LECCO – Sinistra divisa sull’istituzione del testamento biologico: non poteva che essere così a Lecco, teatro del caso di Eluana Englaro, la storia che più di tutte nel recente passato ha puntato i riflettori sulla città manzoniana, facendo riflettere e spaccando in due l’Italia sul tema del fine vita e del cosiddetto accanimento terapeutico.
Lo stesso è stato giovedì in Consiglio Comunale, con una maggioranza che si è presentata all’appuntamento con due provvedimenti differenti, uno avanzato da Sandro Magni (Fds) che chiedeva l’istituzione del testamento biologico, l’altra a firma dei consiglieri Irene Riva, Giorgio Buizza e Antonio Pattarini del PD che proponeva invece la figura dell’amministratore di sostegno, come portavoce delle volontà del cittadino.
“E’ la migliore strada migliore – ha spiegato Irene Riva – perché coerente con le competenze comunali e consente di fornire un servizio dalla valenza pubblica, tutelando giuridicamente i cittadini a tutti gli effetti perché le cure dovranno avere consenso informato loro amministratore di sostegno. Istituire il registro sul testamento biologico rappresenterebbe un forte atto politico, ma non esistendo una legge nazionale sarebbe privo di qualunque valore giuridico”.
Una proposta che ha trovato il consenso di larga parte del partito, ma allo stesso modo decise critiche da parte di all’interno delle stesso PD; è il caso di Viviana Parisi, che ha demolito le tesi della consigliera Riva:
“L’amministratore di sostegno non è una soluzione alternativa – ha denunciato – verrebbe infatti scelto da un giudice e non è detto che la persona designata sia quella scelta dal cittadino, così come non è detto che vengano accolte le sue decisioni prese in piena consapevolezza. Al contrario, il testamento biologico, anche in mancanza di una legge nazionale certa, è un atto che impegna la coscienza dei medici e dovrà essere tenuto in considerazione perché esiste diritto costituzionale di autodeterminazione rispetto alle cure mediche e alla propria salute”.
Lo stesso di quanto dichiarato dal capogruppo IDV, Ezio Venturini, che ha definito l’amministratore di sostegno “un copia e incolla dell’attuale normativa oneroso per le casse comunali” ed ha tacciato la maggioranza di ipocrisia. A sposare la proposta di Sandro Magni, in contrasto con la scelta del gruppo del PD, sono anche i consiglieri democratici Ciro Negriello, Stefano Angelibusi e Jacopo Ghislanzoni, che hanno chiesto all’Amministrazione Comunale un segnale politico chiaro ai cittadini e al legislatore nazionale.
Nulla da fare: già affossato nel 2011, a due anni di distanza il testamento biologico non passa nuovamente il voto del Consiglio con solo sette voti favorevoli tra le fila della maggioranza, opposizioni contrarie e l’appoggio del consigliere leghista Giulio De Capitani. Passa invece il provvedimento sull’amministratore di sostegno ed entro 30 giorni il Comune dovrà istituirne il registro comunale ed una convenzione con il Consiglio Notarile per definire i costi massimi a carico dei cittadini.

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