13 gennaio 1974. Cinquant’anni fa i Ragni conquistavano il Cerro Torre

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Pino Negri, Casimiro Ferrari e Mario Conti sulla vetta del Cerro Torre (foto Ragni di Lecco)

Alle 17 e 45 minuti Ferrari, Negri, Conti e Chiappa mettevano piede sulla vetta

Un’impresa storica che, a distanza di anni, sarebbe stata riconosciuta come la prima salita assoluta

LECCO – Domenica 13 gennaio 1974, alle ore 17 e 45 minuti, i Ragni di Lecco Casimiro Ferrari, Pino Negri, Mariolino Conti e Daniele Chiappa arrivano in cima alla parete Ovest del Cerro Torre (3128 metri) in Patagonia.

Fu una bella vittoria e un brillante lavoro d’équipe. La vetta del Cerro Torre resta una pagina importantissima che cambiò per sempre la storia dell’alpinismo mondiale. Già nel 1958, con Carlo Mauri e Walter Bonatti (che toccarono la sella tra il Cerro Torre e il Cerro Adela, a quota 2600m, che chiamano “Colle della Speranza”), e nel 1970 con la spedizione del Decennale del Cai Belledo i lecchesi tentarono la scalata dal versante occidentale, ma senza successo.

A detta di tutti, ancora oggi, la via dei Ragni al Cerro Torre è perfettamente in linea coi criteri moderni ed è apprezzata dai più grandi alpinisti del mondo. La spedizione schierava una selezione dei più forti esponenti dell’alpinismo lecchese, a quel tempo generoso di talenti: oltre ai quattro uomini della vetta c’erano Claudio Corti, Angelo Zoia, Gigi Alippi, Pierlorenzo Acquistapace, Ernesto Panzeri e Giuseppe Lafranconi. Con loro il medico Sandro Liati e il fotografo e cineoperatore Mimmo Lanzetta.

I partecipanti alla spedizione “Città di Lecco” del 1973/74

Dopo 30 giorni di assedio, e con soli 2 giorni di bel tempo, quando stanchezza, sconforto e impegni inderogabili di lavoro insinuavano con sempre maggior forza l’idea di desistere, i lecchesi sferrano l’ultimo decisivo attacco. I componenti della spedizione, che avevano lasciato l’Italia il 17 novembre 1973, oltre tutto avevano anche dovuto trasportare viveri e materiali a spalla per 40 km lungo il ghiacciaio dello Hielo Continental e attraverso il Circo de los Altares. Per avvicinarsi alla vetta era stato necessario piazzare 5 campi, di cui 3 sul ghiacciaio e 2 sulla parete.

Il maltempo e le difficoltà sembravano respingere la spedizione, quando ormai si trovava a
soli 80 metri dalla vetta, sulla prima anticima. Il vento, che trasforma la parte terminale in ghiaccio a conformazione di cavolfiori, era uno dei peggiori avversari, e la bufera ne era la sua costante alleata. La forza di volontà stupenda e indistruttibile dei lecchesi non voleva riconoscere la sconfitta. I lunghi chiodi da ghiaccio, costruiti dagli alpinisti nella industriosa Lecco, quando vengono infilati nel ghiaccio spugnoso, all’inizio incontrano il vuoto ma alla fine tengono. E infatti, rosicchiando centimetri su centimetri, arrivano alla vittoria quando i viveri, già razionati da alcuni giorni, erano completamente esauriti. È una vittoria esaltante per l’alpinismo lecchese, che viene rilanciato all’attenzione mondiale.

Casimiro Ferrari verso la vetta del Cerro Torre

A rendere ancora più bella questa conquista è il fatto che i protagonisti sono tutte persone semplici, che “rubano” ritagli di tempo al lavoro (che veniva prima di tutto) per dedicarsi  alla montagna e, spesso, non c’era solo per il piacere della scalata ma anche la difficile e impegnativa opera del soccorso alpino. Di questi dodici alpinisti che hanno conquistato il Cerro Torre, sette sono iscritti nel ruolo di artigiani, e altri due lo sono stati prima di passare alle dipendenze di complessi industriali. Un artigiano, pratica la trafilatura, di 34 anni, Casimiro Ferrari, ha guidato alla vittoria la spedizione, e con lui troviamo, Mario Conti, meccanico; Pino Negri, falegname; Daniele Chiappa, fabbrica acque gasate; Claudio Corti, fabbro; Angelo Zoia, mobiliere; Gigi Alippi, rifugista; Pierlorenzo Acquistapace, elettricista, Ernesto Panzeri, meccanico; Giuseppe Lafranconi, articoli e accessori da sci; Sandro Liati, medico pediatra e Mimmo Lanzetta, fotografo.

Nel giorno del 50° anniversario del Cerro Torre un pensiero non può non andare a Mariolino Conti, per tutti Zenin, ultimo alpinista ancora in vita dei quattro che raggiunsero la vetta ma di cui, purtroppo, non si hanno più notizie dal novembre scorso quando si è allontanato da casa per una passeggiata senza più fare ritorno.

Cerro Torre 1974

Il Cerro Torre e le polemiche sulla prima salita

Il tempo, alla fine, ha dato ragione ai Ragni della Grignetta e oggi, la maggior parte del mondo alpinistico, considera la salita del 1974 la prima ascesa assoluta alla vetta inviolata del Cerro Torre. La storia però è lunga e tante sono state le polemiche. Bisogna tornare al lontano 1959 quando Cesare Maestri, con Toni Egger e Cesarino Fava, affronta la parete Nord. La spedizione vide la morte di Toni Egger per una valanga durante la discesa; Maestri dichiarò di aver raggiunto la vetta con Egger, ma di non avere prove concrete dell’impresa. Negli anni seguenti, però, l’impresa suscitò molte polemiche. Nel 1970 Cesare Maestri tornò sul Cerro Torre, questa volta risalendo lo spigolo Sud-Est con l’uso di un compressore per piantare i chiodi sulla roccia fino al limite del fungo di ghiaccio terminale, senza giungere in vetta. Anche in questo caso vi furono polemiche, sia per l’uso del compressore che per la mancata scalata dell’ultimo tratto terminale sul ghiaccio.

Con il passare del tempo crescono i dubbi sull’effettivo arrivo in vetta di Cesare Maestri nel 1959. Soprattutto, malgrado la ricerca di prove da parte di altri alpinisti che affrontano la montagna, da un certo punto in poi non c’è alcuna traccia del passaggio di Cesare Maestri. A dare un importante contributo alla questione, nel 2006, è il giornalista lecchese Giorgio Spreafico che pubblica “Enigma Cerro Torre” (CDA Vivalda Editori). I due alpinisti sono davvero arrivati in vetta? La domanda era ancora senza risposta certa. Il suo libro-inchiesta esplora l’enigma dando per la prima volta voce a tutti i salitori del Grido di Pietra coinvolti.

Cerro Torre foto Della Bordella
Il Cerro Torre (foto di Matteo Della Bordella)

Negli anni successivi le salite sul Cerro Torre si susseguono e i dubbi diventano sempre più importanti perché, per quando gli alpinisti scalino la celebre vetta della Patagonia, di indizi sulla salita del 1959 non ce ne sono, o meglio, arrivano solo fin sotto il nevaio, ben prima del colle. Pubblicato in versione italiana nel 2018 da Versante Sud arriva anche il libro “Cerro Torre. 60 anni di arrampicate e controversie sul Grido di Pietra” di Kelly Cordes (alpinista americano che nel 2007 ha realizzato, assieme a Colin Haley, una prima salita “by fair means” fino alla vetta del Cerro Torre) che non ha dubbi sul fatto che nel 1959 Maestri non arrivò in vetta.

Ad aiutarci ad approfondire ancor meglio la questione legata alla prima salita del Torre è, ancora una volta, il giornalista e scrittore lecchese Giorgio Spreafico. Nel 2020 dà alle stampe il libro “Il richiamo della Grigna” che raccoglie le interviste ai più grandi alpinisti del mondo che sono passati da Lecco (molti dei quali per merito dell’attività culturale del Gruppo Gamma – Uoei Lecco coordinata da Renato Frigerio). Spulciando l’indice dei nomi vediamo che quello di Cesare Maestri compare 13 volte e, quasi sempre, relativamente alla stessa domanda: nel 1959 è salito effettivamente sul Cerro Torre? A rispondere sull’annosa questione sono alpinisti indiscussi come Stefan Glowacz, Stephan Siegriest, Alexander Huber, Leo Houlding, Robert Jasper, Carlo Comesana e Colin Haley. Proprio quest’ultimo usò il toponimo Col de la Mentira (Colle della Menzogna) per indicare il lungo che Maestri aveva battezzato come Colle della Conquista: “Chiunque conosca il Torre sa che Maestri non l’ha scalato e dunque non è importante tornare sulla questione” disse ai microfoni di Spreafico.

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La proiezione su Palazzo delle Paure presentata oggi segna l’inizio delle celebrazioni del 50° del Cerro Torre

Note relative alla Ovest del Cerro Torre

Riportiamo di seguito alcune note aggiuntive e informative, che non hanno pretesa di completezza, inerenti esclusivamente il versante Ovest del Cerro Torre. Le note sono opera di Renato Frigerio, volto noto dell’ambiente alpinistico lecchese.

  • La “via dei Ragni” è stata salita adottando lo stile spedizione, usando corde fisse e con l’allestimento di campi intermedi. Per le 57 lunghezze di corda complessive, di cui 7 attrezzate, sono state dichiarate difficoltà di VI, A2, con tiri su ghiaccio di 70°-85°. ED+. Il 15 gennaio 1977 gli statunitensi John Bragg, Dave Carman e Jay Wilson hanno raggiunto la vetta e compiuto la seconda ascensione. È la prima ripetizione integrale della via dei Ragni, effettuata in stile alpino, ricorrendo alla tecnica della piolet-traction (usando le punte anteriori dei ramponi e 2 piccozze).
  • Il 10 febbraio 1986 gli statunitensi Michael Bearzi e Eric Winkelmann, hanno realizzato in 3 giorni la prima salita in libera, la terza ascensione della via dei Ragni, ma respinti dal fungo di ghiaccio finale alto 100 metri non raggiungono la vetta.
  • Tra il 12 e il 14 luglio 1999 gli svizzeri Stephan Siegrist, David Fasel e Thomas Ulrich insieme allo statunitense Greg Crouch effettuano la prima salita invernale, fino a un punto al di sotto del fungo sommitale.
  • Nel 2007 gli statunitensi Kelly Cordes e Colin Haley raggiungono la vetta con la prima ripetizione della via “Los Tiempos Perdidos”, aperta nel 1994 sulla parete Sud dal francese Francois Marsigny e dal britannico Andy Parkin, concatenandola alla parte superiore della via dei Ragni.
  • Il 2 dicembre 2008 il comasco Matteo Bernasconi, dei Ragni di Lecco, con il valtellinese Fabio Salini, si aggiudicano la prima ripetizione della via firmata da una cordata italiana.
  • Nel 2008 l’talo-argentino Rolando “Rolo” Garibotti e lo statunitense Colin Haley realizzano la prima “Traversata del Torre”, concatenando il Cerro Standhardt, la Punta Herron, la Torre Egger e il Cerro Torre.
  • Nel 2008 i norvegesi Ole Lied e Trym Atle Saeland partono dallo spigolo Sudest, seguono un tratto della linea della via del Compressore e poi traversano il ghiaccio pensile della parete Sud per collegarsi alla parte superiore della via dei Ragni, raggiungendo la vetta. Questo concatenamento battezzato “Corkscrew”, nel 2013, vede la realizzazione della prima salita by fair means (scalare in maniera “pulita”, senza corde fisse e nessun mezzo di supporto) ad opera degli statunitensi Colin Haley e Chaud Kellogg.
  • Nel mese di gennaio 2013 l’austriaco Markus Pucher effettua la prima ascensione solitaria in libera della via dei Ragni.
  • Nel 2013 gli argentini Gabriel Fava, Wenny Sanchez e Roberto Treu aprono “Directo Huarpe”, una straordinaria linea di 300 metri, parallela a destra della via dei Ragni, al cui ultimo tiro si ricongiunge, dopo la separazione dalla sommità dell’Elmo.
  • Nel mese di dicembre 2014 lo stesso Markus Pucher realizza la prima free-solo (in solitaria e senza corda) della via dei Ragni compiuta in poco più di 3 ore, sotto l’imperversare di una insidiosa bufera.
  • Nel 2015 lo statunitense Colin Haley e il canadese Marc-Andrè Leclerc percorrono la “Traversata del Torre” in senso inverso, rispetto al 2008, partendo dal Cerro Torre, scalato per la via dei Ragni, per raggiungere successivamente la Torre Egger, la Punta Herron e il Cerro Standhardt.
  • Nel 2016 gli statunitensi Colin Haley e Alex Honnold ripetono la “Traversata del Torre” in meno di 24 ore, in stile alpino e con equipaggiamento ridotto al minimo.