alle tariffe indicate da Regione Lombardia? Semplicemente la società che ha vinto l’appalto ha indicato costi del lavoro dei propri dipendenti, ben inferiori ai minimi salariali previsti dal contratto collettivo nazionale, costringendo, altresì, i propri lavoratori a prestare anche attività come volontari, traendone un vantaggio che ha consentito loro di presentare un’offerta palesemente anomala per aggiudicarsi l’appalto.