Applausi e tifo da stadio per Matteo Salvini questa sera (giovedì) a Barzago in occasione della Lumbard Fest
Il vice premier ha toccato tutti i temi clou dell’agenda politica, parlando anche del sempre più difficile rapporto con gli alleati 5 stelle.
BARZAGO – “Fate arrivare un applauso in cucina ai volontari militanti che si prendono qualche giorno di ferie per fare salamelle, costine e patatine fritte. Questa è l’unica nostra forma di finanziamento: niente dollari, né rubli’.
Pantaloni blu, polo bianca della nazionale olimpica, Matteo Salvini, attesissimo ospite della Lumbard Fest a Barzago, è andato questa sera, giovedì, subito al sodo entrando nella polemica politica degli ultimi giorni. Il suo ingresso sul palco, avvenuto mentre il sindaco di Merate Massimo Panzeri si stava presentando al pubblico nella carrellata riservata ai primi cittadini del territorio, è stato accolto con lunghi applausi e parole di incitamento.
In tantissimi al centro sportivo
Tantissimi i fedelissimi che hanno gremito lo spazio del centro sportivo per ascoltare le parole del Capitano al rientro dalla trasferta a Helsinki. Sul palco insieme a lui il segretario provinciale Stefano Parolari e quello di circoscrizione Alberto Spreafico, diversi sindaci leghisti (da Marco Ghezzi di Calolzio a Massimo Panzeri di Merate passando per Roberta Marabese di Cassago, Alessandra Consonni di Ballabio e Silvano Stefanoni di Lierna), i parlamentari lecchesi Roberto Ferrari e Paolo Arrigoni, l’onorevole Riccardo Molinari, il senatore Massimiliano Romeo e il ministro delle politiche agricole Gian Marco Centinaio.
Lui non ha deluso le aspettative toccando uno dietro l’altro tutti i temi caldi dell’agenda politica. Dalla lotta all’immigrazione clandestina al censimento dei rom, passando per la riforma della giustizia le Olimpiadi a Cortina nel 2026 e le grandi opere, Tav in primis.
“Anche oggi ho ricevuto apprezzamenti in Europa per la nostra politica. E non sarà certo Carola, la zecca tedesca a fermarmi. Stamattina mi sono alzato bene perché ho saputo degli arresti effettuati dalla nostre forze dell’ordine, a cui va il mio più grande ringraziamento. L’anno prossimo assumeremo 4.500 nuovi poliziotti grazie ai soldi risparmiati dal non dovere più mantenere i clandestini. Perchè non so se lo sapete, ma su 100 richiedenti asilo, le domande approvate sono meno di 20. Quindi, tutti quelli che abbiamo mantenuto finora non scappavano dalla guerra. E’ ora che questa gente torni a casa sua, anche per rispetto per gli immigrati per bene che lavorano e si integrano”.
Un anno di Governo e la crisi con i “grillini”
Salvini è tornato più volte sul bilancio del primo anno di Governo, ricordando come un anno fa fosse venuto ancora una volta a Barzago quasi all’esordio da Ministro degli Interni. “In un anno abbiamo fatto tanto e mi piacerebbe farlo a lungo. Ma nessuno di noi è attaccato alla poltrona. La Lega è una grande famiglia. A noi interessa tutelare i diritti, non ci interessano i giochi politici. Quindi si va avanti se si lavora”.
Inevitabile un affondo ai compagni di Governo dei Cinque Stelle. “Va bene governare e essere criticato dal Pd che tanto non tornerà mai più a governare il paese. Ho sentito oggi che Mimi e Cocò, ovvero Boschi e Renzi, hanno chiesto le mie dimissioni. Mi chiedo con che coraggio parlino ancora, ma lasciamoli fare. Ma è pesante ricevere critiche dai vari Fico, Grillo eccetera”.
“Bene Di Maio, ma alcuni ministri dei Cinque Stelle non sono all’altezza”
Un concetto ribadito anche nell’intervista rilasciata ai giornalisti a fine comizio in una pausa tra i numerosissimi selfie concessi. “Si va avanti solo se si lavora. Ho stima di Di Maio, ma alcuni suoi ministri non sono all’altezza”.
Una stoccata riservata in particolar modo al ministro delle infrastrutture Danilo Toninelli, reo di voler bloccare investimenti e progetti. Per Salvini ci sono punti cardine su cui non si transige: grandi opere, autonomia, riforma della giustizia e riforma fiscale.
“Occorrono tempi certi per la giustizia in modo che i colpevoli paghino e gli innocenti siano liberi. Penso al calvario vissuto da Alberto Garavaglia, concluso dopo 4 anni con un verdetto di innocenza. Anche i giudici se sbagliano devono pagare, proprio come gli imprenditori e gli artigiani”.
Un mondo quest’ultimo a cui il vice premier si è riferito anche parlando di riforma fiscale: “Non stiamo a chiederci se l’Europa non ce lo fa fare. L’Europa non sa neanche che esiste Barzago. Ricordiamoci che non siamo a libro paga di nessuno”. E giù applausi. Fragorosi. Convinti. Il popolo verde ha già scelto e lo ha anche detto a viva voce al suo leader. “Andiamo avanti da soli”.