COLICO 28 APRILE 1945

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COLICO  28  APRILE  1945:  LA RESA DELLA COLONNA  TEDESCA.
I COMANDANTI GEK E SAM NELLA RESISTENZA.
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La rivista di Storia e Cultura del Territorio “ Archivi di Lecco e della Provincia” nel numero 2 monografico di aprile/giugno 2011 (Ed.Cattaneo) ospita una ricerca di Pierfranco Mastalli che ha rappresentato per l’autore un impegno sofferto e difficile da affrontare perché carico di ricordi dolorosi legati alla sua giovinezza quando vide passare sotto casa a Gravedona la colonna tedesca che aveva viaggiato con Mussolini da Menaggio a Dongo

Sempre intenzionato a soffermarsi con qualche descrizione e considerazione  su quel periodo storico, l’autore  mai si era deciso ad iniziare: la scintilla è scoccata  quando, nel rileggere le poesie di David Maria Turoldo, ha riflettuto su quella intitolata “Torniamo ai giorni del rischio” che recita:

.”Torniamo ai giorni del rischio,

quando tu salutavi a sera

senza essere certo mai

di rivedere l’amico al mattino.

E i passi della ronda nazista

dal selciato ti facevano eco

dentro il cervello, nel nero

silenzio della notte.

Torniamo a sperare

come primavera torna

ogni anno a fiorire.”

Turoldo quindi  gli ha offerto lo spunto per un “incipit” che rappresenta la cifra delle sue intenzioni descrittive: non affrontare l’argomento Mussolini, troppo complicato, abusato e mitizzato ma soffermarsi sul contesto storico, territoriale e logistico che ruotava intorno alla presenza e al passaggio di quella colonna tedesca che insieme alla colonna Mussolini all’alba di venerdì 27 aprile 1945  viaggiava da Menaggio verso Nord sulla strada statale “Regina” e che venne bloccata a Musso.     La colonna tedesca, dopo la perquisizione nel pomeriggio del venerdì sul lungolago di Dongo, dove venne scoperto Mussolini travestito da soldato tedesco e arrestato, fu lasciata sfilare lungo la strada “Regina” verso Nord, passando per  Gravedona… Quel passaggio con rombo di motori, quegli autocarri carichi di soldati tedeschi armatissimi e la gioia degli abitanti che festeggiavano la fine della guerra erano rimasti ricordi indelebili  nella mente dell’autore, che oggi a distanza di anni finalmente trova il tempo e lo spirito per raccontare quegli episodi, sulla scorta di testimonianze e documenti scritti che hanno permesso di intraprendere una ricerca tutta indirizzata a fare chiarezza su quella colonna tedesca , sui protagonisti che la bloccarono e che ne trattarono la resa con la firma finale il 28 aprile 1945 presso l’Albergo Isola Bella di Colico.                                                 Logicamente l’attenzione e l’approfondimento della ricerca  si è concentrata sia  sulla situazione in Alto Lario Occidentale e Orientale, in bassa Val Chiavenna e Valtellina, in Valsassina, Val Gerola e Val Taleggio, sia  sulla presenza  delle formazioni partigiane della I Divisione d’Assalto Garibaldi Lombardia con la 52/a Brigata d’Assalto “L.Clerici”  operante sulla sponda occidentale del Lario e della II Divisione d’Assalto Garibaldi Lombardia con la 55/a Brigata “ Rosselli” operante sulla sponda orientale del Lario, in Valsassina e nella Bassa Valtellina, che sulle formazioni armate della Repubblica Sociale Italiana e di quelle tedesche occupanti, senza dimenticare l’atteggiamento e le condizioni delle popolazioni,  cercando infine di  conoscere e capire chi fossero  i due giovani

Comandanti partigiani Iach e Sam che firmarono la resa della colonna tedesca il 28 aprile 1945 a Colico presso l’Albergo Isola Bella.                                                                                                     Ecco il tema turoldiano: far riecheggiare l’eco dei passi della ronda tedesca sul selciato e sull’asfalto e riascoltare il  rombo degli autocarri della Flak, quando il rischio della vita, della perdita di amici e parenti era presente ed entrava nella testa dei ragazzi che vivevano quei tragici  momenti, che mai più sarebbero stati dimenticati..

Ecco quindi il richiamo del Poeta ad affrontare ancora oggi il rischio, a mettersi in gioco, in discussione, ad affrontare le difficoltà per superarle in gesti ed azioni di speranza, secondo i cicli vitali della natura che vedono alternarsi alle tempeste e ai letarghi i periodi del risveglio primaverile e della maturazione dei frutti.

Giusto monito per scandagliare un periodo terribile, con lutti, odio, errori ed orrori, riscattato da uomini che non si fidavano più di un “inviato dalla provvidenza” visto come “liberatore” ma si liberavano singolarmente e collettivamente da quella  tirannia fascista  che aveva partorito una scellerata alleanza con i nazisti, madre liberticida e generatrice di guerra e morte.

 

La prima parte del lavoro rappresenta il quadro familiare, sociale e militare come è stato percepito e vissuto da un ragazzo di 10 anni che però era stato coinvolto da situazioni straordinarie come quelle di abitare vicino ad una caserma della milizia fascista e poi della 52° Brigata Clerici, di seguire il padre che ascoltava clandestinamente Radio Londra e Radio Monteceneri, di assistere al passaggio della colonna tedesca, di salire sulle macchine  della colonna fascista bloccate dai partigiani e depositate  nel prato vicino, di apprendere in diretta dallo zio Dante  il trasporto di Mussolini nella notte fra il 27 e il 28 aprile da Germasino a Bonzanigo di Mezzegra.

Nella prefazione l’autore chiarisce come l’approfondimento e la ricerca sulla colonna tedesca che viaggiava con Mussolini da Menaggio verso Nord e fermata nel primo mattino del 27 aprile 1945 a Musso dai partigiani della 52° Brigata Garibaldi “Luigi Clerici”  deriva proprio dai ricordi del suo passaggio sotto casa, senza nessuna pretesa di apportare ulteriori elementi conoscitivi per riscrivere la cronaca di quei giorni decisivi per la democrazia in Italia, ma solamente puntualizzare date e luoghi di tali avvenimenti, talvolta imprecisi e discordanti fra loro.

L’elemento fondamentale per i raffronti e le conclusioni si basa su un documento poco conosciuto, conservato presso il Municipio di Colico, scritto a mano in data 28 aprile 1945 e firmato dal comandante tedesco Fallmeyer, da Battista Vittorino Canclini (trascrittore del testo di accordo)  e dai Comandanti Partigiani Giordano “Iach” e Manzotti “Sam”  (un altro in circolazione e anche pubblicato,  stranamente  porta la data 28/4 corretta in 27/4 per l’incontro di resa all’Albergo Isola Bella di Colico, con la seguente annotazione “Il verbale è stato redato (sic) il 28.4.1945, ma l’incontro di resa è avvenuto il 27.4.1945 limitamente (sic) alla colonna di Dongo”).

Insieme alla testimonianza  scritta e firmata da  Battista Vittorino Canclini, trascrittore del testo di accordo e a quella orale (raccolta recentemente dall’autore)  di Giuseppe Parolini  (che svolse in quell’occasione la funzione di interprete e che conserva copia del documento con la data del 28/4/1945 non corretta) sono state  confrontate altre testimonianze già pubblicate.

Ne consegue una descrizione ora per ora  dei fatti avvenuti nei giorni che vanno dal 25 aprile al 29 aprile 1945 nell’Alto Lario in particolare, in Bassa Valtellina, in Valsassina e in Valchiavenna , con riferimenti al contesto generale.

Un’altra forte motivazione della ricerca è quella di far conoscere il pensiero e l’attività dei due Comandanti partigiani Federigo Giordano (  Gek ma a Colico si firma Iach e in altri documenti anche Jek o Jack) e Franco Manzotti (Sam) che firmarono l’atto di resa sopraccitato: attraverso lettere e documenti poco conosciuti emergono le loro personalità e capacità e i motivi per cui  li troviamo quel 28 aprile 1945 all’Albergo Isola Bella  a prendersi la responsabilità ( il primo a 20 anni, quindi minorenne, e il secondo a 25 anni) di un atto tanto delicato e importante.

Per l’autore, entrambi meritano una rivalutazione e un giusto riconoscimento nella storiografia resistenziale in Valsassina, Val Gerola e Bassa Valtellina, trascurati fin ora come è successo per altri episodi e personaggi resistenti in montagna nell’inverno del 1944.

Un primo motivo della scarsa focalizzazione di questo periodo, in questa area di “confine” fra Alto Lario, Val Chiavenna e Bassa Valtellina, è data dal fatto che gli “storici” comandanti  erano riparati in Svizzera nel novembre e dicembre 1944; un secondo motivo potrebbe derivare dal tipo di impostazione e strategia qui operata dai pochi nuclei rimasti, basata su azioni di guerriglia e  di sabotaggio che richiedono elementi molto decisi e motivati, sempre a rischio, mentre nell’alta Valtellina, sia per la formazione politica che per le caratteristiche del territorio, l’attività è improntata al relativo attendismo dell’evoluzione dei fatti.

Effettivamente siamo in presenza di diverse pubblicazioni sul fenomeno partigiano in alta Valtellina a fronte di scarse notizie sul fronte Sud.

Non è un caso che pochi conoscono l’attività di Gek durante la Resistenza, in occasione della firma dell’accordo di resa della colonna tedesca a Colico e dopo nel periodo della ricostruzione.

L’intendimento dell’autore  è quello di fare conoscere meglio Gek e Sam attraverso diversi documenti di archivio, in massima parte inediti, che, elencati secondo un ordine cronologico, ne tracciano le attività, le iniziative, le personalità.

Il lavoro di ricerca complessivamente segue questo metodo: i fatti vengono portati all’attenzione del lettore attraverso testimonianze, lettere e resoconti, presentati sotto forma di schede accompagnate da qualche commento e riflessione.

Una particolare attenzione è riservata alla descrizione degli organigrammi sempre in evoluzione delle formazioni partigiane, con i nomi ( di anagrafe e di clandestinità) dei responsabili.

Non è un racconto ma un susseguirsi di date ed episodi, con l’intenzione di offrire, attraverso le note e le copie di documenti in allegato, una chiave di lettura del periodo resistenziale non solo localistica ma allargata a concetti e avvenimenti di carattere generale che dovrebbero permettere al giovane lettore, che per la prima volta affronta queste tematiche, di trovare dei sussidi infomativi in grado di aprirgli l’orizzonte alla complessità di quel periodo storico.