Carlo Soatti è il nuovo Direttore della Radioterapia lecchese

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Carlo Soatti 1LECCO – Il lecchese Carlo Pietro Soatti, cinquantenne di Oliveto Lario, è il nuovo Direttore facente funzione della Struttura di Radioterapia dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco; succede a Franco Placa andato in pensione nello scorso dicembre.

Laureato all’Università di Pavia, e specializzato in Radioterapia Oncologica all’Università di Brescia, si è sempre particolarmente interessato alle tematiche relative alle neoplasie della testa, del collo e dell’encefalo.

La possibilità, da parte degli specialisti della Struttura, di utilizzare tecniche evolute per il trattamento delle diverse neoplasie e la collaborazione con numerosi Centri regionali, nazionali e internazionali (Francia e Spagna in particolare) consentono di offrire, al paziente preso in carico, la migliore soluzione terapeutica in funzione delle sue esigenze cliniche specifiche.

In quest’ottica, Carlo Soatti e i suoi collaboratori intendono consolidare e sviluppare le attività d’eccellenza della struttura , soprattutto nell’ambito delle diverse tecniche di irradiazioni: convenzionale, stereotassica e brachiterapica.

Di cosa si tratta? L’irradiazione con metodiche convenzionali è utilizzata, prevalentemente, nel trattamento delle neoplasie della testa e del collo, in quelle pelviche e polmonari. “ Con questa metodica – spiega lo specialista – è possibile verificare la corretta posizione del paziente e le variazioni del volume radioterapico da irradiare nel tempo. Questo aumenta, in maniera significativa, la sicurezza per il paziente e consente di ottimizzare le tecniche di trattamento, con una riduzione degli effetti collaterali e con una maggiore probabilità di controllo della malattia”.

Diversa, invece, la finalità dell’irradiazione con tecniche stereotassiche. “ Utilizzata per le lesioni di dimensioni limitate (in particolare in ambito cerebrale, polmonare, addominale e, nello specifico, per Pancreas, Fegato, Linfonodi addominali) – aggiunge Soatti – consente di erogare alte dosi di radiazioni, in modo molto focalizzato, in poche sedute di trattamento . In casi particolari, costituisce anche una valida alternativa alla chirurgia radicale”.

Molte delle neoplasie in ambito ginecologico, prostatico, mammario, cutaneo, esofageo, otorinolaringoiatrico traggono benefici, invece, dalla brachiterapia. “Questa metodica è tecnologicamente molto avanzata e consente – continua il responsabile del Manzoni – alte percentuali di controllo della malattia e bassa incidenza di complicanze correlate. Adottata a Lecco, per la prima volta su tutto il territorio nazionale, a partire dal 2003, da Alessandro Colombo , ex primario della radioterapia del nosocomio di via dell’Eremo (è stata poi introdotta da altri importanti centri come l’Istituto Nazionale Tumori di Milano), utilizza un impianto permanente di semi radioattivi”.

Per la brachiterapia ginecologica la Struttura di Radioterapia dell’Azienda Ospedaliera svolge attività clinica e di consulenza anche per altre AO italiane ; i suoi clinici hanno partecipato , inoltre , alla stesura delle Linee Guida, per la cura delle neoplasie in ambito ginecologico, dell’Associazione Italiana di Radioterapia Oncologica.

Vale la pena ricordare che “ un vantaggio della brachiterapia è rappresentato dai tempi di esecuzione del trattamento estremamente brevi, tanto che in alcuni casi può essere praticata in Day Hospital o addirittura ambulatorialmente”, puntualizza Soatti.

Da sottolineare che gli specializzandi delle università lombarde (seguiti da Colombo, che collabora con l’Ospedale, fra l’altro, sul fronte della formazione), frequentano la struttura del Manzoni per il loro percorso di specializzazione.