LECCO – “Germano Bosisio si fa delle ottime domande, alcune tuttavia superflue e puro corollario incavolato delle principali. Insomma inutili invocazioni o imprecazioni al cielo (o su di lì). Che lasciano il tempo (non solo climatico) che trova.
Ma il problema e la soluzione sta appunto nel testo: ci sono tante domande ma nessun tentativo di risposta. Marx se non ricordo male scrive che non bisogna avere “ricette per l’avvenire”. Ha perfettamente ragione se per ricette si intende qualche cosa di preconfezionato che dovrebbe applicarsi al divenire sociale.
E tuttavia abbiamo bisogno di dare risposte alle nostra domande. Perlomeno tentare di formulare risposte: ovviamente non preconfezionate ma calibrate sui problemi dell’oggi. Insomma dovremmo saper apprendere dall’esperienza. E non essere puramente ripetitivi.
Allora torno alla domanda fondamentale di Bosisio. Che mi pare se la prenda, come un vecchio e antico luddista con le tecnologie. E’ vero le tecnologie tendenzialmente risparmiano lavoro. Lo vediamo anche nel nostro territorio. C’è ripresa economica (almeno così si dice) ma non aumentano i posti di lavoro.
Che fare.’ E qui casca l’asino. Non Bosisio ovviamente, ma qualche soggetto plurale o sedicente rappresentativo che lui tira in causa.
A me pare che la soluzione (che va creata e condivisa) ci sia. Lavorare meno e lavorare tutti. Lo aveva detto un certo Keynes ormai tanti decenni fa: nel giro di poche generazioni (3 o 4) si sarebbe potuto lavorare 15 ore la settimana. Proprio per via delle tecnologie. Ma la politica sociale ha intrapreso strade diverse. E’ tornata pre-keynesiana. E’ l’economia neoliberista.
Bosisio poi se la prende con la Finanza. Ha ragione. Ma cosa è il proliferare abnorme della Finanza se non l’effetto di un eccesso di risparmio che non viene indirizzato verso i giusti sbocchi economici. Che cosa è se non uno sciopero dagli investimenti . Che cosa è se non un diventare pura rendita da impiegare speculativamente?
Non sarebbe necessario porre dei freni a quei capitali così male impiegati e utilizzarli per i tanti bisogni sociali insoddisfatti?. Si pensi per esempio alla contrazione dei diritti sociali e delle risorse per il territorio.
Non sarebbe possibile impiegare quel risparmio o quel sovrappiù reso possibile dalla introduzione di nuove tecnologie, in ultima istanza, per farlo diventare denaro sociale da autogestire o condividere in progetti di coesione sociale (nuove comunità?) in cui tutti i cittadini siano effettivamente protagonisti e non solo il Terzo Settore .
Non sarebbe possibile con quel sovrappiù uscire dallo stato di bisogno e scarsità tutti insieme?
Certo che c’è una domanda in sospeso. Non dovrebbe essere quello che abbiamo indicato un compito dei Sindacati? Si e no. E’ un problema di visione e organizzazione. Credo da costruire con chi ci sta. E siamo sicuri che il Sindacato, questa triplice sindacale rappresenti al meglio tutti i cittadini? Soprattutto quelli interessati a una trasformazione? Che dia reddito a tutti, lavoro a tutti, tempo libero da gestire anche in modo più condiviso con tutti?.
Certo la campana suona per tutti…..solamente però se la si vuole sentire od ascoltare.
Qualsiasi Piano del Lavoro che si ponga come obiettivo la piena occupazione non può fare a meno di ragionare sul lavorare meno per lavorare tutti. La ricchezza c’è effettivamente…..ma solo per chi la vuole e la sa vedere. E impiegare socialmente”.
Alessandro Magni