Studi clinici in Oncologia: 470 i pazienti reclutati e coinvolti

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il dott. Antonio Ardizzoia

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LECCO – Ha preso il via anche nell’Asst di Lecco, una campagna di comunicazione per far conoscere ai pazienti oncologici l’opportunità  degli studi clinici in Oncologia.

Per condurre una ricerca è necessario raccogliere dati, condurre esperimenti ed infine interpretare i dati al fine di ampliare le conoscenze in un determinato ambito. Questo complicato processo non si basa sulla casualità, ma è definito da regole ben precise che permettono di ottenere un risultato concreto e soprattutto riproducibile.

Diverse sono le tappe che portano all’identificazione di un nuovo farmaco contro il cancro, dal laboratorio all’approvazione.

“Fondamentale è, perciò, la ricerca clinica – spiega Antonio Ardizzoia, Primario dell’Oncologia dell’Asst lecchese – per valutare l’efficacia di un nuovo trattamento coinvolgendo direttamente i pazienti e testando l’efficacia della nuova molecola su larga scala”.

il dott. Antonio Ardizzoia
il dott. Antonio Ardizzoia

Durante il percorso di cura, infatti, il medico può proporre al proprio paziente il consenso alla partecipazione ad uno studio clinico che prevede la somministrazione di un nuovo farmaco in associazione, o meno, alla chemioterapia standard: in maniera assolutamente libera, e senza forzature, il paziente può decidere se acconsentire alla proposta, dopo aver ottenuto tutte le informazioni necessarie per poter effettuare una scelta consapevole.

“Prima di ricevere la terapia in corso di sperimentazione – puntualizza Ardizzoia – i pazienti devono infatti firmare un consenso informato per permettere ai medici ricercatori di raccogliere e analizzare i dati che li riguardano, prima, durante e dopo la terapia sperimentale. Va precisato che le informazioni così raccolte rimangono anonime per tutta la durata dello studio”.

Per partecipare attivamente, e in prima linea insieme ad altri centri italiani, presso l’Oncologia Medica dell’Ospedale Alessandro Manzoni di Lecco è stato istituito, nel 2014, l’Ufficio Sperimentazioni Cliniche che impiega due figure professionali, dette Data Manager, che si occupano, nell’ambito del team di ricerca, dei dati clinici: dalla fase della raccolta a quella del loro trattamento, fino al conclusivo trasferimento ai centri statistici.

Attualmente, presso l’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale, nei presidi di Lecco e Merate , sono attivi circa 43 diversi studi clinici per numerose patologie oncologiche e, complessivamente, sono 470 i pazienti reclutati e coinvolti.

Di questi quarantatré studi, 19 sono attivi ed in corso di reclutamento pazienti; molti sono internazionali e multicentrici, cioè svolti in collaborazione con altre prestigiose realtà oncologiche, altri di valenza nazionale. 24, invece, sono quelli in corso di follow up.

Nella struttura ospedaliera di via dell’Eremo sono attualmente 19 gli studi per il carcinoma mammario, sia nella malattia iniziale che in quella in fase avanzata; 7 per quello polmonare; 4 per quello gastroenterico e 2 per il melanoma.

Avviati anche sei importanti studi per il tumore ginecologico; 6 sono quelli attivi per le patologie ematologiche mentre 5 per il cancro alla prostata.

“A questi studi – aggiunge l’oncologo lecchese – si aggiungono protocolli clinici sullo studio del dolore connesso al cancro e alle sue terapie in pazienti in trattamento e non”.

Molti di questi studi utilizzano inoltre nuove molecole farmacologiche e hanno la finalità di capirne la reale efficacia che, se confermata, porteranno poi alla registrazione di questi nuovi farmaci.

Altre volte lo scopo è capire la migliore strategia terapeutica, cioè come ottenere il miglior risultato per il paziente con il minor impatto in termini di tossicità.

“Partecipare alle sperimentazioni cliniche non vuol dire solo oneri, ma anche avere dei vantaggi diretti per i malati e per le strutture sanitarie. In particolare vuole dire avere la possibilità di farmaci nuovi ed innovativi, vuol dire poter collaborare e confrontarsi con prestigiosi Centri Oncologici nazionali ed internazionali e vuol dire infine poter standardizzare le proprie procedure adeguandosi ai percorsi diagnostici e terapeutici previsti e condivisi con altri. Tutto questo significa migliore qualità e maggiore opportunità per i malati oncologici” dichiara Antonio Ardizzoia.

Per avere informazioni in merito a questa opportunità offerta ai pazienti, è possibile chiedere informazioni al proprio oncologo  che farà una prima valutazione medica delle condizioni di eleggibilità del paziente e valuterà la terapia.