Monte Barro: eliminate le querce rosse, si fa spazio al nuovo bosco

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Abbattute centinaia di querce rosse sul versante nord del Monte Barro

Considerata specie infestante, al suo posto sorgerà un bosco autoctono

VALMADRERA – E’ ormai alla sua conclusione l’intervento, avviato nelle scorse settimane, di riqualificazione forestale sul versante Nord del Monte Barro, nel territorio comunale di Valmadrera. Un’operazione promossa dall’ente Parco con l’obiettivo di eradicare un grosso nucleo di querce rosse, specie considerata infestante e dannosa per le altre piante autoctone.

Sono circa 420 gli alberi abbattuti, per un totale stimato di circa 800 metri cubi e 8 mila quintali di legna in un’area estesa per circa tre ettari: un intervento dall’impatto evidente, un’intera porzione di bosco è stata rasa al suolo lasciando posto ad una distesa vuota che dovrà essere “ripopolata” nei prossimi anni.

Abbattimenti che non hanno mancato di sollevare qualche dubbio da parte dei cittadini e proprio per questo, nei giorni scorsi, il Parco del Monte Barro ha promosso un incontro web per spiegare i lavori effettuati (clicca qui per la conferenza).

Non era possibile salvare almeno parte delle piante di quell’area boschiva? “Purtroppo questo intervento è la migliore esemplificazione del perché queste specie sono pericolose – ci spiega Michele Cereda, dottore forestale consulente dell’ente parco – tutti gli alberi in quella zona sono stati abbattuti perché non vi erano che querce rosse e la rimanenza di altre piante morte in incendi passati o di scarso interesse conservativo. Dove c’è la quercia rossa non cresce altro, perché la loro chioma è estremamente densa e crea un ambiente poco ospitale per illuminazione alle altre piante. Inoltre, il loro fogliame si accumula a terra per diverse stagioni ed è ricco di tannino, sostanza che rende difficile la crescita di altre specie vegetali”.

La quercia rossa, di provenienza nord americana, “ha una velocità di crescita molto superiore rispetto alle sue ‘cugine’ italiane” spiega Cereda. Della colonia abbattuta, gli esemplari più vecchi avevano circa 80 anni.

Per consentire l’intervento di taglio e trasporto del legname, è stata ripresa la vecchia strada forestale, utilizzata dai mezzi dell’impresa per salire nelle zone interessate dagli abbattimenti. A fine intervento dovrà essere ripristinata a sentiero.

Altri esemplari di quercia rossa sono presenti in una zona più in quota ma, per le difficoltà di accesso all’area, si procederà in modo diverso: “Se effettuassimo degli abbattimenti – spiega Cereda – sarebbe impossibile ripulire il bosco dal legname. Le piante saranno quindi eliminate ma lasciate in piedi attraverso la cercinatura, ovvero con il taglio di uno strato di corteccia” che ne provocherà la morte.

Un intervento drastico (finanziato in parte da Regione Lombardia e in parte dalla vendita del legname degli alberi abbattuti) ma necessario, spiegano dall’ente parco, al ripristino naturale del bosco con specie autoctone come castani, faggi, ciliegi e querce nostrane. Un processo che avrà bisogno di un decennio per vedersi realizzato.

“La vera sfida inizia adesso – aggiunge l’esperto forestale – dovremo vigilare sulla risposta del bosco, con l’arrivo quindi di altre specie, controllare che non vi sia la crescita di altre querce rosse o di rovi. Se a fine estate il risultato sarà insoddisfacente, allora si dovrà provvedere con impianti artificiali, scegliendo le piantine più appropriate a copertura della lacuna”.