Panzeri racconta la sua ultima impresa: il Dhaulagiri

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LECCO – Dopo la standing ovation del Cenacolo Francescano di lunedì, l’alpinista quarantottenne Mario Penzeri “Il Re degli Ottomila”, così è stato ribattezzato dal main sponsor Acel Servic, ha tenuto una conferenza stampa proprio questa mattina nella sede dell’azienda di via Amendola, alla presenza del presidente Angelo Fortunati e di un altro presidente, quello del Cai Lecco, Emilio Aldeghi.

“Con gli Ottomila ho chiuso, basta”. Non ne vuole più sentir parlare Mario Panzeri dopo la conquista del Dhaulagiri (8.167) l’ultima vetta che mancava all’alpinista mandellese per coronare il grande slam, ovvero la conquista di tutti i 14 Ottomila presenti sulla faccia della terra e tutti “domati” senza l’ausilio dell’ossigeno.

“Per prima cosa – ha proseguito Panzeri – devo ringraziare Acel Service perchè per la prima volta in questi 20 anni di spedizioni sono riuscito a partire spesato… non era mai successo”, Mario sogghigna, poi riprende… “Ma devo ringraziare anche mia moglie Paola, alla quale dedico la mia impresa e a tutti coloro che mi sono stati vicini e che in un modo o nell’altro mi hanno sostenuto”… Poi si ferma, alza gli occhi al cielo e aggiunge: “Questa impresa la volgio dedicare anche agli amici scomparsi, quelli che ora sono ben oltre gli Ottimila, credo che se in tutti questi anni non mi è mai successo nulla, un aiuto da lassù l’ho sicuramente avuto”.

Sul tavolo la foto dell’imponente Dhaulagiri, Mario la guarda: “E’ stata dura – dice – ma ce l’ho fatta”.  Poi inizia il racconto: “Il problema principale di questa salita è stato il maltempo e in particolar modo la neve. Le giornate cominciavano con il sole, ma nel pomeriggio inevitabilmente si addensavano le nuvole e giù neve. Basti pensare che siamo stati sette volte a Campo 1 e sei volte a Campo 2 dove ogni volta dovevamo rifare la traccia con la neve che ci arrivava fino alle ginocchia. Un lavoraccio. L’unico giorno di bel tempo è stato quando siamo riusciti ad andare in cima. Oltre al maltempo, il Dhaulagiri è una montagna di per sè pericolosa, valanghe, scariche non smettono mai nè di giorno, nè di notte. Come il passaggio sotto a quello che è stato ribattezzato il piccolo Eiger, di gran lunga più grande di quello vero e quindi non poi così piccolo… Da lì scende di tutto e passarci sotto è sempre un terno al lotto. Infatti, quando siamo partiti per la cima, abbiamo ritardato un po’ per bere un caffè in più… ci è andata bene, perchè se fossimo stati in orario saremmo stati travolti da una valanga”.

E se non era la montagna era di nuovo il maltempo: “Ad un certo punto quando ci stavamo dirigendo da Campo 2 a Campo 3, ci siamo imbattuti in una sorta di temporale. Sentivamo l’elettricità sulla pelle, un’esperienza mai vissuta prima, è così che abbiamo dovuto mollare gli zaini e scavare una buca nella neve dove ripararci per evitare il peggio. Ci siamo rimasti un’ora e mezza circa. Passsata la buriana, siamo ripartiti”.

Giunti a Campo 3 ricomincia a nevicare… “per realizzare la piazzola dove installare la tendina ci abbiamo messo due ore e di notte il vento continuava a spostarci verso il pendio… insomma non c’era di che addormentarsi”.
La partenza Mario, Gianpaolo Corona e Dachiiri “Dawa” Sherpa  l’avevano prevista per le 21, ma il maltempo li ha costretti a posticipare l’assalto alla cima riuscendo a partire all’una di notte.

“Arrivati a quota 7200 ci troviamo a dover affrontare l’ultimo canale, l’unico problema è che davanti a noi ce n’erano tre. Allora con il mio satellitare ho chiamato mia moglie per mettermi in contatto con Gnaro Mondinelli, ma non è stato possibile… la batteria del telefono era scarica. Per fortuna Dawa aveva con sè una radio ed ha chiamato il Campo Base per avere indicazioni. La soluzione era quella di ripiegare a destra e imboccare il canale a noi più lontano. Ormai era tardi e non avevamo tempo per allungare la strada, così abbiamo deciso di abbandonare quella che possiamo definire la via Normale tirando dritto, arrivando a superare passaggi di 4° grado a Ottomila metri… alle 17.45 (le 14 in Italia di giovedì scorso) eravamo finalmente in cima! Abbiamo avuto solo il tempo di fare qualche foto e un breve video, quindi dopo di che ci siamo rimessi sulla via del ritorno sfruttando le ultime ore di luce che purtroppo non sono state sufficienti per terminare la discesa fino campo 3. A quel punto, di notte, il rischio era quello di perdere la direzione e finire sul versante sbagliato. Così abbiamo deciso di bivaccare all’adiaccio”. Per quattro ore i tre alpinisti sono rimasti accucciati nella neve quasi a quota Ottomila con temperature che sin aggiravano intorno ai -30° C.  Non appena le luci dell’alba hanno migliorato la visibilità, la spedizione ha ripreso il cammino raggiungendo il campo base.

E ora? “Ora non lo so, so solo che da domani riprendo a lavorare”, ha chiosato con la solita simpatia Mario.

Il presidente di Acel Service Fortunati dopo aver omaggiato Panzeri con una targa ricordo, esprime così la sua soddisfazione: “Questa è la più bella sponsorizzazione che abbiamo fatto da quando sono presidente. La conquista del 14° Ottomila scalato senza ossigeno da Mario Panzeri è davvero un’impresa storicaper la quale non abbiamo certo contribuito fisicamente, ma siamo stati vicini a Mario e, quando l’altra sera l’ho visto entrare al teatro dei Cappuccini accolto da un’ovazione incredibile, c’è stato un motivo d’orgolio anche per noi. Questo successo è il coronamento dell’impegno che la società pubblica Acel Service da sempre proferisce per sostenere il territorio e le sue eccellenze”.

Soddisfazione anche da parte del presidente del Cai Lecco Aldeghi: “Mario è il nostro personaggio di punta. Questo suo grosso risultato ci inorgoglisce. Di tutta questa grande impresa c’è però una nota stonata – prosegue Aldeghi – ed è il fatto che una città come Lecco ha dimostrato di crede poco in questo tipo di imprese e soprattutto in un alpinista di casa ormai famoso in tutto il mondo; il terzo in Italia a essere riuscito a scalare tutti e 14 gli Ottomila senza ossigeno, eppure ha fatto fatica a trovare un sostegno economico. Solo Acel, possiamo dire, ha avuto la lungimiranza di capire la portata mondiale dell’avvenimento e per questo va anche il mio ringraziamento”.

(la foto della vetta è stata concessa da Mario Panzeri)