Cinque anni e 10 mesi la condanna definitiva in Cassazione
L’ex governatore ha fatto il suo ingresso al penitenziario di Bollate
MILANO – L’ordine di esecuzione della pena è stato firmato in mattinata dal sostituto procuratore generale di Milano e notificato dai Carabinieri all’ex presidente di Regione Lombardia: per Roberto Formigoni si aprono così le porte del carcere.
La struttura scelta è il penitenziario di Bollate dove in mattinata il ‘celeste’ è stato accompagnato dai suoi legali.
Tutto questo all’indomani della condanna per corruzione arrivata nella serata di giovedì dopo sei ore di camera di consiglio per i giudici della Cassazione. La pena di 5 anni e 10 mesi di reclusione è stata ridotta rispetto alla sentenza d’Appello ( 7 anni e 6 mesi) ma Formigoni, politico lecchese, dovrà scontarla in carcere per effetto della nuova legge anti-corruzione che esclude gli arresti domiciliari per i condannati di reati contro la pubblica amministrazione.
I legali dell’ex governatore in seguito potrebbero presentare richiesta ai giudici per permettere a Formigoni di scontare in altro modo la condanna, vista la sua età (71 anni) potrebbero quindi evidenziare un’incompatibilità con la vita carceraria.
Formigoni è stato ritenuto colpevole di corruzione nel caso di rimborsi pubblici, oltre 200 milioni di euro, destinati alla Fondazione Maugeri e all’Ospedale San Raffaele, ottenuti in cambio di favori e benefit di cui avrebbe goduto l’allora presidente della Regione.
Dalle due strutture, tra il 2001 e il 2011, sarebbero usciti 80 milioni di euro che per gli inquirenti sarebbero arrivati, attraverso conti di società estere, nelle disponibilità dell’imprenditore Pierangelo Daccò e dell’ex assessore regionale Antonio Simone per essere messi a disposizione del governatore e dei vertici della regione.
Daccò, già condannato a 9 anni per il crack del San Raffaele, e l’ex assessore Antonio Simone avevano già patteggiato in Appello, il primo una condanna a due anni e sette mesi, il secondo 4 anni e otto mesi, da scontare per entrambi con l’affidamento ai servizi sociali. Anche Formigoni aveva chiesto di poter patteggiare, la sua richiesta era stata però rigettata.
L’ex governatore, secondo l’accusa, avrebbe goduto di benefit per un totale di 6 milioni di euro: vacanze, cene, uso di yacht e una villa in Sardegna venduta da una società riconducibile a Daccò all’amico storico di Formigoni, Alberto Perego, ad un prezzo giudicato più basso rispetto a quello di mercato.
Confermata la condanna a 7 anni e 7 mesi anche per l’ex dg della Fondazione Maugeri, Costantino Passerino, e a 3 anni e 4 mesi per l’imprenditore Carlo Farina.